1) Al trio Brina-Boselli-Borgoglio per la risposta data al segretario del PD cittadino di Alessandria Daniele Coloris sulle partecipate, e nello specifico il servizio trasporti su gomma, ex ATM oggi Amag Trasporti. La classe politica comunale di oggi spesso è troppo giovane per conoscere la storia dei servizi pubblici cittadini negli ultimi quarant’anni, ma chi c’era (o chi ha studiato la materia) sa benissimo cosa è stato conquistato in quegli anni e cosa si è andati a perdere dal 2002 in poi: fino ad arrivare al disastro odierno, se vogliamo essere onesti. Le scelte fatte allora erano di avanguardia e al passo con un paese che in quegli anni voleva crescere verso un luminoso futuro, poi gravosamente disatteso. A partire dai primi anni Settanta chi amministrava Alessandria ha costruito e offerto servizi moderni e decorosi alla cittadinanza, e tali servizi hanno continuato ad esistere nonostante la tragica alluvione nel ’94 per tutta l’amministrazione Calvo. Durante l’amministrazione Scagni si cominciò ad esagerare, senza più fermarsi, e oggi a pagarne le conseguenze siamo noi e il futuro della città! Mentre scrivo ho davanti a me una corposa pubblicazione in carta patinata con il titolo: “Bilancio sociale di mandato 2002-2007 sindaco Mara Scagni”. Se qualcuno lo ha conservato potrà notare che dalle poche partecipate ben funzionati lasciate dalla Calvo, ereditate dal dopo commissariamento del comune nel ‘93 e fatte funzionare alla perfezione, tra il 2002 e 2007 si moltiplicarono conpartecipate e consorzi aggiunti agli esistenti con la causale di scopo nello svolgimento di servizi pubblici e attività diverse del comune. Tutto è scritto da pag. 103 a 114, e partendo da lì fu caduta libera. Chiaro è che la moltiplicazione implicò pure presidenze, direttori, consigli di amministrazione etc. Tolgo ogni dubbio su mie simpatie partitiche, ma i fatti sono questi. Ma torno agli anni Settanta: le scelte effettuate a quel tempo è mia opinione siano state coraggiose e corrette: costituzione di ATM, AMIU, AMAG, ATA (per conoscere il periodo, interessante la lettura del libro di Debora Pessot dal titolo “Alessandria, ieri: un passato ancora presente” (da pag.143 a 152). Quindi conoscere sempre prima di criticare! Per venire alla critica di Coloris, esiste un bel volume del 1997 dal titolo: “Storia dei trasposti alessandrini”: consiglio a tutti di leggerlo con attenzione.
Voto: 8
2) Dopo cinque anni a “menar il can per l’aia” di questi giorni a fine mandato ci tocca leggere ancora e ancora notizie di questo genere? “Debiti fuori bilancio, fallita la “caccia” ai responsabili – Palazzo Rosso non è riuscito a rispondere alla richiesta del ministero”, articolo de La Stampa con la firma autorevole di Piero Bottino del 22 aprile. Argomento delicato e preoccupante già trattato il 13 agosto 2016 dal quotidiano a stessa firma: “Debiti fuori bilancio, caccia a chi li ha creati – I capigruppo affidano al segretario comunale una relazione da portare in Consiglio con i nomi”. Dopo aver letto la news di questi giorni e andata a ‘ripescare’ lo storico su questo argomento, ad oggi mi chiedo: in Comune chi è preposto è in grado di fare ciò per cui è pagato? La politica eletta a servizio e tutela del cittadino e città, maggioranza e opposizione, ha una reale utilità? Senza Emanuele Locci, l’unico che ‘tira fuori’ queste situazioni, noi popolino vivremmo le nostre tragedie all’oscuro. Dal momento del dissesto ad oggi, dopo cinque anni con ogni sofferenza subìta in servizi indecenti nella città, sobborghi abbandonati a se stessi, senza contare ogni tipo di danno all’immagine di Alessandria e ai suoi residenti, siamo ancora qui nella “nitta” più profonda? A farla breve: per quel poco che conosco in materia contabile pubblica, suppongo che la formazione dei debiti fuori bilancio rappresenti un’irregolarità contabile da censurare, quindi è tempo di far conoscere ai cittadini tutte le verità di questi cinque anni nel modo più comprensibile possibile. Sia portato alla conoscenza pubblica l’elenco delle 831 posizioni aperte, e ognuna di queste sia accompagnata da chi ha deliberato o richiesto tale spesa o servizio, politico o dirigente non importa. Vogliamo un’ indagine seria, e una giustizia responsabile che non pari sempre il sedere ai soliti noti che paiono intoccabili. Altrimenti ci tocca ritrovarceli continuamente in “groppa” a perpetuare lo scempio.
Voto: 2
3) Festa dei lavoratori in un’Italia disoccupata e dove chi lavora ha perso ogni diritto conquistato. Ha ancora senso il primo maggio? Ma voglio andare oltre. Nel bel paese il mestiere più redditizio e tutelato è quello del politico. Niente calli sulle mani, niente schiena rotta da pesi, ore in piedi, niente ambienti tossici, stipendi precari o non adeguati, pensioni da fame. L’unico stress per loro arriva nel periodo elettorale, quando temono di perdere continuità e privilegi. News di questi giorni mi hanno portato a riflettere e ricordare un aneddoto. Amministrative 2002: durante un testa a testa tra i due candidati sindaco Mara Scagni e Oreste Rossi, in un salone di un cinematografo strapieno, nel dibattito all’argomento lavoro Tino Rossi diede un consiglio ai giovani sul loro futuro lavorativo, che a memoria diceva così: “fare politica è interessante e bello, quindi perché no: trovare lavoro iniziando una carriera nella politica”. Questo era ‘il succo’ del suggerimento, e in effetti dava un ottimo consiglio, perché chi riesce a piazzarsi in tale posizione sistema se stesso e famiglia alla grande in vita, e anche dopo il momento del ‘trapasso’ la parentela non avrà da lamentarsi. Perché riporto questo ricordo? Me lo ha “resuscitato” l’articolo su La Stampa del 21 aprile: “Vitalizi in Regione, on line l’elenco dei beneficiari – Gli elenchi pubblicati dal Consiglio: soltanto Davide Bono, M5S, ha rinunciato sia all’assegno che alla restituzione dei contributi”. Per agevolare chi si è perso questa ‘chicca’, inserisco i link dei due elenchi: Elenco dei beneficiari di assegno vitalizio e Elenco dei beneficiari della restituzione dei contributi versati ai fini dell’assegno vitalizio.
I “lavoratori” della politica si trattano bene, le regole di stipendi e pensioni se le confezionano su misura, non arretrano o rinunciano a nulla, non devono avere oltre quaranta anni di contribuzione per ottenere una pensione al di sotto del costo reale della vita. Monti/Fornero hanno ‘scippato’ la perequazione delle pensioni dei comuni mortali, Renzi (nonostante la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della normativa Monti-Fornero) ha restituito solo briciole. Ma a “lor signori” regionali nessuno ha tolto nulla.
Voto: 2