A Frascaro si celebra la natura mortificandola

Ho appreso dai mezzi di informazione che il 17 Settembre a Frascaro (AL) si svolgerà la 8° edizione di “Frutti e buoi dei paesi tuoi” organizzata dall’Amministrazione Comunale di Frascaro, in collaborazione con la Comunità San Benedetto al Porto e la S.O.M.S., il patrocinio dell’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Alessandria (una garanzia?) e Guala Closures Group (un po’ di soldini?)

“Mostra-Mercato di piante, animali, cibi rari, tradizionali e curiosi. Sarà un appuntamento dedicato a grandi e piccini, occasione imperdibile per un ritorno alle nostre origini. Naturali protagonisti saranno i prodotti di eccellenza delle nostre terre, straordinaria risorsa, frutto delle tradizioni contadine e dei sapori di una volta, vero e proprio patrimonio culturale da difendere e valorizzare. Lo scopo di questa festa è quello di far conoscere soprattutto ai bambini gli animali della fattoria. Esposizione di galline, conigli, buoi e tanti altri animali da cortile. Vivaisti specializzati in piante da frutto, ortaggi e fiori antichi e rari. Esposizione e vendita di cibi e prodotti tipici. Mostra pomologica con oltre 200 varietà di mele e pere esposte. Passeggiate sui pony e cavalli (…). Passeggiata sul carro trainato dai buoi. (…) spazio animazione per bambini (…)”

Gli animali non sono oggetti da esporre o macchine da trasporto. Sarebbe sufficiente un regolamento comunale dettato dal buon senso a impedire queste pratiche ma a Frascaro, non solo non c’è questo regolamento, ma c’è il REGOLAMENTO FIERA FRUTTI E BUOI DEI PAESI TUOI Mostra-Mercato di piante da frutto, cibi tradizionali e animali rari e curiosi.”  che all’articolo 2 prescrive “Negli spazi fieristici sarà ammessa l’esposizione dei seguenti prodotti: (…) B) Animali da cortile, allevamento e compagnia. C) Cibi tradizionali, rari e curiosi (…)”

Dunque gli animali a Frascaro sono “prodotti”. Quel che è peggio del Regolamento è che esso non riporta traccia di cura e attenzione per gli animali: non sono citate le parole “tutela”, “benessere” degli animali, sottovalutando gravemente il fatto che a quella fiera essi alloggeranno, loro malgrado, per un’intera giornata ingabbiati, legati, incatenati, recintati. Esporre animali o “prodotti” non è certo la stessa cosa: si possono definire area espositiva, posteggi, assicurazioni, tasse, canoni e sanzioni ma nulla dovrebbe essere più importante degli animali che in questo baraccone purtroppo sono ridotti a oggetti di compravendita.

L’aggravante di questi appuntamenti è che diventano un alibi per fare didattica ai bambini, mostrando loro gli animali da vicino. Se ci mettiamo dal punto di vista dei bambini, ci accorgiamo che certamente vedono gli animali da vicino ma ingabbiati, legati, incatenati e recintati: ciò è diseducativo perché i bambini interiorizzano l’idea della sopraffazione dell’uomo su altri esseri viventi indifesi e la ritengono legittima.
Queste iniziative legate allo sfruttamento degli animali non aiutano a creare la cultura della tutela dei loro diritti: al contrario, fanno un passo indietro rispetto a tutto ciò che molte amministrazioni locali hanno fatto finora e sono intenzionate a fare in futuro.

Esistono rifugi e santuari che accolgono animali da allevamenti, macelli, laboratori di sperimentazione animale: qui gli animali vivono e muoiono felici, attorniati dall’amore sincero e incondizionato di chi li cura. Questi luoghi sono aperti alle visite del pubblico e insegnano una convivenza interspecifica sia tra animali che tra esseri umani e animali nel segno della pace e della nonviolenza. Qui gli animali si conoscono per come sono veramente e nulla hanno a che fare con fiere come quella di Frascaro.

La Comunità San Benedetto, offre sostegno a bisognosi, emarginati, sofferenti, migranti, insomma agli ultimi, ma si scaglia sugli ultimi degli ultimi, gli animali, collaborando con questo appuntamento schiavista.

Fiere e mercati di animali non hanno più senso: non che in passato ne abbiano avuto ma oggi bisognerebbe voltare pagina e lasciarsi alle spalle certe anacronistiche usanze che nel terzo millennio non hanno più ragione di esistere.

Tra i “cibi tradizionali, rari e curiosi”, spiccano acciughe fritte, vitello tonnato, agnolotti, polenta con cinghiale, grigliata e salamini. Che cosa ci sia di curioso e raro non è ben chiaro ma è innegabile che questi cibi siano tradizionali appartenendo alla mortifera tradizione gastronomica locale. Pare che schiavitù e morte degli animali siano gli ingredienti chiave da assaporare Domenica prossima a Frascaro.

 

Paola Re
Consigliera e responsabile petizioni di FRECCIA 45
Associazione di promozione sociale per la protezione e difesa animale