Mercoledì 27 settembre, alle 21, al Teatro Alessandrino andrà in scena una rappresentazione in due atti di Silvestro Castellana tratta dal libro di Paolo Bellotti “Visti da dentro“. L’evento è presentato dall’Associazione di Volontariato “Compagnia Filodrammatica Teatro Insieme” in collaborazione con Betel, Associazione di Volontariato Penitenziario di Alessandria e con il supporto del Csvaa. L’ingresso è a offerta.
Abbiamo chiesto a Bellotti, funzionario giuridico-pedagogico del ministero di Giustizia, di raccontarci qualche retroscena.
Paolo, dal libro al teatro: come è successo?
Confesso che non conoscevo di persona gli amici del “Teatro Insieme”, mi sono stati presentati da una amicizia in comune. Consegno il libro per una prima loro lettura e… scatta la scintilla. Mi dicono che è perfetto per una rappresentazione teatrale. Velocemente contatto con la mia casa editrice “Itaca” e qualche giorno dopo Silvestro Castellana si presenta da me con la trasposizione teatrale ultimata, dicendomi non solo che ne condivideva lo spirito, ma che i personaggi rappresentati si adattavano perfettamente agli attori della compagnia. E così, alcuni mesi dopo, eccoci qua. Tutto semplicemente fantastico!
Lo avresti mai immaginato?
Stupirsi degli accadimenti è uno dei più bei regali che la vita ti può offrire. Certo, speravo che il libro potesse evolversi attraverso altre diverse forme artistiche, ma quando ciò è avvenuto sul serio lo stupore è stato comunque tanto.
Quanto sei stato coinvolto nel progetto teatrale?
La verità? In realtà per la trasposizione teatrale ho fatto ben poco. Secondo gli amici di “Teatro Insieme” nel libro i personaggi venivano descritti con particolare drammaticità, così mi hanno espressamente chiesto di lasciare loro la necessaria autonomia per rappresentarli secondo quello che la lettura aveva comunicato. E così è stato.
Qual è il personaggio del tuo libro a cui sei più affezionato?
Ecco la classica domanda che non va mai fatta (sorride). Naturalmente non ti risponderò però con la classica risposta che per me i miei protagonisti sono tutti uguali. In realtà c’è una figura del mio libro alla quale mi sento particolarmente legato, e non è tra protagonisti. Si tratta della madre di un detenuto, molto anziana, che vive in povertà e che ha fatto moltissimi chilometri, viaggiando con mezzi di fortuna, per buona parte dell’Europa pur di poter rivedere suo figlio per poche ore dietro a delle sbarre. Lei è senza colpe, eppure a pensarci anche lei è una vittima. Mi sento legato a lei perché mi piace pensare che nelle storie vere non ci sono solo i protagonisti, e spesso le persone che appaiono in disparte hanno più cose da dire di chi è al centro dell’attenzione. Per chi ha letto il libro naturalmente sto parlando della madre di Kowalski.
Che cosa dobbiamo aspettarci mercoledì 27 al teatro Alessandrino?
Di vivere un’emozione. Di calarci tutti insieme in un contesto, quello carcerario, che seppur governato da miserie e brutture, è comunque in grado di regalarci momenti di profonda umanità.
Ultima domanda… Scriverai una seconda “puntata” di “Visti da dentro”?
Ho ancora molte storie di vita vera racchiuse nel computer del mio ufficio che stanno aspettando l’occasione per poter uscire, per raccontarsi e per raccontare un mondo, quello della galera, che anche se non lo vogliamo ammettere rappresenta uno spaccato della nostra società. Le storie ci sono, così come ci sono in tutti i carceri d’Italia, e aspettano solo il momento migliore per poter uscire… anzi, no: aspettano solo il momento migliore per raccontarsi.
Ultimissima domanda: ma è vero che stai per lasciare Alessandria?
Può darsi, ma se davvero ciò accadesse mi prometti che mi farai un’intervista per poter raccontare che cosa questa città ha rappresentato per me? Ho passato quasi trent’anni a occuparmi della “cosa comune”, e almeno un’intervista penso di meritarmela…
L’intervista è assicurata. Ma non mi hai ancora risposto…
Ogni cosa a suo tempo. Ti aspetto mercoledì a teatro!
Andrea Antonuccio