L’Alessandria che ha scoperto all’improvviso che c’è un problema in casa Borsalino è riuscita a partorire il classico ‘topolino’. Dopo l’incontro con il prefetto, arriva un breve comunicato unitario delle organizzazioni sindacali che, a una manciata di ore dall’udienza in Tribunale che dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di ammissione al concordato preventivo, cerca più che altro di dare un senso esistenziale all’azione delle parti sociali.
Riuniti intorno a un tavolo il prefetto, Romilda Tafuri, il sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, l’assessore alle Politiche del lavoro e sviluppo economico, Riccardo Molinari, e le segreterie delle organizzazioni confederali non possono che esprimere “la viva preoccupazione e il perdurante disagio delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento Borsalino di Spinetta Marengo a fronte dell’attesa udienza del Tribunale di Alessandria”. Quindi le organizzazioni sindacali e le istituzioni, si legge nero su bianco, “nel massimo rispetto delle prerogative e dell’autonomia della magistratura, convengono sulla necessità di individuare percorsi che garantiscano il mantenimento dell’occupazione e della continuità produttiva nel territorio alessandrino, per un marchio che ha fatto la storia della città”. E infine le parti “rimangono impegnate a monitorare la situazione e ad adottare, una volta che il quadro sarà definito, ogni iniziativa utile in tal senso”.
Cosa significa tutto questo? A parte un tentativo di dimostrare di essere presenti (ma dove sono stati in tutti questi mesi, mentre la situazione stava pesantemente evolvendo?) poco altro. Rincorrere a breve distanza l’udienza non basta certo a creare un clima esterno favorevole. E tanto meno basta se l’incontro avviene nel pomeriggio che precede il giorno fatidico. A proposito dell’incontro, anche questo merita un capitoletto in questa intricata pagina di storia dello storico cappellificio. I sindacati si accorgono che alla Borsalino potrebbe accadere qualcosa solo dopo la pubblicazione dell’articolo che riassume cosa sta accadendo e quali potrebbero essere le conseguenze. Per la precisione, è qualche dipendente che legge, inizia a chiedere, non ottiene risposte dalle organizzazioni che a loro volta pongono domande e chiamano il Comune di Alessandria che alla fine incontrano. Tutti d’accordo a lanciare il grido di allarme, chiedendo un confronto urgente al prefetto. Cosa che viene sollecitata sabato e la risposta del rappresentante dell’Ufficio territoriale del governo è immediata: “Ci vediamo domani”. Ma quel ‘domani’ non è stato ben interpretato. Per sindacati (anche se a qualcuno il dubbio era venuto) e Comune quella parola era proprio ‘domani’, ovvero domenica e così tutti si presentano per incontrare il prefetto. Che però aveva detto ‘domani’, intendendo però lunedì. E così dopo avere preso tutti un buon caffè insieme, si sono dati appuntamento a ‘domani’.
A cosa pensino poi Cgil, Cisl e Uil quando parlano di “percorsi che garantiscano il mantenimento dell’occupazione e della continuità produttiva nel territorio alessandrino” non è dato sapere. Anche perché se le cose andassero bene, tutto rimarrebbe uguale a oggi. E con l’aggiunta di alcune certezze in più. Un rinvio della decisione del Tribunale potrebbe ridare ossigeno alle speranze di alcuni, ma creare imbarazzi e incertezze ulteriori in altri. Una decisione che invece bocciasse la proposta di concordato non farebbe che sancire il fallimento, aprendo le porte a scenari in cui un qualsiasi acquirente pronto a sborsare un po’ di quattrini si potrebbe portare a casa la storica azienda, ma senza garanzie di fatto per lo stabilimento di Alessandria e magari poco dopo trasferisce il tutto in qualche lontana nazione. Con buona pace di chi oggi resta impegnato “a monitorare la situazione e ad adottare, una volta che il quadro sarà definito, ogni iniziativa utile in tal senso”.
A fine settembre, ricordiamo gli ultimi passaggi, era arrivata la conferma che la società Borsalino Giuseppe & Fratello Spa aveva “depositato un ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato ‘in continuità’ basato su un aumento di capitale riservato a Haeres Equita Srl e sospensivamente condizionato all’omologa. Il concordato è sostenuto da Haeres Equita Srl”, la società con sede legale a Valenza, nello studio del commercialista Carlo Frascarolo, che è stata costituita dall’imprenditore italo-svizzero Philippe Camperio che è sceso in campo per salvare e rilanciare la Borsalino, investendo milioni di euro.
Nel caso di un fallimento, invece, la posizione di Camperio, che ha risanato pure i debiti fatti dai precedenti amministratori, sarebbe identica a quella di un qualsiasi altro acquirente. Senza contare che già un primo concordato era stato bocciati dai giudici e che una seconda decisione negativa potrebbe fare magari dire addio a una avventura che avrebbe potuto aprire scenari inediti di sviluppo.