Massimo Marchese è un musicista di fama internazionale, ma profondamente alessandrino. Fece scalpore, un anno fa, l’intervista con cui, senza mezzi termini, l’artista attaccava un certo establishment politico culturale cittadino, muovendo una serie di critiche forti e circostanziate. Oggi, a distanza di tempo, è cambiato qualcosa? Marchese, che Alessandria la ama e la vive, quando non è in giro per il mondo per concerti ed esibizioni, non sembra aver sostanzialmente cambiato opinione.
“Non mi pare che nel frattempo sia cambiato molto: stessi volti, stessi metodi. Questa amministrazione non ha avuto assolutamente un progetto culturale per la città e, soprattutto non ha investito in cultura e il problema fondamentale credo sia dovuto non tanto al dissesto, ma a scelte politiche ben precise legate ad una buona dose di incompetenza. Gli amministratori di oggi pensano che far cultura in una città si limiti a realizzare qua e là qualche evento culturale (talvolta mascherato da sagra paesana), dopodiché il nulla. Purtroppo la cultura non è questo o, almeno, non solo questo. Fare solamente una politica dell’evento culturale non costruirà mai nulla”.
Massimo Marchese è affermato a livello internazionale e vanta una lunga carriera che l’ha portato a lavorare e collaborare con alcune delle più famose formazioni di musica antica e ad esibirsi come solista in giro per il mondo. Ha all’attivo diciotto pubblicazioni discografiche, otto come solista Si avvicina giovanissimo allo strumento iniziando con il M° Jakob Lindberg e conseguendo il diploma presso il “Royal College of Music” di Londra.
Insomma, un po’ l’idea di come funzionano le cose al di fuori di Tanaro e Bormida ce l’ha.
Sempre in viaggio per concerti, si è esibito in Giappone per un mese di seguito, con masterclass e lezioni universitarie sul rapporto tra musica e poesia nel Seicento italiano. Poi San Jose in Costa Rica per un concerto ed una masterclass.
Massimo Marchese si è dedicato allo studio della musica antica “quando ancora la musica antica non esisteva”. Come direttore artistico e consulente musicale ha firmato numerosi festival e rassegne musicali tra cui il Centro Italiano di Musica Antica di Alessandria nel 2004 con il quale organizza e dirige il Festival Europeo di Musica Antica – Piemonte Orientale fino al 2014.
Ma Massimo, fermo non ci sa stare: “Dopo il world tour del 2016 con tournée in Asia, Europa e Sud America, apparentemente ci sono stati alcuni mesi più tranquilli, almeno dal punto di vista concertistico – spiega Massimo. Questi mesi lontano dai palchi mi hanno permesso di preparare nuovi progetti, sia concertistici che discografici. Ad aprile uscirà un cd solistico molto particolare, dedicato sempre al liuto, però di musica contemporanea di Roman Turovsky Savchuk, compositore ucraino che vive a New York. Ha scritto moltissimi brani per tutti i tipi di liuti, quelli rinascimentali, barocchi, arciliuto e tiorba in uno stile ucraino settecentesco. Il cd sarà pubblicato da una nuova casa discografica, la ‘ Da Vinci Edition’ che ha sede ad Osaka e che distribuisce in tutto il mondo. Un altro progetto discografico che ho realizzato in questi mesi riguarda un cd dedicato al repertorio inglese del periodo elisabettiano relativo al primo manoscritto inglese per liuto stilato tra il 1588 e il 1595. Questo cd dovrebbe uscire tra l’estate e l’inizio dell’autunno e sarà pubblicato per Brilliantclassics, con la quale ho già realizzato una serie di cd”.
Nel futuro del musicista, tante sono le iniziative in campo, iniziando dalla ripresa dell’attività concertistica. “I prossimi concerti spazieranno nuovamente dall’Europa al Sud America, sia in qualità di solista che in altre formazioni”.
Il primo giugno sarà in Spagna per la Fondazione Segovia in duo con un flautista barocco, poi America Latina dove si snoderà una lunga e impegnativa tournée tra Cile, Messico e Perù.
