Accade ad Alessandria. Il comunicato inizia così: “Si è appena conclusa l’assemblea dei soci di Svial Srl e Valorial Srl. I liquidatori hanno relazionato al socio unico, Comune di Alessandria, sulla situazione di crisi delle due società e sulle cause che l’hanno generata. Al termine, hanno rimesso il mandato nelle mani del socio unico, rappresentato dal vicesindaco, Davide Buzzi Langhi”. I soci sono innanzitutto uno solo visto che Palazzo Rosso detiene il cento per cento della partecipazione. Il socio, quindi, si riunisce, ascolta i liquidatori (la procedura è stata avviata ormai anni fa dalla precedente amministrazione di Rita Rossa) che raccontano come è andata (!), quindi rimettono il mandato nelle mani del proprietario unico. Subito dopo, con un decreto del sindaco, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, viene individuato il nuovo Commissario liquidatore. Chi? Antonello Paolo Zaccone, dirigente dei Servizi Finanziari dell’amministrazione comunale. Che dopo avere accettato l’incarico (perché dire di no?) si riserva “45 giorni di lavoro per verificare ogni possibile soluzione ‘in bonis’, tesa a evitare l’inizio di procedure concorsuali”.
Vicenda quasi surreale quella delle due società detenute dall’amministrazione municipale e nate per la “cartolarizzazione dei proventi dalla dismissione del patrimonio immobiliare del Comune di Alessandria”. Surreale perché la storia risale a molto tempo fa, non ha mai prodotto risultati efficaci, si è arenata, prima, e finita con la liquidazione, poi. Ma sempre con un solo proprietario e un responsabile degli affari finanziari di Palazzo Rosso che non ha cambiato identità. E tanto meno attività. Lo stesso dirigente che chiede “45 giorni di lavoro” per verificare possibili soluzioni. Se ci sono, visto che la storia la dovrebbe conoscere bene, perché non sono state adottate prima? Se non ci sono, perché prolungare una incomprensibile agonia?
Anche il linguaggio utilizzato non è per tutti quando rispetto ala verifica si parla di “ogni possibile soluzione in bonis”. Che, per un comune mortale, potrebbe essere tradotta come la soluzione cui ricorre un curatore che, con l’attivo recuperato, paga i creditori privilegiati e quelli chirografari per l’intero importo insinuato nello stato passivo fallimentare e tutti i debiti eventualmente contratti dal curatore nell’amministrazione del fallimento (è la sintesi della traduzione fatta da un tecnico del settore). Quale sia la reale efficacia, si vedrà. Ciò che colpisce è che qualsiasi maggioranza sia al governo del capoluogo, restano sempre inossidabili nelle loro postazioni quei pochi dirigenti da cui dipende tutto. Nelle loro mani finiscono, e restano, vicende senza soluzione, forse in seguito a un meccanismo simile a quello degli appalti autostradali assegnati, lungo una tratta, per piccoli cantieri che una volta terminati devono riprendere dal lato opposto per giustificare un intervento di manutenzione che nelle nazioni normali durano due – tre giorni con una attività, magari, sulle 24 ore.
La dimostrazione della complessità dell’operazione Svial e Valorial, sulla cui necessità operativa e incisività reale i dubbi non sono mai mancati, arriva dalle parole di Giorgio Abonante, assessore alle Finanze con il sindaco Rita Rossa. “L’esposizione debitoria di Svial, oltre a un incarico consulenziale del valore di circa 120.000 euro, riguarda esclusivamente il pool bancario (Bpm – Bnp Paribas – IntesaSanpaolo) per un valore di circa 6 milioni (capitale più interessi) sulla quale sussiste esclusivamente un pegno a favore dei creditori sulle quote societarie. L’esposizione debitoria di Valorial, oltre al debito bancario garantito in parte dalla fideiussione e in parte da un mutuo ipotecario di circa 1,5 milioni, è consistito in un debito nei confronti del direttore generale Dario Pavanello. Quest’ultimo ha avviato a suo tempo procedura esecutiva a carico dei terreni di proprietà della Società che sono già andati venduti all’asta giudiziaria nel mese di maggio scorso. Durante gli anni della nostra amministrazione – scrive Abonante – si sono necessariamente, e in primo luogo, messi in liquidazione i due soggetti in quanto le nuove norme avrebbero obbligato il Comune a sopportare a bilancio le ingenti perdite di esercizio dovute alla radicale svalutazione degli immobili. L’ipotesi di lavoro perseguita (di comune accordo con gli istituti di credito) è stata quella di consolidare (con contratto di accollo) il debito bancario delle società a carico del bilancio comunale come se si fosse trattato di mutui contratti a medio e lungo termine direttamente dal Comune. L’ipotesi ha incontrato una serie di difficoltà alcune delle quali non sono state superate: l’indebitamento iniziale non venne utilizzato per investimenti, ma per tentare di riequilibrare il bilancio corrente del Comune (tentativo poi abortito) e come tale in violazione della norma costituzionale che consente l’indebitamento degli enti locali esclusivamente per investimenti; l’ipotesi di trovare oggi un motivo di investimento (ampliamento del Tribunale per Svial e ampliamento della sede comunale per Valorial) è mancato di precedenti atti programmatici di indirizzo politico e di una sostanziale anticipazione nelle previsioni di Bilancio della copertura finanziaria della ristrutturazione del debito; Sullo sfondo resta il problema della responsabilità contabile a carico dell’Amministrazione 2007 – 2012 per la fideiussione concessa e della ipotesi di responsabilità contabile a carico dell’amministrazione Rossa qualora fosse andata in porto la ristrutturazione del debito con accollo (ragione per la quale ci siamo fermati)”.
Se c’era bisogno di informazioni, bastava rivolgersi a chi c’era prima, tanto chi ha gestito la partita tecnica interna è sempre lo stesso. Si chiami direttore o commissario.