Uno scalo (e un futuro) chiamato desiderio [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 
Nello smilzo (diciotto pagine) programma di mandato della giunta comunale alessandrina guidata da Gianfranco Cuttica di Revigliasco non si trova un riferimento esplicito allo scalo ferroviario. A un certo punto si legge solo che il ‘Cristo’ (nel senso del quartiere che è grande come Tortona che conta circa 27.000 abitanti) potrebbe essere l’area interessata da “una grande scommessa in relazione al potenziale sviluppo del polo logistico-ferroviario”. Invece Giorgio Abonante, il ‘capogruppo di fatto’ del Pd a Palazzo Rosso, lo cita durante la maratona consiliare per l’approvazione del documento e parla “dello scalo merci (sparito) e delle interlocuzioni con Rfi (Rete ferroviaria italiana)” inserendoli nel capitolo dedicato al futuro del capoluogo. Ancora una volta l’enorme area che fu lo smistamento ferroviario più importante del nord Italia dopo Bologna pare nuovamente finita nel limbo.

Uno scalo (e un futuro) chiamato desiderio [Centosessantacaratteri] CorriereAl

All’inizio di giugno era arrivata la comunicazione che gli scali ferroviari di Alessandria Smistamento e Novi San Bovo erano “pronti ad accogliere iniziative imprenditoriali” per portare “sviluppo al territorio e incremento dell’occupazione locale”. Il polo Mercitalia Logistics Spa, proprietario delle aree, aveva reso pubblica la procedura di manifestazione di interesse “per operatori economici interessati alla cessione dei 200.000 metri quadrati di Alessandria Smistamento e i 100.000 metri quadrati a Novi San Bovo per attività del settore terziario in grado di generare occupazione, di qualificare le risorse occupate e migliorare la capacità di competere sui mercati internazionali. Saranno favoriti i progetti di ‘business incubators’ promossi dalle Università e dalle istituzioni locali, ‘start up innovative’, progetti di ‘multifactory’ dell’imprenditoria locale”. Il termine ultimo per l’invio della documentazione era il 26 giugno. Da allora, silenzio tombale. Nessuna notizia di interessi. E lo stesso ufficio stampa del gruppo ferroviario, ripetutamente interpellato, continua a rinviare una risposta che, dopo mesi, continua a mancare.

C’è però un altro documento che parla in modo più chiaro. È il Protocollo d’Intesa firmato alcuni giorni fa da Francesco Balocco, Assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Edoardo Rixi, Assessore allo Sviluppo Economico, Porti e Logistica della Regione Liguria, Alessandro Sorte, Assessore Infrastrutture e Mobilità della Regione Lombardia, e Maurizio Gentile, Amministratore delegato e direttore generale di Rete Ferroviaria Italiana. L’obiettivo è sviluppare la rete ferroviaria e realizzare interventi tecnologici e infrastrutturali per garantire il potenziamento del trasporto merci su ferro e per l’incremento dell’intermodalità in Piemonte, Lombardia e Liguria. L’investimento previsto è di diciotto miliardi di euro. E Alessandria può stare tranquilla. Non è nominata.

“In questa intesa – spiega Balocco – è finalizzato tutto lo spirito della cabina di regia sulla logistica tra le tre Regioni che ha ispirato l’azione comune in questi ultimi anni. Per il Piemonte sono previsti importanti interventi in grado di risolvere alcune criticità e di migliorare l’infrastruttura a servizio delle merci. In particolare, l’intervento sul nodo di Novara, gli adeguamenti per rendere più efficienti e conformi agli standard internazionali gli interporti di Novara, Rivalta e Orbassano, nonché il miglioramento dei collegamenti con la portualità ligure e l’adduzione ai corridoi Mediterraneo e Reno-Alpi”. Novara über alles, ovviamente. Poi c’è Torino, mentre il resto del territorio è il classico ‘non pervenuto’. E il capoluogo alessandrino, ancora una volta, intanto discute del nulla.

Certo, qualcuno dirà che visto il colore omogeneo delle amministrazioni di Alessandria, Novara e Genova, le opportunità sono oggi maggiori rispetto al passato. Ma quella che conta è solo la velocità. Dell’economia e delle scelte amministrative. Sul comunicato istituzionale diffuso al termine della riunione fra i sindaci di Alessandria e Genova, siamo verso la fine di agosto, si legge di un confronto che è ruotato “sulla definizione di modalità condivise per affrontare, con un approccio strategico, le opportunità di sviluppo rappresentate dalla logistica, quale una delle possibili vocazioni primarie per Alessandria e quale dimensione di interesse per Genova e il suo porto”. A parte l’immediato richiamo al titolo di uno storico brano di Mina, pubblicato nell’aprile del 1972, non resta molto, al momento. Tranne il tentativo di mantenere in piedi un altro contenitore pieno di vuoto: la Fondazione Slala. Realtà nata come Srl nel 2003 e poi trasformata in fondazione nel 2007 con la missione di lavorare per lo sviluppo della logistica, ha invece fatto i conti con il progressivo abbandono di quasi tutti i soci e ha visto le recenti dimissioni del presidente, il senatore del Pd Daniele Borioli. Dichiarata moribonda già un paio di volte, sembrava essere sul punto di cessare definitivamente. No. Invece no. Il centrodestra sta lavorando per indicare il prossimo presidente. Che poi dovrà cercare di capire cosa fare. L’ultimo atto documentale significativo di Slala risale al 2008. Chissà quanto si vorrà per il prossimo.