Come tutti ricorderete, durante la notte tra l’1 e il 2 novembre 2007 una sfortunata ragazza inglese di nome Meredith venne uccisa a Perugia in circostanze cruente quanto misteriose. Per quanto abbia seguito con attenzione e solo da spettatore televisivo le varie fasi del processo a Sollecito e alla Knox, posso confessare senza problemi di non avere minimamente intuito le dinamiche e le motivazioni del delitto. A meno di non tirare in ballo la droga, uno sgangherato tentativo di violenza sessuale, concomitanze esoteriche (ma la notte di Halloween era 24 ore prima…), il fatto resta oscuro e di dubbia interpretazione. Con una sola certezza: Meredith venne uccisa da una persona mancina.
Tra gli arrestati per forti indizio a carico, vi fu l’ivoriano Rudi Guedè che all’epoca di vide più volte in TV con le manette ai polsi e anche in rete in un grottesco clip nel quale rovesciava gli occhi e ruggiva con voce cavernosa. Lasciamo allora il campo a una serie di purissime coincidenze, diciamolo subilo nulle sotto il profilo processuale.
La Costa d’Avorio, patria di Guedè, è la patria – con il Senegal e il Benin – dell’autentico “vodun”, quello che poi tramite lo schiavismo si è diffuso, contaminandosi con altre forme animistiche, nelle zone caraibiche (soprattutto in Haiti) e in quella zona dell’America del Nord ai tempi controllata dalla Francia (Louisiana e New Orleans). Dalle varie combinazioni locali è nato quel che oggi chiamiamo ancora “voodoo”. Il “vodun” africano è una forma cultuale in cui la possessione, spesso inconsapevole da parte di chi la subisce, è considerata componente essenziale. Tutti i voodooisti, almeno una volta all’anno, vengono posseduti dai “loro” spiriti cui sono devoti, siano questi buoni – angels – o cattivi – djab, e durante il periodo di possessione appaiono in trance, quasi si trovasero sotto ipnosi o fossero sonnambuli. Al risveglio non ricordano assolutamente nulla di quello che hanno detto o fatto.
Il “Genio della Morte”, il cosiddetto “principe dei cimiteri”, viene chiamato Baron Samedì, Baron Kriminel o più brevemente “Guedè”, come Rudi. La leggenda lo descrive come mancino, né potrebbe essere altrimenti dal momento che sovrintende alla “via della mano sinistra”, definizione classica della magia nera.
Sui testi “vodun” è ben specificato che, quando Guedè s’impossessa di uno dei suoi accoliti, si compiace di imporgli un grottesco comportamento sessuale e violento in contrasto, se non in rotta di collisione, con il vero carattere della persona posseduta.
Sebbene sia oggi, soprattutto nelle versioni esportate, un culto incruento (anche se non si disdegnano i sacrifici di animali da cortile), resistono ai margini del “vodun” dei pericolosi gruppi di praticanti che tutti cercano di evitare: si chiamano “zobops”, “vlaindinbingue”, o “sectes rouges” (le cosiddette “sette rosse”) che, secondo parecchi antropologi (Melville, Herskovits…), praticano omicidio rituale, magia nera e forse cannibalismo.
Esistono ipotetiche tracce “in cronaca” applicabili a questa tesi in diversi eventi degli ultimi anni capitati in Africa, ad Haiti e nel sud degli Stati Uniti.
I giorni stabiliti in cui i Guedè possiedono ritualmente i loro seguaci sono l’1 e il 2 novembre. Forse si potrebbero sottolineare altre coincidenze o analogie con quanto accaduto a Perugia. Forse, se le conoscessimo. Ma appunto, si tratta solo di coincidenze.
La coincidenza, ovvero la legge del Caso. Parola che è l’anagramma di “Caos”.
In quanti altri delitti degli ultimi tempi i protagonisti sembrano “posseduti” e immemori delle loro azioni? Provate a pensarci, troppi. Per molti di costoro si tratta con evidenza di strategie processuali. Per i rimanenti la rimozione può essere autentica e fa riferimento a un processo mentale di estrema complessità nel quale non abbiamo né la pretesa né la possibilità di addentrarci. Però per alcuni casi la parola “possessione” è tornata alla ribalta. In primo luogo nel giudizio spesso interessati di prelati e di vicari con poteri di esorcismo. E in pochi casi persino da parte dei soggetti coinvolti nelle cronache.
Nel settembre del 2016 un ex attore romano sgozzò suo padre nel sonno e quindi confessò alla polizia di averlo fatto perché “posseduto”. Non è l’unico caso, ma il diavolo e altre entità oscure hanno fatto capolino dalle interpretazioni, quasi sempre sballate o romanzesche, di certi clamorosi delitti (Cogne, Novi Ligure, persino dai lanciatori di sassi dal cavalcavia di Tortona).
La coincidenza del cognome dell’ivoriano è, appunto, un’incredibile casualità. Quantunque nel regno della sincronicità le coincidenze sono sempre significative.