Quando le persone scoprono che sei incinta sono pronte ad illustrarti due possibili scenari: il primo è quello del melenso amore incondizionato che solo una mamma può capire, il secondo è quello della tragedia che un figlio comporta sotto tutti i punti di vista, da quello economico a quello sociale, senza parlare della relazione di coppia!
Riecheggiano ancora nelle mie orecchie le frasi: “Divertitevi finchè non è ancora nato! Dormite finchè potete!”.
Quando è nato Gioele ho capito che c’è tutto un altro scenario che le mamme non dicono: quello della paura, del senso di inadeguatezza, della fatica, della voglia di piangere e tornare indietro.
I primi giorni ho viaggiato d’istinto, ben lontana dall’amore incondizionato, cercando di capire chi fosse questo piccolo sconosciuto e cosa volesse da me. La sintonizzazione con questa vita che c’è da mesi e contemporaneamente è nuova nel mondo non è sempre semplice e immediata e lascia spazio a un sentimento ambivalente, che va dalla solitudine che si prova nel capire che il bambino ha bisogno principalmente di te, al privilegio di poter ricoprire questo ruolo.
L’alternarsi di emozioni piacevoli e spiacevoli, con sprazzi di panico e di isteria, sono reazioni perfettamente normali che spesso accompagnano i primi giorni dopo la nascita e vanno sotto il nome di Maternity Blues: Non è la depressione post-partum, ma è un momento estremamente delicato dove mamma e bambino devono trovare il loro equilibrio, spesso difficile, e hanno bisogno di molto supporto da parte di figure fidate.
In particolare, si ha bisogno di avere una persona a cui dire piangendo che vorremmo dare nostro figlio in adozione perché non ce la facciamo più, o che vorremmo buttarlo giù dalla finestra, senza venir giudicati, ma anzi compresi e rinforzati nelle nostre risorse per affrontare questa nuova vita giorno per giorno. Quello che le mamme non dicono è quante volte hanno pensato di mettere un cuscino sulla faccia del figlio dopo una notte di pianti, di come ogni tanto si chiudano in bagno per piangere di fronte a un’immagine irriconoscibile del proprio corpo, quello che le mamme non dicono è quanto si sentano in colpa nel provare tutto questo dopo aver avuto il privilegio di poter creare una vita.
Bene mamme, fatevelo dire da una professionista della salute mentale: esplorate tutto lo spettro delle vostre emozioni, confidatevi con mariti, amici, genitori che sapete che possano capirvi e raccontate tutto quello che vi passa per la testa, non abbiate paura di prendervi almeno qualche minuto nella giornata per voi, solo per voi, per scoprire che siete mamme, ma anche donne, mogli, lavoratrici, figlie, amiche.
Informazione e condivisione sono gli unici strumenti che abbiamo per prevenire la depressione e abbracciare con consapevolezza il cambiamento.
Dr.ssa Sara Poggio-Psicologa, Psicoterapeuta Cognitiva
In Forma Mentis-Studio di Psicologia e Chinesiologia, Acqui Terme
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