“Se il centro destra ci ripensasse, e decidesse di sostenere la mia candidatura, sarei assolutamente disponibile a parlarne”. Emanuele Locci chiude così, con una battuta e un sorriso, qualsiasi ipotesi di ripensamento ‘in corsa’ sulla sua candidatura a sindaco di Alessandria: il presidente della commissione Controllo di Gestione a giugno sarà in pista, e a sostenerlo prevede “3 o 4 liste, dipende da quel che decideranno i partiti che hanno scelto di sostenermi: da parte mia le liste civiche saranno certamente 2, perché i candidati sono troppi, una sola non basterebbe”.
Oltre alla dimensione civica, Locci dovrebbe incassare l’appoggio di Direzione Italia (Fitto-Priano), Partito della Famiglia, Fare con Tosi. Come questo si tradurrà in liste, e candidati, lo si scoprirà probabilmente soltanto in prossimità dell’11 maggio, scadenza per la presentazione ufficiale di tutte le certificazioni pre-elettorali.
“Prima di allora – spiega Locci – moltiplicheremo gli incontri fra la gente, con le persone: a partire dal concerto di mercoledì sera a San Michele, nei locali della parrocchia, dove ospiteremo Povia: un cantautore famoso ma anche alternativo e scomodo, autoprodotto. Sarà l’occasione per incontrare gli elettori, e anche per raccogliere le firme necessarie per la presentazione delle liste. Successivamente avremo altre serate con intellettuali, opinionisti, artisti: figure che possono non solo fare intrattenimento, ma portare un contributo di riflessione e discussione”.
Incontriamo Locci nella sede del suo comitato elettorale, in corso Borsalino. Seduto dietro la scrivania, eleganza impeccabile e aria da manager, il principale oppositore di Rita Rossa in consiglio comunale dubbi non ne ha: “l’importante per Alessandria è voltare pagina, e mandare a casa questo centro sinistra che procede senza bussola, e senza idee. Con che risultati per la città lo vediamo tutti”. Cerchiamo allora di capire come: quali sono davvero le strategie che Locci metterà in campo in questa campagna elettorale, e quali le possibili alleanze.
Consigliere Locci, la sua decisione ha tenuto banco per mesi, e non sono mancati appelli anche ufficiali del centro destra per ‘recuperarla’. Il segretario provinciale di Forza Italia Ugo Cavallera ha sperato fino all’ultimo in una sua conversione, se non sulla via di Damasco, almeno su quella di Mandrogne e Spinetta.
(sorride, ndr) Veramente contatti ufficiali non ce ne sono proprio stati, al di là delle dichiarazioni sui media. Però la vicenda credo sia chiara a tutti: ho sempre auspicato la costituzione di un’ampia alleanza, civica e trasversale, capace di portare aria nuova, e di uscire dalla logica delle segreterie di partito. Sembrava che ci fossero davvero tante forze interessate al progetto, un anno fa: e le primarie potevano essere lo strumento migliore per individuare il candidato sindaco. Il centro destra ha preferito percorrere strade diverse, e naturalmente auguro loro buona fortuna.
Si è letto che lei è stato espulso da Fratelli d’Italia: conferma?
No, non confermo: nel senso che davvero voglio uscire da qualsiasi contesto di sterile polemica, e guardare avanti. Pensiamo alle esigenze degli alessandrini, e non a piccole beghe da segreterie di partito. Comunque guardi (ci mostra l’email sul cellulare, ndr), sono stato invitato all’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia che si terrà a Roma nei prossimi giorni: veda un po’….
Va bene Locci, parliamo di Alessandria: davvero va tutto così male?
Sicuramente la città è messa peggio rispetto a 5 anni fa: questo sfido chiunque a negarlo. Ci saranno sicuramente anche elementi di crisi del paese, ma il centro sinistra guidato da Rita Rossa ci ha messo del suo, eccome. Il risultato è questo mix di senso di decadenza e assoluta mancanza di trasparenza che ho cercato di documentare puntualmente in questi anni. Ora siamo pronti a cambiare registro, per fortuna: dipende dagli alessandrini muoversi e dare una scossa.
Teme l’astensionismo?
