Con i suoi 216 milioni di euro di patrimonio (erano 201 nel 2010: un esempio ‘virtuoso’ di gestione anche in anni di crisi economica e finanziaria) la Fondazione C. R. Tortona rappresenta, per la sua città e per tutto il territorio circostante, un costante punto di riferimento per il sostegno a progetti, iniziative, ‘reti di solidarietà diffusa’, percorsi culturali innovativi, e profondamente legati alla ‘tortonesità’.
Dante Davio (nella foto), presidente della Fondazione dal 2013 (“sono al secondo mandato quadriennale, e ho l’onore e l’onere di un’eredità pesantissima come quella di Carlo Boggio Sola”) è affermato commercialista e consulente di importanti realtà imprenditoriali, mentre Andrea Crozza, segretario generale della struttura, rappresenta la (ancor giovane peraltro) ‘memoria storica’ della Fondazione C. R. Tortona, nonché il motore operativo, capace di sciorinare dati e progetti ‘a memoria’, e di correre da un consiglio di amministrazione ad un sopralluogo di cantiere con uguale competenza e precisione. Li incontriamo entrambi, in una suggestiva location al secondo piano del ‘quartier generale’ di Corso Leoniero, circondati da quadri che raccontano storie importanti, e che ‘saldano’ passato e futuro del tortonese.
“Partiamo pure da un ricordo di Carlo Boggio Sola – sorride Dante Davio -, perché gli dobbiamo tutto, e senza la sua capacità e le sue intuizioni oggi tutto questo non ci sarebbe. Boggio Sola fu figura di straordinarie capacità imprenditoriali, con una visione sociale dell’impresa, legata al territorio e alla comunità che lo abita. E’ stato presidente della nostra Fondazione dal 1992 al 2011, fino alla sua scomparsa: dobbiamo a lui scelte coraggiose e al tempo anche certamente controcorrente, che gli costarono anche qualche critica: ma che nel tempo si sono rivelate assolutamente vincenti”. Tocca al segretario generale Crozza ripercorrere nel dettaglio i passaggi fondamentali: “La decisione di uscire, nell’ormai lontano 1999, dall’azionariato della banca apparve a qualcuno all’epoca un azzardo, e invece fu un capolavoro di intuizione, e di preveggenza. Fu ceduto il 60% delle quote della Fondazione, pagato 4 volte e mezzo ‘il valore di libro’, e Boggio Sola fece inserire nel contratto la facoltà di vendere, negli anni successivi, anche le quote rimanenti, allo stesso valore. Il che avvenne poi nel 2003. Un filotto vincente, che ci ha consentito una patrimonializzazione importante, che poi certamente si è sempre riusciti a consolidare”. Fino, appunto, al patrimonio attuale di 216 milioni di euro, più spiccioli.
Diversi gli ‘asset strategici’ su cui la Fondazione C. R. Tortona ha investito: dall’arte (con una collezione di 96 opere di artisti di valore assoluto: non solo Pellizza da Volpedo, ma anche Angelo Barabino e Cesare Saccaggi, e poi Morbelli, Nomellini, Previati, Segantini, che oggi costituiscono un vero e proprio Museo del Divisionismo, unico in Italia nel suo genere), al sociale, a valorizzazioni immobiliari di forte ‘stabilità’, nonostante la crisi.
Tortona, ‘patria’ del Divisionismo
“Da Sgarbi a Philippe Daverio, ad importanti istituzioni artistiche e museali italiane e internazionali: ormai sul fatto che la nostra collezione sia un vero e proprio Museo del Divisionismo dubbi non ce ne sono – spiega il presidente Davio -, e ci rende particolarmente orgogliosi il fatto che ogni anno a visitare la Pinacoteca della Fondazione siano non solo migliaia di appassionati che arrivano da ogni dove, ma anche circa 4.000 bambini e studenti, dalle elementari ai licei, che hanno modo di scoprire l’arte pittorica, ma anche di cominciare a capire cosa questi quadri rappresentano, e raccontano”. Una collezione di livello assoluto, con sempre maggiori richieste di ‘prestito’ di quadri da parte di musei di tutto il mondo. “Questo ci rende molto orgogliosi – precisa Andrea Crozza -, e siamo assolutamente inclini ad ogni forma di collaborazione di qualità, anche se l’aspetto più bello è constatare il flusso costante di visitatori qui da noi, il sabato e la domenica pomeriggio, tutto l’anno. Oltre all’apertura su prenotazione nel corso della settimana, sia per privati che per gruppi, con particolare riferimento appunto al mondo delle scuole”.
