«Chiedete a questo padre se il momento migliore
non è quando i suoi figli incominciano ad amarlo come degli uomini,
lui stesso come un uomo,
liberamente,
gratuitamente,
chiedete a questo padre i cui figli crescono»
Charles Péguy, Il mistero dei santi innocenti
Ve lo giuro, non voglio infierire. I panni sporchi, lo sappiamo tutti, si lavano in famiglia. Da ultimo, c’è un proverbio (toscano) che dice “Bimbi belli, bimbi grulli, chi l’ha fatti li trastulli“.
Nella torbida vicenda delle ultime intercettazioni relative a casa Renzi, non credo che sia più possibile distinguere tra verità e finzione. Sono certo che non si arriverà mai a capire se la telefonata dello scaltro Matteo al babbo sia stata fatta volutamente per ragioni di difesa processuale, o se davvero al neoeletto segretario del Pd sia partito l’embolo incontrollabile, oltre che la chiamata intercettata.
Non è giusto infierire. Anche perché, nell’ipotesi della telefonata “finta”, (arte)fatta solo per dimostrare la buona fede del rampollo, vengo assalito da una tristezza grande, sconfinata. Usare il proprio padre per conservare onore, credibilità e poltrone è disgustoso.
Se questa ipotesi, quella della combine, fosse corretta (“se”, lo ripeto almeno dieci volte), non riesco a pensare al momento in cui l’avvocato si è seduto sul divano, ha letto il copione, assegnato i ruoli, spiegato le motivazioni e magari fatto anche qualche prova di intonazione (Matteo, la devi dire più da incazzato: «Io non voglio essere preso in giro e tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca e non farmi aggiungere altro»).
Non ce la faccio a immaginare tutto questo. «Chiedete a questo padre se il momento migliore/non è quando i suoi figli incominciano ad amarlo come degli uomini» scriveva Charles Péguy nei primi anni del ‘900. Preferirei andare in galera, piuttosto che trattare mio padre come un pezzo di merda per salvarmi le chiappe.
Per questo credo di più al Renzi imbufalito, che si dimentica che il papà è intercettato e lo chiama per redarguirlo a dovere. Meglio arrabbiarsi, per poi riabbracciarsi. Molto, molto meglio.
Chiedete a questo padre, a Tiziano Renzi, che cosa prova in questo momento. Il babbo di Matteo forse ne avrà combinata qualcuna un po’ storta, nella sua vita. Ma non per questo lo si deve condannare senza appello al disprezzo di un figlio che evidentemente non lo ama.