Una giornata diversa: CardioAlessandria 2017, il punto di vista degli infermieri

Una giornata diversa: CardioAlessandria 2017, il punto di vista degli infermieri CorriereAlSi è tenuta in data 22 e 23 settembre 2017 la terza edizione di “CardioAlessandria”, convegno ormai di spicco in ambito cardiologico interventistico, con uno sguardo ai nuovi orizzonti della cardiochirurgia.

Previste, come d’abitudine, due sessioni: medica ed infermieristica. La novità di quest’anno è stato il taglio prevalentemente “narrativo” dello sguardo sul cuore, dell’infermiere e dell’intera equipe assistenziale, OSS e medici compresi. Si è scelto di “raccontare” varie esperienze sia in ambito organizzativo, sia in ambito clinico/assistenziale, ogni realtà con la propria sensibilità esperienza e “sguardo” sul cuore. La parola d’ordine è stata la cura e il prendersi cura, accompagnando le parole con immagini e fotografie, come a dire: “benvenuti nel nostro mondo”.
Ognuno ha cercato di portare in condivisione la propria eccellenza, non per il vanto di uno sforzo riuscito, ma perché possa essere d’esempio e di aiuto per chi voglia intraprendere il medesimo cammino. Esemplificativa l’esperienza dell’Asl di Trieste con un’organizzazione territoriale degna di nota, efficace ed efficiente, e “customer-friendly”.
Particolare anche il taglio del lavoro presentato dall’emodinamica ed elettrofisiologia di Novara, che ci ha narrato di una giornata tipica dell’infermiere in questo laboratorio ad alta intensità fisica ed emozionale, accompagnando le parole degli infermieri stessi con numerose foto documentario. E così pure l’UTIC di Novara, con il suo “sguardo sul cuore” dei pazienti, un cuore ancora “acutamente” malato, del quale si è costantemente “preoccupati”.

Singolare l’esperienza riportata dalle colleghe dell’ospedale Molinette di Torino. Un argomento quanto mai arduo, che desta curiosità e “sospetto” allo stesso tempo: l’ipnosi…. Nel nostro ambiente se ne sente poco parlare e non se ne ha un’idea ben precisa. Un filmato che spiega da solo come avviene e delucidazioni essenziali da parte delle colleghe esperte in questo ramo: si apre un mondo! Una visione ulteriormente diversa della nostra professione. Con semplicità e serenità, un modo alternativo di trattare il paziente, la persona: un approccio sicuramente all’insegna della slow medicine.

Ma il fulcro della giornata, l’esperienza veramente innovativa e maggiormente toccante, è stato il punto di vista dei pazienti. Non era mai accaduto ad un congresso di questo genere che venissero invitati dei pazienti a portare la propria esperienza. Cambiare punto di vista, mettersi “dall’altra parte”, ascoltare qual è l’eco delle nostre azioni quotidiane, che compiamo spesso routinariamente senza renderci conto a volte di quanto possiamo essere fondamentali.

Hanno accettato l’invito due pazienti donna, una anche cardio-operata. Due età diverse, due modi di sentire diversi. Emozioni trasmesse a noi, che in quei momenti siamo stati trasportati dalle parole come…canne al vento.

Completamente in balia di quei sentimenti, e contrariamente a quanto si dice dell’approccio professionale, distaccato e asettico, interamente coinvolti da quei racconti di vita “sopravvissuta”.
Un’esperienza sicuramente innovativa, che rimarrà scolpita nelle nostre menti e probabilmente ci sosterrà in quei momenti di sconforto che a volte possono coglierci.

A ruota, le nostre “possibili” risposte, quelle locali, Alessandrine, ai bisogni di cura dei pazienti cardiologici che si rivolgono a noi: briosa ed originale una “lettera al paziente”, scritta da una collega della cardiologia in pieno stile medicina narrativa, un continuo scambio sul gioco di significato delle parole curare e prendersi cura, dove alla fine vince il prendersi cura del paziente come scopo univoco della nostra professione. Veritiero e coinvolgente l’intervento dell’altra collega della cardiologia che ha messo per iscritto i sentimenti e gli stati d’animo che si possono provare nel quotidiano o anche in una situazione di urgenza come capita spesso in reparti ad alta intensità di cura, ed ha riportato i benefici dell’educazione terapeutica al paziente infartuato.

Un angolo ritagliato anche per la cardiochirurgia, con l’esperienza ormai datata dell’”accoglienza” del paziente secondo il metodo del Counselling Sistemico, approccio sicuramente “slow”, appropriato, che ha dato e continua a dare grandi soddisfazioni e risultati rilevanti.

Si può affermare con tranquillità che “CardioAlessandria 2017” sia stato un momento molto costruttivo, di scambio di esperienze, ma che sopra ogni altra considerazione sia stato un congresso affrontato con un approccio diverso. La nostra professione è forse arrivata ad un momento dove è necessaria una svolta di crescita, ma non solo di conoscenza, forse e soprattutto di significato. Abbiamo certamente fatto un grande sforzo per tenere il passo con le innovazioni, il management, la customer.

Ciò di cui dovremmo occuparci ora è di ridefinire la nostra figura interiore, capire cosa si aspetta da noi e cosa vede in noi il paziente. Essere tecnologici e specializzati non può esimerci dall’essere umani, che non è sinonimo di “buoni”, bensì esattamente di facenti parte del genere umano, e per fare questo dobbiamo “raccontarci”, guardarci dentro, e recuperare quella che forse giustamente (ci rammentava la nostra paziente scrittrice narrante) una volta si chiamava “vocazione”.
A.Barbierato – A.Speroni