Mercoledi sera l’Italia del calcio ci guarda: facciamo ballare noi la pizzica al Lecce!

Mercoledi sera l’Italia del calcio ci guarda: facciamo ballare noi la pizzica al Lecce! CorriereAldi Jimmy Barco

 

 

La Dea Eupalla, per i play off stagionali dei Grigi, ha deciso per il nostro esordio di farci incrociare la Casertana, un turno in cui avevamo tutto da perdere e ben poco da guadagnare.

E, guardando con un po’ di spirito critico le prestazioni sia all’andata che al ritorno contro i campani, mi sento di dire che trovo difficile credere che la squadra abbia compiuto un sensibile passo avanti rispetto ai difetti endemici che da sempre si porta dietro. E’ chiaro, pure tutte le altre contendenti che corrono con noi per guadagnarsi quel posticino in paradiso hanno limiti e difetti perché di squadre perfette non ne esistono e le meno difettose sono quelle che vincono.

Ma il problema rimane: presi i giocatori mandrogni a uno a uno e visti gli organici altrui diventa difficile pensare a qualche formazione tecnicamente più attrezzata della nostra. Purtroppo, come abbiamo amaramente potuto prendere atto, non basta.

La fragilità e la “fame” di questo gruppo sono il vero limite, l’una presente Cara Dea Eupalla ti scrivo, così mi distraggo un po’ CorriereAl 2in dosi massicce e l’altra quasi assente. Limite insito a livello individuale e collettivo, sedimentato in questo gruppo in fase di costruzione e quando sono arrivati i primi scricchiolii penso, senza averne però contezza, che Braglia se ne sia accorto (l’ho desunto interpretando alcune dichiarazioni del maremmano rilasciate nel dicembre scorso) ma che, inascoltato, sperasse comunque di poter centrare l’obiettivo, nonostante tutto.

Adesso Pillon, dopo ormai decine e decine di sedute di allenamento, non pare aver trovato nuovi percorsi per le soluzioni ai problemi e, come tutti noi, si augura al fischio d’inizio di una partita, che amnesie, superficialità e pigrizie connaturate in questi giocatori non emergano oppure, più semplicemente, che l’avversario di giornata non sia in grado di solleticarle. E’ stato così per la Casertana, la quale ci ha spaventato ma non è poi stata in grado di opporsi alle indubbie capacità singole dei nostri giocatori e alla loro superiorità fisica.

Iocolano 3A mia memoria però non ho mai visto una squadra come quella mandrogna attuale in cui i rendimenti di ogni calciatore siano così diversi tra loro, e questo vale per la singola partita sia per il rendimento riferito a tutta la stagione. Una disomogeneità che fa a pugni con le metodologie di costruzione di questo organico ma, soprattutto, con i costi sostenuti da Di Masi per ogni singolo ruolo.

Il quadro che ho fatto è però meno disperato di quello che sembra perché è come se parlassimo di una macchina di Formula 1 assemblata con la componentistica migliore che si può trovare ma che non riesce poi in circuito ad attenere mai il tempo migliore in assoluto. Certo è un problema, ma non è detto che i limiti altrui non siano spesso più forti delle nostre debolezze.

Adesso ci tocca il Lecce. Al netto delle situazione ambientale che troveremo in Salento mercoledi 31 i giallorossi hanno dimostrato nella regular season di essere pure loro facenti parte del manipolo degli “incompiuti” di questa annata sportiva di Legapro. Sono stati infatti in testa al girone fino a metà stagione alternandosi con altre tre formazioni poi quando il Foggia ha azzeccato il filotto sono stati gli ultimi a mollare. Un percorso il loro diverso dal nostro perché ritengo la Cremonese, la squadra che ci ha beffato nel finale, decisamente inferiore ai satanelli che si sono aggiudicati la B nel girone meridionale.
Al punto che i lombardi, se fossero impegnati in siffatti play off, non sarebbero, almeno secondo le mie convinzioni, tra le compagini favorite alla vittoria finale del campionatino.

Quanto invece alle preoccupazioni di alcuni circa il fatto di dover giocare Curva Nordin uno stadio, quello pugliese, che potrebbe condizionare il rendimento dei nostri giocatori direi che si tratta di un falso problema. Non penso sia possibile infatti che giocatori come quelli alessandrini con alle spalle, mediamente, centinaia di partite giocate in situazioni ostili, possano farsela sotto come imberbi ragazzini al loro primo impatto professionistico.

Anzi, mi auguro che una cornice di pubblico imponente e l’interesse nazionale dell’evento possano stimolare nei nostri una rabbia agonistica superiore alla media riscontrata fin qui.

Per il resto la nostra Alessandria ha in dotazione muscoli e chili sufficienti per vincere a sportellate contro qualunque avversario in questa categoria e fisicamente i ragazzi mandrogni stanno bene.

Ma per vincere è importante non solo correre ma sapere pure dove andare, sia in campo che fuori… così si corre meno ma in modo utile e produttivo e questo vale anche per tutto il personale tecnico che lavora con la squadra.