Oramai, visto che siamo dietro (dal dialetto alessandrino a suma adrera) a leggere le preziose pagine scritte in La mia cara Alessandria da Lucia Lunati, voglio continuare a proporre altri interessanti ricordi riguardanti la fanciullezza della nostra deliziosa scrittrice. Sono sicuro che non tutti sappiano che – un tempo – il Palazzo Guasco, di via dei Guasco, ospitasse un asilo ed una scuola elementare. Sono sincero, neppure io, prima di leggere queste testimonianze ne ero a conoscenza. Ecco allora cosa ci svela la nostra arzilla concittadina.
“La mamma, come già dissi, ci affidava volentieri, per la nostra educazione, nelle mani di religiose. Io dunque fui mandata, ancora piccola, all’asilo delle suore salesiane che allora avevano una modestissima sede in piazza Monserrato, luogo tetro, disadorno e privo di ogni comodità.
Io ci stavo proprio tanto mal volentieri e non avevo neppure voglia di mangiare quanto la mamma mi metteva nel cestino perché quel luogo mi incuteva tanta tristezza. Le compagne erano poche e niente socievoli e con esse mi trovavo disagio. Avevo fatto un tentativo con la mamma per non tornarci più, ma fallì in pieno e non ritentai.
Per mia fortuna in seguito il collegio si ingrandì sistemandosi nel bel palazzo Bisio in via Guasco. Ancora oggi si può ammirare questo palazzo di buona architettura e non molti anni or sono fu restaurata la facciata sotto l’esperta guida dell’ingegnere Venanzio Guerci, noto per il suo valore professionale.
Nella sua nuova sede io frequentai volentieri l’asilo e la prima elementare privata. L’entrata al collegio era bella e spaziosa. Vi era un bel cortile per la ricreazione con una parte di esso coltivata a giardino. Al pianterreno vi erano saloni adibiti a diversi usi, per la scuola, la ginnastica, musica, ricamo, ecc., tutti ambienti gradevoli anche se i finestroni erano molto in alto, ma di ciò le suore si compiacevano, così le educande non potevano vedere chi passava e distrarsi. Non si sa mai!
Al piano superiore vi erano i dormitori: erano saloni lunghi lunghi con due file di letti protetti da tende bianche tutto in giro. Una parte era adibita alle educande e l’altra alle suore ed a me passare tra quelle file di letti faceva un certo effetto poco gradevole mentre a pian terreno mi trovavo a mio agio. Se non fosse stato che questi dormitori erano un passaggio obbligato per giungere al teatrino, non ci sarei mai andata.
Quando le suore si trasferirono in questo palazzo vennero fuori tante leggende a proposito dei marchesi che l’avevano fatto costruire e occupato. Tra tutte quelle cose che raccontavano mi aveva colpita di più la faccenda dei trabocchetti. Si diceva appunto che quel palazzo ne avesse addirittura tanti e che servivano a far scomparire le persone scomode. Ai bambini queste cose fanno molta impressione e quando mi trovavo a passare su per qualche scala semibuia o per qualche corridoio da sola, non avevo tutti i miei piaceri e guardavo di spicciarmi al più presto per la paura di trovarmi qualche trabocchetto a portata di piede.”
La novella scrittrice (nel 1968 ha 77 anni) racconta con dovizia di particolari e con buon gusto i suoi ricordi di bambina. Racconti lucidi e meticolosi non soltanto di fatti ma anche di pensieri e di sentimenti che trovo siano importanti non soltanto per una questione di mera curiosità ma, soprattutto, per il motivo che la signora racconta con grazia e dovizia di particolari ricordi lontanissimi dal nostro tempo, che fanno parte della sua vita ma anche – soprattutto – della storia minore di questa città.
A corredo di questi racconti voglio proporre una fotografia di grande formato, opera di uno dei più famosi fotografi del recente passato di questa città: il Cav. Domenico Sartorio, come recita un timbro al verso della fotografia e in cui si legge anche Studio Fotografico – Via Cavour n° 14 – tel. 23-78.
Inoltre pubblico altre immagini riguardanti l’asilo di Piazza Monserrato, da me appositamente scattate recentemente, che riguardano la casa in cui aveva sede l’asilo di cui la narratrice ci racconta.
La narrazione relativa a Palazzo Guasco continua con il racconto di un “aneddoto molto curioso”, come lo definisce la scrittrice stessa.
Appuntamento quindi alla settimana prossima, per scoprire (o riscoprire) un’altra gustosa pagina di Lucia Lunati e della sua e nostra cara Alessandria.