Dalla parte degli ultimi
Dalle meraviglie dell’arte, al sostegno degli ultimi, con una forte vocazione ‘sociale’ che va dagli anziani alle persone in difficoltà. Anche a Tortona la crisi ‘morde’, e forse anche chiamarla crisi forse è ormai limitativo. La Fondazione (dalla residenza Lisino alla Casa di Accoglienza di fronte alla Stazione F.S., dal Poliambulatorio di via Emilia alle borse di studio per ragazzi ‘in gamba’, e con famiglie non benestanti) è per il tortonese un vero ‘polmone’, non solo finanziario ma anche progettuale. “La residenza Lisino – spiega Dante Davio -, dopo qualche esperienza di gestione sicuramente non ottimale, da qualche anno, grazie alla cooperativa Bios, è una realtà che funziona non bene, direi benissimo. Abbiamo 140 posti letto sempre a pieno regime, e un rapporto qualità prezzo assolutamente interessante. Non solo: si tratta di una realtà che dà occupazione a circa 110 persone, che di questi tempi non è un particolare trascurabile”.
Qualche dettaglio lo aggiunge Andrea Crozza: “la Lisino è ancora oggi una voce significativa di erogazione per la Fondazione, ma davvero sta svolgendo una funzione sociale fondamentale: direi quasi integrativa e di ‘supplenza’, sul fronte sanitario, data l’oggettiva contrazione del nostro ospedale cittadino, sul fronte dell’erogazione di servizi. Un esempio: alla Lisino è attivo un servizio di odontoiatria sociale che funziona ottimamente, ed è sempre più frequentato dai tortonesi, e da tutti coloro che ne hanno necessità: e sono tanti, perché uno dei primi indicatori della crisi è proprio rappresentato dalle cure dentarie”.
Su fronte dell’assistenza medico-ambulatoriale, eccezionale è il ruolo (anche in collaborazione con la stessa Lisino) svolto a Tortona dal poliambulatorio sociale di via Emilia. “Un altro progetto che finanziamo con orgoglio – sottolinea il presidente Davio – provvedendo alle spese legate all’immobile, alle attrezzature amministrative e a quelle medico sanitarie. Ma il merito è tutto di due grandi medici tortonesi, chirurghi in pensione: Riccardo Prete e Dino Cavanenghi. Sono loro il’motore’ del poliambulatorio, in cui hanno saputo coinvolgere numerosi altri loro colleghi, in pensione ma ancora in piena forma, e ricchi di esperienza”. “Il poliambulatorio – continua Andrea Crozza – è un altro bell’esempio di come, in momenti di difficoltà sociale diffusa come questo, e con una sanità pubblica in evidente contrazione, almeno qui da noi, sia possibile comunque organizzarsi, a sostegno soprattutto delle persone con maggiori problemi e bisogni. I medici della struttura, in collaborazione con la Diocesi tramite Caritas e Cooperativa Agape, offrono una serie di servizi medico sanitari di qualità, e il giovedì in particolare viene dedicato ai pensionati tortonesi: con un successo al di sopra di ogni aspettativa. E sul fronte dentistico, a proposito di sinergie, alle persone che ne hanno necessità viene prenotata visita alla Lisino, nell’ambito del progetto di odontoiatria sociale”.
