L’ombra di Roberto Fiore, campione dell’estremismo eversivo dell’ultradestra italiana, leader prima di Terza Posizione e poi di Forza Nuova, torna a prolungarsi su Alessandria.
Questa volta, però, in maniera più subdola e insidiosa. Qualora qualcuno non lo ricordasse, Roberto Fiore fu tra i protagonisti della passata campagna elettorale per le comunali, nel 2012.
Un filmato facilmente rintracciabile su internet lo immortala mentre arringa gli astanti, tra bandiere di Forza Nuova sventolanti, in favore dell’allora candidato a sindaco per l’ultradestra fascista, Graziano Canestri. Graziano Canestri si dimise da segretario di Forza Nuova nell’ottobre dello stesso anno, ma qualcuno lo ricorda “presente!” agli schiamazzi contro il sindaco, che nel 2015 rifiutò, giustamente, gli spazi per lo svolgimento di un’iniziativa di matrice omofoba di quella stessa organizzazione.
Non molti mesi fa, lo stesso Canestri affermava pubblicamente la sua appartenenza e il suo sostegno a Fratelli d’Italia: un transito “moderato” verso il partito ultranazionalista e sovranista per eccellenza, che al di là della facciata, ha tra i suoi militanti numerosi nostalgici non pentiti del ventennio nonché esponenti dei gruppi giovanili dell’estrema destra sociale.
Graziano Canestri è ora candidato nelle liste del cosiddetto “quarto polo”, che sostengono Oria Trifoglio nella corsa alla carica di primo cittadino. E insieme a lui corre anche una stretta congiunta dell’attuale segretario di FN.
Una vera e propria operazione politica, insomma. In questa sequenza c’è qualcosa che dà la vertigine: com’è possibile che il progetto civico per una città capoluogo, come Alessandria, possa legare insieme esponenti del mondo democratico alessandrino con i residui non pentiti, per quanto camuffati, della destra estrema? Davvero si pensa di poter costruire su basi tanto eclettiche e spregiudicate un fondamento di civismo?
Molti dei promotori e dei protagonisti del “quarto polo” sono stati e sono protagonisti della cultura democratica alessandrina. Alcuni di loro hanno occupato e occupano posizioni istituzionali di rilievo. Non senza rammarico, abbiamo dovuto prendere atto della loro indisponibilità a partecipare ad un progetto comune e condiviso, intorno alla candidatura di Rita Rossa, con il centrosinistra che la sostiene.
Ma ci domandiamo: consumato questo doloroso strappo, era proprio indispensabile, per un pugno di voti in più, imbarcare nell’avventura i portatori della cultura dell’intolleranza, di una visione della società fondata sulle discriminazioni e sulle divisioni? Non è quella cultura quanto di più alieno ci sia rispetto alle solide e civiche tradizioni democratiche alessandrine?
Daniele Borioli
Senatore Pd
Domenico Ravetti
Consigliere Regionale Pd
Sul tema, qui la richiesta di rettifiche e pubblica smentita di Graziano Canestri e del Quarto Polo