L’azione dell’AFeVA (Associazione Familiari Vittime dell’Amianto) di Casale Monferrato, che svolge da anni un ruolo fondamentale per combattere l’uso dell’amianto in tutto il mondo, ha contribuito al successo dell’iniziativa della “sorella” ABREA brasiliana, presieduta da Fernanda Giannasi.
Nei giorni scorsi Bruno Pesce, il decano dell’AFeVA, e Italo Ferrero, il quale aveva lavorato nell’Eternit brasiliana, si sono recati in Brasile, su invito dell’ABREA e hanno partecipato all’udienza della Corte Federale Suprema. L’iniziativa dell’ABREA è stata coronata da successo: la Corte brasiliana infatti non solo ha confermato la legge del 2007 dello Stato di San Paolo che vieta la produzione e l’uso di materiali che contengano amianto, ma ha pure dichiarato anticostituzionale la norma federale che permetteva l’uso “controllato” dell’amianto. Pertanto arriva la conferma della validità della legge che vieta l’amianto in 10 Stati del Brasile (è una Repubblica Federale), la quale legge verrà estesa anche agli altri 17 Stati.
Doveroso ricordare l’attività, coraggiosa e innovativa, con l’Eternit gestito dal magnate svizzero Stephan Schmidheiny ancora presente in città, del compianto sindaco di Casale Riccardo Coppo, il quale nel 1987 emise due ordinanze per vietare l’uso dell’amianto nel territorio casalese; ordinanze che furono successivamente riprese dalla Legge del Parlamento Italiano del 1992, che mise al bando l’amianto in tutto il territorio nazionale.
Da allora la lotta dell’AFeVA non si è fermata, con successi e insuccessi giudiziari (la scellerata e discussa sentenza della Corte di Cassazione che sancì la prescrizione del reato di devastazione dolosa dell’ambiente commesso dal magnate miliardario svizzero, pur “riconosciuto colpevole di tutti i reati ascrittigli”).
Intanto, insieme a Bruno Pesce e Nicola Podrano, due magistrati torinesi hanno partecipato a incontri di lavoro negli Stati del Paranà e di San Paolo, nei giorni scorsi, per informare sulle ragioni e motivazioni che portarono alle condanne in primo grado e in appello del proprietario dell’Eternit, condanne vanificate dalla citata sentenza della Cassazione del dicembre 2014. La Corte Costituzionale nel luglio 2016 ha stabilito che si debba celebrare un nuovo processo per omicidio plurimo, attualmente in corso.
Casale e dintorni contano ormai 3000 morti accertati per mesotelioma pleurico, malattia incurabile provocata dal polverino dell’amianto; ogni anno ci sono 60/80 nuovi malati, e l’epidemia continuerà fino al 2025. Ogni famiglia di Casale è stata colpita da questa tragedia ambientale, la maggiore accaduta in Italia.
Mi permetto di ricordare il pluripremiato film (è un film, non un documentario) del regista casalese Francesco Ghiaccio, protagonista Marco D’Amore l’attore che interpreta Ciro nella serie TV “Gomorra”, UN POSTO SICURO, girato a Casale nel gennaio/febbraio 2015, visibile anche su internet.
Silvana Mossano, su “La Stampa” di oggi 26/8/2017, chiede giustamente che i 4,5 milioni di euro accantonati per la ricerca della terapia per curare il mesotelioma pleurico vengano messi a disposizione del progetto in corso di attuazione.
Ha ragione Bruno Pesce: “Se è vero che ormai il mondo è globalizzato, e che i diritti devono essere globalizzati, è anche vero che la giustizia si deve adeguare e si deve consentire la possibilità per le magistrature di più Paesi di scambiare oltre che informazioni, anche banche dati o consulenze e perizie, trovando minore resistenza burocratica da parte degli organismi internazionali”.