Poi c’è la Casa di Accoglienza, nella struttura di fronte alla stazione ferroviaria. Un progetto che ha richiesto anni di lavoro, e investimenti importanti, ma che oggi è un punto di riferimento importante per chi ha bisogno di una doccia, e di un tetto per la notte. “All’inizio ci fu anche contestata la scelta logistica – ricorda il presidente Davio -: ma una struttura simile ha senso vicino alla stazione, luogo di transito e spostamento per queste persone, che quasi sempre si spostano in treno. Abbiamo realizzato una casa di accoglienza che è gestita dall’omonima associazione, e un dormitorio con 12 posti letto sempre occupati nel periodo di apertura, da novembre ad aprile, gestito da un’altra associazione, Matteo 25”.
Ma chi sono gli ospiti del dormitorio? “Le persone di Tortona sono pochissime – specifica Andrea Crozza -, molto spesso sempre invece clochard itineranti, sia italiani che stranieri, talora anche con problemi psichici, oltre che sociali. In ogni caso il dormitorio ha regole rigorose: bisogna prenotarsi e registrarsi, e i dati personali degli ospiti vengono sempre forniti alle forze dell’ordine. Diversa, e più articolata, è la situazione della casa di accoglienza: lì parliamo di almeno 200 persone assistite, di cui almeno il 40% italiani, con percentuale in crescita. Spesso si tratta anche di persone della zona, che avevano una casa, un lavoro, una famiglia, e che per i casi della vita, e per la difficile situazione generale, si trovano a perdere tutto. Esiste anche un servizio di distribuzione quotidiana del pacco alimentare, con beni di prima necessità, e sono purtroppo sempre di più le persone, e famiglie, che ne fanno richiesta”.
Accanto alla lotta a disagio e povertà, non va dimenticata l’importante attività della Fondazione C. R. Tortona sul fronte delle borse di studio a ragazzi e ragazze meritevoli (“ne abbiamo di diversi tipi, sia per le superiori che per gli studenti universitari”), e gli interventi costanti di ‘supporto’ alle diverse attività comunali: dal filone culturale legato alla stagione teatrale del Civico, alla manutenzione delle aree verdi, e del Parco del Castello.
Casa Sironi: simbolo di ‘tortonesità’
Ma in queste settimane un altro importante progetto, che sa intensamente di ‘tortonesità’, e di recupero di tradizioni e storia cittadina, sta per vedere la luce, con inaugurazione ufficiale. “Si tratta di Casa Sironi – sorride Andrea Crozza –, ed è giusto raccontare la storia per intero, perché lo merita. Franco e Fernanda Sironi, sorella e fratello, sono scomparsi entrambi nel 2016, ultranovantenni. Non avevano figli, e la famiglia Sironi ha scritto nel Novecento un ‘pezzo’ di storia cittadina. Gestivano un setificio in corso Montebello, che prima della seconda guerra mondiale arrivò a dare occupazione a centinaia di persone: era una delle principali attività del nostro territorio. I Sironi erano proprietari di un imponente fabbricato tra via Montebello e via Calcinara, in parte tutt’ora affittato a privati e ad attività economiche, e in parte per decenni sede di un residence. Ad un certo punto i fratelli Sironi proposero alla Fondazione un accordo, che prevedeva il lascito completo delle loro proprietà, a fronte di un vitalizio annuale. Da un anno dunque, dopo la loro scomparsa, la Fondazione è proprietaria dell’immobile, e ci siamo impegnati a fondo in una ristrutturazione ‘rispettosa’ della storia della famiglia, e anche della città”.
Tocca al presidente Davio chiarire come la struttura sarà utilizzata: “Una parte dell’immobile è già in locazione a privati, e tale resterà. Tutto l’immobile è stato recuperato in termini ‘filologici’, nel pieno rispetto delle architetture originali. E’ una casa ‘che parla’, e racconta attraverso mobili, quadri, oggetti la storia di una Tortona che non c’è più, ma che è nostro dovere ricordare: sono le radici della nostra comunità. Abbiamo ricavato una serie di stanze singoli e mini appartamenti, che saranno gestiti da un privato e affittati in locazione temporanea: non un bad & breakfast, e neppure un banale affittacamere: piuttosto una guest house, all’inglese. Con un piano nobile che sarà a disposizione per eventi, incontri, cene aziendali. L’apertura al pubblico è prevista per fine ottobre, e sarà un evento per tutto il nostro territorio”.
Ettore Grassano