Sabato sul palco del Festival Indipendienza, a Cassine, promette un live acustico multilingua: “canterò in inglese, francese, portoghese: senza musicisti, solo la mia voce, la chitarra, il pubblico. Sarà un bel rientro in patria, spero di rivedere tanti amici che non incontro da un po’”. Elasi Chi (al secolo Elisa Massara: i lettori di CorriereAl la conoscono già, grazie al suo blog Music Trotters),è alessandrina, compirà 24 anni il prossimo dicembre, e nelle scorse settimane ha fatto il suo esordio anche sugli schermi di Raiuno, finalista al Premio Lelio Luttazzi, sezione cantautori, con il pezzo “Scoprimi, scopriti”,
potenziale hit molto radiofonica, secondo la collega Arisa, che stava in giuria. “Bella esperienza, registrata in diretta al Blue Note di Milano: neanch’io francamente mi aspettavo che la serata in tv suscitasse tanto interesse: mi hanno chiamato e scritto in tantissimi”.
Ma questa per Elasi (“sì, chiamatemi così. Non è solo un’inversione di vocali, è proprio la voglia di presentarmi con un nome senza connotazione sessuale, e neppure geografica: parla solo la musica”) non è che una tappa di un percorso artistico cominciato in realtà giovanissima, diversi anni fa, con il gruppo pop rock alessandrino, Amnesya, mentre in parallelo Elisa Massara studiava pianoforte e chitarra classica al Conservatorio Vivaldi, e nel frattempo dopo il liceo prendeva pure una laurea in Economia in Bocconi (“che mi serve, eccome: anche se sul fatto che un artista possa essere manager di se stesso ho qualche dubbio: ad un certo punto o ti concentri nel mio caso sulla musica, o pensi a pianificare serate e a far quadrare i conti. Sono mestieri diversi”).
Elasi, partiamo dal futuro prossimo: Cassine sarà un bel ritorno a casa…
Sabato sarà in effetti una serata particolare, importante. Manco da Alessandria da due anni, trascorsi a Roma a studiare, sperimentare, confrontarmi con culture musicali diverse. Rivedrò tanti amici e amiche, e naturalmente mi presenterò a tutti coloro che ancora non mi conoscono. Ho preparato un live acustico che mi auguro sia di grande impatto: farò pezzi miei, compresi gli inediti, ma anche cover importanti, che tutti conoscono. Non anticipo nulla: solo che canterò in diverse lingue, compreso l’italiano naturalmente. Ma anche francese, inglese, portoghese. Vediamoci lì dai, al Festival Indipendienza.
Quando hai deciso che avresti fatto la cantautrice?
E’ un progetto maturato nel tempo, la voglia di trasformare la passione di sempre in un vero mestiere. E’ presto per dire se ci riuscirò: ma metodo e determinazione ci sono, il talento lo giudicherà naturalmente il pubblico.
Come nasce un pezzo?
Dipende: non ci sono regole fisse, o almeno non per me. Mi capita di svegliarmi con in testa una melodia, o di arrivarci magari da un accordo sbagliato, mentre faccio esercizi. Oppure ho un flash mentre mi lavo i denti, o faccio la spesa al supermercato. Per fortuna oggi puoi registrarti subito col cellulare: poi a posteriori decidi di lavorarci, o di lasciar perdere…
A Roma hai frequentato l’Officina Pasolini, accademia per cantautori: bisogna iscriversi ad una scuola per fare i musicisti, o i cantanti?
Bisogna studiare, sempre e molto. A me è servito e serve tutto, dal Conservatorio alla Bocconi: dove ovviamente non ho studiato musica, ma ho compreso le dinamiche economiche che stanno dietro anche al mondo artistico. L’accademia Pasolini a Roma è stata esperienza bellissima: con gli altri ragazzi e con i docenti (tra cui nomi noti del panorama musicale: Nicolò Fabi, Tosca, Piero Fabrizi, Rossana Casale, ndr) abbiamo fatto un grande lavoro di squadra, culminato lo scorso maggio in uno spettacolo corale bello e suggestivo, ispirato alla musica popolare italiana. Lo riporteremo in scena in autunno: 20 cantanti, 8 musicisti e 2 attori, tutti contemporaneamente sul palco, disposti a semicerchio. A me tocca La Bergera, canzone della tradizione popolare piemontese.
Che musica fa Elasi?
Direi pop elettronico, con molta attenzione all’afro-funk ma anche alla musica brasiliana. Mi piace molto capire il rapporto tra la musica e l’ambiente culturale che la genera. Un approccio antropologico insomma: per questo sono stata a studiare musica anche a Santa Monica, negli States, e ora sono molto contenta di aver vinto una borsa di studio per il Brasile, la prossima primavera. Incontrare Gilberto Gil, uno dei miei miti, sarebbe il massimo.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali? Qualche artista famosa a cui ti ispiri particolarmente…
(ci pensa un attimo) Ce ne sono diverse, non solo per gli aspetti musicali, ma per come si sanno proporre sul palco, o nei video. Cito Björk, St. Vincent, Roisin Murphy, Laurie Anderson.
Un italiano o italiana?
Lucio Battisti, senza alcun dubbio.
Tornerai a vivere a Roma?
A Roma lascio ‘un pezzo’ di cuore, ma credo che mi muoverò parecchio: penso al Brasile e ad altre mete estere, ma come base italiana oggi Milano è davvero il cuore di tutto. E per me sarebbe un ritorno a casa, in fondo: vedremo
A quando il primo disco?
Incrocio le dita: l’EP è praticamente pronto, vorrei fosse in distribuzione in autunno. Saranno tutti pezzi miei, in italiano, con una componente elettronica negli arrangiamenti, e un filo conduttore costituito dalla ricerca dell’identità.
Un concept album insomma, come si diceva una volta…
Ecco, sì, la definizione mi piace….vi faccio sapere quando sarà in distribuzione. E prometto anche di tornare a scrivere su CorriereAl: magari dalle diverse località geografiche dei miei prossimi viaggi, partendo dalla musica di strada, e quel che rappresenta e racconta nei diversi contesti.
Ettore Grassano