“Per quanto riguarda il Cile e il Perù, sarò impegnato come solista e come docente in masterclass in diversi conservatori, mentre in Messico collaborerò con Zintzuni Cardel, soprano messicana specializzata nel repertorio barocco”
Questo tour in particolare ha un qualcosa in più. Sui giornali e sui social sudamericani attendono Massimo Marchese come una vera e propria star, considerato il liutista più importante del nostro tempo.
“Poi viaggerò tra la l’Italia e la Francia e a novembre sarò nuovamente protagonista nella City di Londra per presentare il mio ultimo cd dedicato al primo manoscritto inglese”.
Il 26 maggio uscirà anche un cd molto particolare cui Marchese ha collaborato, un lavoro totalmente diverso dal solito e, soprattutto, lontano dal repertorio a cui è solito avvicinarsi “ma che mi ha dato molte soddisfazioni, soprattutto per aver collaborato con musicisti importanti nel loro settore. La band in questione è la Rhapsody of Fire, forse il principale gruppo di musica metallica che ha voluto, per l’uscita del loro prossimo album, ‘Rhapsody of Fire, Legendary Years’, usare strumenti antichi come il liuto e i flauti dolci. Sono davvero onorato di aver partecipato a un progetto così importante”.
Eppure Marchese Alessandria non riesce a dimenticarla, o meglio non vuole. E continua a sperare che qualcosa possa cambiare. Ma come? Lui qualche idea ce l’avrebbe: “Per fare una battuta che, a mio avviso, rende bene la situazione: gli eventi finiscono alle venti, poi tutti a casa e il giorno dopo di nuovo il vuoto assoluto fino al prossimo evento. Far cultura, per me, significa altro. Significa creare una serie di sinergie tra vari interlocutori come, ad esempio, l’Università. Creare un polo museale che funzioni davvero e interagisca con i cittadini (gli alessandrini quasi non sanno cosa sia il museo Borsalino, tanto per dire), avere una biblioteca funzionante a tutto campo e non che faccia letteralmente ‘acqua da tutte le parti’, un teatro che sia degno di questo nome e così via”.
Sul teatro, in particolare, il cui pieno rilancio fu ‘simbolo’ della campagna elettorale dell’attuale sindaco Rita Rossa nel 2012, Marchese ha idee precise: “Capisco le molteplici difficoltà che si sono incontrate a causa della chiusura forzata di questi anni (in cui la situazione culturale italiana è nettamente crollata), ma se ci fosse un progetto vero, il teatro potrebbe diventare il polo culturale della città, anche senza funzionare al massimo delle sue possibilità. A mio parere il teatro dovrebbe essere ‘il cuore’ della cultura alessandrina, dal quale far partire tutto. Mi piace pensare ad una città con un teatro ‘aperto’, polivalente, dove si possano recuperare spazi in ogni zona della città, dalla periferia ai sobborghi, anziché abbandonarli e farli cadere a pezzi. Mi piace pensare ad una città dove ogni cittadino possa cibarsi di cultura in ogni angolo in cui si trova, da una piccola piazza alla Cittadella. Sogno, ad esempio, che una piazza come Santa Maria di Castello, il cuore della storicità alessandrina, possa diventare la sede principale di una stagione estiva. Una sorta di Agorà in cui gli alessandrini si ritrovino e vivono appieno la loro città. Riabituare il pubblico alla cultura non sarà sicuramente facile, ma gli alessandrini sanno rispondere e apprezzare le cose belle, se gli vengono offerte”.
“Una città culturalmente fiorente – continua Marchese – rappresenta una ricchezza enorme per tutti, anche dal punto di vista economico. La cultura è l’immagine di una città: meno cultura = più degrado! Invertiamo la rotta con meno degrado = più cultura, ne gioverebbero tutti gli alessandrini e non solo gli addetti ai lavori”.
Il musicista conclude con un appello ai candidati al ruolo di sindaco di Alessandria alle prossime elezioni di giugno: “Mi piacerebbe sentire qualche candidato ‘coraggioso’ dire che tra le priorità della città c’è anche la cultura, perché con la cultura si possono combattere anche questioni come la sicurezza e tanto altro. Candidati sindaci, non sottovalutatela”.