Siamo in un periodo storico in cui regna la confusione.
In ogni campo, ad ogni angolo, su ogni tema.
Quando ci rendiamo conto di ciò occorre fermarsi e riflettere.
Al termine di uno dei tanti concerti estivi, una signora gentilmente si avvicina.
“Complimenti, maestro. È stata una serata deliziosa, in particolar modo ho apprezzato il brano di Tenco. Grazie…” e altrettanto gentilmente si allontana.
Rientro a casa a notte fonda, una di quelle notti che quest’estate ci hanno fatto boccheggiare come lucci in debito di ossigeno.
Non riesco a prendere sonno, obiettivo primario alzarsi dal letto di quando in quando per passeggiare fino al bagno e cercare un misero quanto inutile refrigerio.
Ripenso dunque alla serata, a come mettere a punto alcune cose e alle dolci parole della signora.
Solo allora (saranno state le 4 di mattina) mi rendo conto che quella sera in programma non avevamo messo alcun brano di Tenco.
Sorrido e mi dico che la signora ha fatto confusione, avrà certamente scambiato Endrigo per Tenco o qualcosa di stile analogo.
Poi rifletto con maggior cura.
Non è confusione: è che siamo stati talmente bravi da far ascoltare l’eseguito e il non eseguito.
Un’operazione che non accade di frequente, anzi ha quasi del miracoloso se teniamo conto che oggi tutto deve essere toccato con mano e con una buona celerità.
Talvolta si suona in luoghi talmente belli e magici che il pubblico può permettersi di ascoltare il concerto a orecchie chiuse, guardandosi semplicemente intorno.
In quell’occasione abbiamo sfiorato il paranormale.
Oppure addirittura ci siamo dentro.
Vi garantisco, non è confusione.