Come settima tappa della mia ricognizione nei sobborghi, martedì sera ho incontrato gli Alessandrini di San Michele.
Rispetto agli incontri avuti la scorsa settimana in due sobborghi dell’oltrebormida (Castelceriolo e Cascinagrossa), che mi hanno confermato le gravi criticità già riscontrate in tutta la Fraschetta, la situazione al di là del Tanaro mi è parsa al tempo stesso meno grave – pur nel contesto degradato che caratterizza l’intero territorio comunale – ma più sconfortante.
Infatti, se nel primo caso i problemi sono veramente gravi, a partire dall’inquinamento, per arrivare ai “giri dell’oca” che una persona deve affrontare per recuperare una raccomandata, la maggior parte delle criticità presentatemi martedì sera appartengono in realtà all’ambito dell’ordinaria amministrazione: trascuratezza nel tenere puliti fossi e rii, mancato taglio dell’erba, in particolare in corrispondenza delle rotatorie, dislocazione disordinata dei cassonetti dei rifiuti – o loro (ab)uso (a Gerlotti) da parte di abitanti di Comuni limitrofi -, assenza di pattugliamenti da parte della Polizia Municipale o, al contrario, “incursioni” per far cassa, approfittando della mancanza di parcheggi in prossimità di scuole, ufficio postale o farmacia, ascensore installato ma mai entrato in funzione al Camposanto, e via di questo passo.
Tutte questioni rispetto alle quali non ci si può francamente nascondere dietro al refrain della mancanza di fondi. Sarebbe sufficiente un efficace ammodernamento dell’obsoleta ed inefficiente macchina comunale – come più volte abbiamo proposto e ribadito – per venire a capo di simili problemi.
Certo, esistono anche due criticità assai gravi: da una parte, l’estrema pericolosità della strada statale che attraversa il paese, vera e propria “pista della morte” che, si teme fortemente, prima o poi sfocerà in tragiche conseguenze; dall’altra, la vicinanza del grande affluente del Po, che evoca drammatici ricordi ed alimenta costanti preoccupazioni.
Va da sé che, in questi due casi, il problema vada affrontato “a monte”: per ciò che concerne il secondo, nel senso letterale del termine, creando cioè zone di esondazione a ovest di Alessandria ed offrendo ovviamente forme di indennizzo ai proprietari dei terreni coinvolti (giacché la soluzione non può certo venire dall’innalzamento di argini, che aumentano invece la pericolosità del fiume); per quanto riguarda il primo, trovando soluzioni praticabili: creazione di marciapiede e pista ciclabile (possibile dal suo lato occidentale), posizionamento di dissuasori, installazione di un semaforo.
E se qualcuno di questi rimedi richiede un’azione a più elevati livelli istituzionali, occorre sforzarsi di operare al massimo in tal senso, tenuto conto, magari, della… “affinità” politica esistente fra la presente Giunta comunale e i suoi possibili interlocutori regionali o governativi.
A volte ci vorrebbe così poco!…
* Candidata a Sindaco di Alessandria
per “Quarto Polo”-“Patto per Alessandria”-“Partecipazione Democratica”