Daphne [Il Superstite 336]

Arona Danilo nuovadi Danilo Arona

 

 

Non è una novità per chi mi segue. Tra i grandi maestri della narrativa gotica moderna considero fondamentale una “maestra”, quella Daphne du Maurier, scrittrice a nostro sommesso parere ancora oggi quanto mai fraintesa. Mi pare giusto allora dedicarle un piccolo spazio nella mia rubrica.

Nata nel 1907 a Londra e morta a Parigi all’età di 81 anni, Daphne visse gran parte della vita in Cornovaglia, terra magica che la influenzò nella scrittura al punto tale che giò nel 1940 un suo romanzo lì ambientato e divenuto celeberrimo film diretto da Alfred Hitchcock, Rebecca la prima moglie, le fece raggiungere fama planetaria. Per diversi anni la scrittrice fece di tutto per evitare i ricevimenti e la vita mondana cui l’avrebbero costretta e la condizione di scrittrice di successo. In realtà lei amava in modo totale la solitudine e le coste selvagge della Cornovaglia; e a questa landa incantata, che proseguì a ispirarla nel creare l’affascinante atmosfera dei suoi romanzi, Daphne si volse per vivervi con la famiglia e i suoi amati cani West Highland Terrier, prima nell’antica magione di Menabilly, poi a Kilmarth, un antico maniero non troppo lontano.

A questa terra dedicò il romanzo The House on the Strand (La casa sull’estuario), e la guida di viaggio Vanishing Cornwall (Cornovaglia magica).

Nominata Dama dell’Impero Britannico nel 1969, Daphne si rifiutò di andare a Londra per la cerimonia d’investitura: tanto più aumentava la sua fama, tanto più tendeva a isolarsi. Morì a Parigi all’età di 81 anni. Le sue ceneri vennero sparse, assecondando i suoi desideri, nei campi che circondavano la sua ultima residenza.

Ripercorriamo allora in ordine cronologico la sua opera, fitta di romanzi, racconti e qualche lavoro agiografico. Questa la lista dei romanzi:
Spirito d’amore (The Loving Spirit, 1931); Non sarò più giovane (I’ll never be young again, 1932); La carriera di Julius (The Progress of Julius,1933); Gerald: un ritratto (Gerald: a Portrait,1934); La taverna della Giamaica (Jamaica Inn, 1936); I du Maurier (The du Mauriers, 1937); Rebecca, la prima moglie (Rebecca, 1938); Come Wind, Come Weather (1940); Donna a bordo o La ciurma del francese (Frenchman’s Creek, 1941); La collina della fame (Hungry Hill, 1943); Il generale del re (The King’s General, 1946); I parassiti (The Parasites, 1949); Il giovane George du Maurier: una scelta delle sue lettere (The Young George du Maurier, 1951); Mia cugina Rachele (My Cousin Rachel, 1951); Sua bellezza Mary Anne (Mary Anne, 1954); Il capro espiatorio (The Scapegoat, 1957); Il punto di rottura (The Breaking Point, 1959); Early Stories (1959); Il mondo infernale di Branwell Bronte (The Infernal World of Branwell Bronte, 1960); La rosa e l’ancora (Castle Dor, 1962), scritto insieme a Sir Arthur Quiller-Couch; Il calice di Vandea (The Glass-blowers,1963); Il volo del falcone (The Flight of the Falcon, 1965); Cornovaglia magica (Vanishing Cornwall, 1967); La casa sull’estuario (The House on the Strand, 1969); Un bel mattino (Rule Britannia, 1972); Golden Lads: a study of Anthony Bacon, Francis and their friends (1975); The Winding Stairs (1976); Crescenti sofferenze (Growing Pains – The Shaping of a Writer, 1977); Il taccuino di Rebecca e altre memorie (The Rebecca Notebooks, 1981); The Rendez-vous (1981); Cornovaglia incantata (Enchanted Cornwall) (1989), pubblicazione postuma. E ancora: The Winding Stair: Francis Bacon, His Rise and Fall e Myself When Young: The Shaping of a Writer.

Molti i racconti, dispersi e di volta in volta, a seconda delle edizioni, assemblati in Daphne [Il Superstite 336] CorriereAlmodo diverso. Qui l’elenco dei più significativi:
Gli uccelli (The Birds); L’alibi (The Alibi); Non dopo mezzanotte (Not After Midnight); Non guardare adesso conosciuto anche come Non voltarti o A Venezia un dicembre rosso shocking (Don’t Look Now); Un caso limite (A Norder-line Case); La Via Crucis (The Way of the Cross); La scoperta (The Breakthrough; Il melo (The Apple Tree); Baciami ancora sconosciuto (Kiss Me Again Stranger); Il vecchio (The Old Man); Monte Verità; Il piccolo fotografo (The Little Photographer); La strana avventura della signora Ellis (The Split Second); Il bosco; Lo stagno (The Pool); Le lenti azzurre (The Blue Lenses); Ganymede; The Archduchess; The Menace; The Chamois; The Lordy Ones; The Dream.