(riflette, ndr) Vede, so che nel centro destra alessandrino qualcuno fatica ad accettarlo, ma il senso della mia candidatura è anche questo: portare alle urne una parte di elettorato, molto vasta oggi in città, che altrimenti starebbe a casa, o voterebbe Movimento 5 Stelle. Del resto, quando presenteremo le liste lo vedrete: nelle liste civiche che mi sosterranno ci sono diversi ex militanti proprio dei 5 Stelle, e questo è significativo: hanno capito che la vera strada del cambiamento passa dal nostro progetto.
Qualche nome di candidato delle sue liste, a proposito? Si parla del consigliere comunale Foglino, dell’ex consigliere Massimo Piccolo…
I nomi facciamoli tutti insieme, al momento opportuno, ossia quando ci sarà la presentazione ufficiale delle liste. Per ora posso dire che abbiamo in squadra ragazzi di vent’anni, e anche qualche pensionato di settant’anni, ma in splendida forma. Tutte persone che vogliono cambiare Alessandria, e cambiarla davvero, in meglio.
Ma al secondo turno che farete?
Al ballottaggio puntiamo ad andarci noi: e lo dico sapendo che ce la possiamo fare. Se non ci arrivassimo, cercheremmo comunque di portare avanti le nostre idee, e il nostro metodo, sostenendo chi ci sembrerà più prossimo. Certamente l’obiettivo rimane mandare a casa questo centro sinistra.
La multiutility, abbiamo letto in questi giorni, è alla ricerca di un partner finanziario al 49%, dopo aver privatizzato i trasporti. Cosa ne pensa?
Credo che sia poco serio, e anzi molto scorretto, prendere decisioni così vincolanti per il futuro a fine mandato. Vogliono comunque condizionare le scelte di chi verrà dopo di loro, imponendo le loro scelte. La situazione è altrettanto grave a Palazzo Rosso: lì per cinque anni la macchina comunale ha girato a vuoto, senza controllo e senza progetto. Ci sono più di 600 dipendenti, con professionalità anche di qualità: ma l’età media è elevatissima, intorno ai 52 anni, e con 2 soli under 35: 2 soli su oltre 600. Il che pone questioni importanti, in prospettiva, di riorganizzazione dei servizi, ma ancor più di ripensamento dell’organizzazione. Quel che interessa agli alessandrini poi, in fin dei conti, è ricevere servizi di qualità, puntando sull’innovazione. Chi conosce un minimo la realtà di oggi sa che non è così: Palazzo Rosso sta cadendo a pezzi, purtroppo non solo fisicamente. Occorre intervenire al più presto, con idee e progetti. Ci proveremo.
Lei intanto è in trincea fino all’ultimo. Ci spieghi questa vicenda dei debiti fuori bilancio apparentemente senza responsabili, di cui avete dibattito nell’ultimo consiglio comunale di venerdì scorso…
Io parlo dell’esistenza di debiti fuori bilancio fin dal primo consiglio comunale del 2012, insinuando anche il dubbio che la volontà di dichiarare il dissesto fosse un modo per mettere nel calderone della massa passiva anche i debiti fuori bilancio in modo da farli pagare ai cittadini e cancellare ogni responsabilità. Quando il Ministero ha chiesto al consiglio comunale di individuare i responsabili sono stato il primo ad offrirmi, come presidente della Commissione Controllo di Gestione, per condurre gli approfondimenti necessari ad individuare queste responsabilità ma la conferenza dei capigruppo ha avocato a sè questo compito. Da allora è stato tutto un passaggio di responsabilità: i capigruppo passano la palla alla Giunta che la passa al segretario generale che nel frattempo dà le dimissioni. Il primo febbraio entra in carica un altro segretario generale che dice di venire a sapere da me di questa questione solo a metà marzo perché nessuno dell’amministrazione lo aveva informato. Sollecitato formalmente da me, l’attuale segretario scrive al ministero chiedendo delucidazioni e intanto il tempo passa. Io anche per mia tutela già a settembre avevo segnalato alle autorità che il consiglio comunale non stava rispettando l’obbligo di individuare i responsabili dei debiti fuori bilancio e chiedevo di nominare un commissario ad acta. Durante l’ultimo consiglio comunale, relazionando sulla conclusione dei lavori della Commissione controllo di gestione, ho lanciato l’allarme delle conseguenze giudiziarie che potranno colpire i consiglieri comunali per non aver adempiuto alle indicazioni del Ministero, cioè l’omissione di atti d’ufficio ed il danno erariale.
Ettore Grassano