“Non finisco mai di stupirmi della saggezza e dell’intelligenza degli agricoltori di 70 o 80 anni fa: la nostra scelta di fare vino in maniera olistica, in totale sintonia con la natura, si ispira completamente a quei valori, e a quello stile di vita”.
Il progetto di Cascina I Carpini, in frazione San Lorenzo di Pozzol Groppo, nel tortonese, è costruito attorno all’entusiasmo di Paolo Ghislandi, e della sua famiglia, che hanno saputo in vent’anni creare un autentico ‘fiore all’occhiello’ del territorio: dieci ettari a vigna (“ma anche boschi e terreni incolti: solo nella diversificazione c’è la vera ricchezza”), con 13 etichette di qualità, tra cui spicca il Timorasso Brezza d’Estate 2012, Marengo d’Oro 2017 per i Vini Bianchi. Ma anche vini rossi di grande ‘consistenza’, dalla Barbera all’Albarossa.
Signor Ghislandi, vini che parlano all’anima, dice il vostro sito web. Qual è la storia di Cascina I Carpini?
Amo i vini da sempre: merito dei miei nonni, che da bambino mi hanno fatto assaporare l’emozione della vendemmia nella loro piccola tenuta in Toscana. Ho lavorato in tutt’altro settore, per diversi anni. Ma quando abbiamo scoperto I Carpini, ormai vent’anni fa, la mia famiglia ed io ce ne siamo innamorati. Non era come la si vede oggi, la tenuta: erano solo boschi e prati. Le vigne le abbiamo piantate tutte noi, tranne una storica, del 1926, che abbiamo acquistato.
Le vostre vigne hanno nomi di persone (Brigitte, Camilla, Carlo Alberto, Eleonora), e i vostri si presentano come vini d’arte……
Sì, le vigne portano i nomi dei diversi membri della famiglia: tranne il mio, ora che mi ci fa pensare! Non so se siano arte, ma i nostri sono senz’altro vini che evocano e provocano emozioni, e non conoscono l’indifferenza. Provano a raccontare cosa c’è dietro la bottiglia, in termini di lavoro, passione, storia di queste colline straordinarie.
Quest’anno avete vinto il Marengo d’Oro Vini Bianchi con un Timorasso del 2012, Brezza d’Estate: che vino è?
A proposito di emozioni: Brezza d’estate è un vino davvero intenso, particolare. Come la brezza d’estate, appunto: ti offre ristoro immediato, la leggerezza di cui in quel momento hai bisogno. E’ un vino ispirato a mia mamma, un omaggio al suo carattere, alla sua forza.
Il Tortonese ha una grande tradizione vitivinicola, e da anni sta lavorando sulla modernizzazione del proprio brand: fate rete con gli altri produttori?
Fare rete oggi è fondamentale. Il Timorasso, in particolare, è un vino che offre a queste colline un’identità forte, che dobbiamo far crescere. I produttori di Timorasso oggi sono una quarantina, e parliamo di un vino che è qualità assoluta, pur nelle sue diversificazioni. Nessuno di noi è abbastanza grande per muoversi autonomamente, e bastare a se stesso. Sì, credo molto nel sistema ‘a rete’: e non solo fra noi produttori di vino. Penso ad una sinergia che coinvolga anche chi fa ricezione, o enogastronomia sul territorio: ci serve una strategia dell’accoglienza, a tutto campo.
Quali sono i vostri mercati di riferimento?
L’Italia naturalmente non la trascuriamo, ma è all’estero che i nostri vini oggi hanno uno spazio di crescita davvero notevole. Se potessi personalmente vivrei sempre su queste colline, tra i filari e la cantina. Ma sono spessissimo fuori Italia, tra fiere, eventi e clienti privati. La strada è questa, e può portarci lontano: ma senza snaturarci, perché cuore e anima rimangono qui, a Pozzol Groppo.
Web e social network che peso hanno nella vostra strategia commerciale?
Contano molto, e conteranno sempre di più. Personalmente li utilizzo da sempre, ne facevo ampio uso anche nel mio settore professionale precedente, prima di diventare viticoltore a tempo pieno. Oggi facebook, twitter, what’s app e soprattutto instagram, con la sua immediatezza di diffusione di immagini e video, sono canali da utilizzare in maniera intelligente: possono aiutare ad espandere il nostro mercato, a costi davvero ragionevoli.