Facendo affiorare il suo insopprimibile ego maschile, Daphne raccontò molte delle sue storie immergendosi nei panni e nelle cellule di un uomo narrante, come, appunto, il Nat Hocken de Gli uccelli. In questo cambio d’identità risultò sempre molto convincente e l’ambiguità sessuale sovente caratterizzerà più di un suo personaggio.
Considerata, a torto, un’autrice solo romantica, nella realtà non lo fu per nulla; la sua vera dimensione era quella del gotico più puro, oscillante fra misteri irrisolti, dimensioni paranormali, atmosfere sospese e incantate, sinistre aspettative apocalittiche, e un rifiuto quasi ideologico per la catartica happy end (si veda l’incredibile conclusione di Don’ Look Now, resa celeberrima dall’ottimo film di Nicolas Roeg A Venezia un dicembre rosso shocking, in cui una nana assassina agghindata come Cappuccetto Rosso sgozza il protagonista, convinto per tutto il tempo di vedere il fantasma della figlioletta morta che si aggira per le calli oscure di una putrida Venezia…).

Proprio Non guardare adesso, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1972 (1), è uno degli esempi più alti della perfezione stilistica della scrittrice nell’arte del racconto breve. Costruito su una sorta di “equivoco visivo” da parte del protagonista maschile, ignaro di possedere una “seconda vista” in grado di captare il futuro, la du Maurier ci porta ferocemente per mano attraverso una serie di conseguenti e tragici “effetti farfalla”, tutti scaturiti dal fatto che l’uomo ha creduto reale la sua visione: l’ultima conseguenza sarà proprio la propria morte, e negli ultimi istanti di vita lui capirà che quel che aveva visto – la moglie sul vaporetto, vestita a lutto e con aria afflitta – era la sconvolgente sintesi di causa/effetto legata al tabù violato dello sguardo. Quando lo lessi, mi sembrò la sceneggiatura già pronta e perfetta per un grande film del terrore. Non sapevo allora che il regista Nicolas Roeg e gli screenwriter Allan Scott e Chris Bryant fossero già al lavoro.

La ricca produzione letteraria di Daphne du Maurier ha quasi per paradosso nutrito una cospicua produzione televisiva sulla quale non ci dilunghiamo (basti pensare che Rebecca è stato ridotto per la TV almeno dieci volte), ma non è altrettanto rappresentata per quantità sul grande schermo. E dire che ci sono molti racconti di questa stupenda scrittrice che potrebbero, nelle mani giuste, dar vita a film memorabili.

Ecco la lista, francamente scarna, al di là dell’ottima qualità media dei prodotti:
La taverna della Giamaica (Jamaica Inn) di Alfred Hitchcock, 1939; Rebecca, la prima moglie (Rebecca) di Alfred Hitchcock, 1940; L’avventura viene dal mare (Frenchman’s Creek) di Mitchell Leisen, 1944; The Years Between di Compton Bennett, 1946; Vendetta (Hungry Hill) di Brian Desmond Hurst, 1947; Mia cugina Rachele (My Cousin Rachel) di Henry Koster, 1952; Il capro espiatorio (The Scapegoat) di Robert Hamer, 1959; Gli uccelli (The Birds) di Alfred Hitchcock, 1963; A Venezia un dicembre rosso shocking (Don’t Look Now) di Nicolas Roeg, 1973; Oltre la morte (The Lifeforce Experiment – da The Breakthrought) di Piers Haggard, 1994.

Restano da aggiungere però due chicche, una di stampo televisivo e l’altra radiofonica.
La prima fa riferimento alla serie TV Danger, trasmessa dal 1950 al 1955 dalla CBS. L’ultimo episodio della quinta stagione, andato in onda il 31 maggio, era un cortometraggio di 25 minuti tratto da Gli uccelli, in parte solo raccontato ed evocato dalla voce dell’attore Dick Stark con l’ausilio delle musiche di Tony Mottola. L’adattamento radiofonico, fedelissimo al testo di partenza ambientato in Cornovaglia, è stato trasmesso dalla BBC nel 2007.

Non ci resta che aggiungere, a onor di cronaca, che la du Maurier non apprezzò affatto l’ambientazione californiana de Gli uccelli di Hitchcock. Ma neppure quest’ultimo apprezzava la suggestione della Cornovaglia e la rudezza primordiale della protagonista famiglia Hocken. Eppure due prodotti così dissimili – il racconto e il film – sono senza ombra di dubbio due assoluti capolavori.

 
(1) Daphne du Maurier, Non dopo mezzanotte, Rizzoli, Milano, 1972.