Aiuto, ancora loro: i bus elettrici! E per Palazzo Rosso vorrei il voto plurimo [Le pagelle di Gzl]

Aiuto, ancora loro: i bus elettrici! E per Palazzo Rosso vorrei il voto plurimo [Le pagelle di Gzl] CorriereAldi Graziella Zaccone Languzzi

 

1) Notizia ‘presa’ dal web: “Trasporto pubblico urbano: in arrivo due bus elettrici. Un accordo tra Comune e Regione che prevede due bus elettrici dal costo di circa 300-400 mila euro ognuno, e con essi la creazione di una stazione di ricarica per mezzi elettrici. Si legge che sarà una compartecipazione da oltre 100 mila euro di Palazzo Rosso, e che la somma sarebbe già a bilancio”. Alessandria da almeno quindici anni necessita di rinnovare i mezzi del trasporto pubblico cittadino. In questi anni abbiamo viaggiato su mezzi alluvionati, usurati, ricevuti in prestito o acquistati di seconda e terza mano da altre città, bus pari a rottami traballanti su strade non da meno, una “goduria” per ossa e organi sofferenti, a cui aggiungo una delizia per le donne incinte. Ora: in una città con oltre 90 mila abitanti e un territorio da servire composto da diciassette sobborghi si spenderà una barcata di soldi per n. 2 bus elettrici? Qualcuno ricorda quando viaggiavamo sulle navette elettriche nuove di zecca nel dopo alluvione? Noi “utenti pazienti” si tratteneva il respiro per il timore di non arrivare a destinazione per tempo, nel tragitto iniziavano a rallentare fino ad esalare l’ultimo respiro. Si scendeva rassegnati mentre l’autista chiamava l’ATM perché inviasse il doppio soccorso: un mezzo per riportare la navetta a ricaricare e un mezzo per ri-caricare noi e continuare il percorso. Saranno ecologici, saranno ultima generazione ma temo altro spreco di denaro. Per completare le news del momento: in questa altra notizia si ipotizza un futuro più roseo per il trasporto pubblico di casa nostra. A questo proposito cito una porzione delle dichiarazioni di Coloris: “Occorre certamente un serio investimento sul parco mezzi”. Rispondo: importante è che i nuovi “padroni” dell’ex ATM non rinnovino il parco mezzi di casa loro e a noi ci rifilino i loro vecchi ‘catorci’. A pensar male a volte ci si azzecca, e noi ormai siamo la città degli scarti altrui. Voto: 3

 

2) Elezioni amministrative 2017, stabilita la data dell’11 giugno Scomparso a 90 anni l'avvocato alessandrino Bruno Fracchia, a lungo parlamentare del Pci CorriereAl(ballottaggi il 25). Scelta da “perfetti ciapaquai”, perché giugno è il mese in cui, concluse le scuole, genitori e nonni portano i bimbi al mare. Comunque manca poco, e con un sospiro di sollievo posso dire che siamo arrivati alla fine di un periodo tormentato. Devo però constatare tempi duri per i cittadini che intendono andare a votare. Ero certa di stare al balcone indisturbata ad osservare in tutta tranquillità questa “commedia semiseria”, invece sto scoprendo in questi giorni e a circa tre mesi dalla chiamata per modificare il governo cittadino, una situazione di necessità: vorrei poter disporre di più voti,come ad esempio nelle assemblee condominiali dove si possono portare più deleghe. Mi spiego meglio: in Alessandria ci si conosce un po’ tutti, e da più parti ricevo richieste di coinvolgimento diretto, o anche solo di appoggio esterno. Ma appunto preferisco stare alla finestra.
A questo aggiungo la parte più difficile: alcuni amici carissimi e conoscenti mi chiedono consigli, un appoggio, il mio voto. Sono volti nuovi, candidati “riempi-lista”, quelli che portano buona acqua al mulino di un candidato. Ci credono, ci mettono passione civica, anima e corpo nella campagna elettorale, per portare un po’ di aria fresca, impegno, trasparenza e cambiare qualcosa in meglio. Ma qui casca l’asino: sono tutti validi, ognuno con esperienze interessanti e positive, ma accontentare tutti mi è impossibile, il voto è solo per uno e per questo è urgente modificare le regole del voto amministrativo, e non è una battuta. Intanto soffia aria di astensionismo. Rilevo nelle persone indignazione, sfiducia e la volontà di disertare il voto. Spero però che tale indignazione si trasformi in voglia di partecipare e premiare o bocciare i comportamenti di ognuno dei candidati che hanno operato nei cinque anni, e che è giusto raccolgano ciò che hanno seminato. Nel frattempo io andrò a votare con molti dubbi: alla fine fra diversi amici potrei anche essere costretta ad affidarmi alla sorte. Vedremo.
Voto: 4

 

unione-europea3) Pagella suggerita da una frase di Jena da La Stampa di domenica 26: “Ma perché i leader dell’Europa ci spiegano che bisogna rilanciare l’Europa e poi non la rilanciano?”. Già perché aver speso una barcata di denaro per tale inutile teatrino? Sabato 25 marzo la UE ha “festeggiato” i 60 anni dalla prima firma storica dei Trattati di Roma. Un pro memoria di quel dì: 60 anni fa, il 25 marzo 1957 a Roma, alle 18 in punto i rintocchi della ‘patarina’, la storica campana del Campidoglio, risuonò per annunciare l’inizio della cerimonia della firma dei Trattati per la Comunità Economica Europea da parte del presidente del Consiglio Segni e del ministro degli Esteri Martino: in quel giorno il “cantiere” dell’Europa fu ufficialmente aperto con una cerimonia tranquilla, alla presenza di molti giornalisti e tanti cittadini curiosi, ricchi di speranza e fiducia nel futuro del nostro Paese. Altri tempi. Dal 2011 l’Italia è mal governata da non più eletti dal popolo, Gentiloni è capo di un governo provvisorio, il ministro degli Esteri preferisco non citarlo. Sessanta anni dopo, del clima di fiducia, di speranza e di tranquillità non c’è più nulla: Roma è blindata, spazio aereo chiuso, un clima di grandissimo allarme con dispiegamento di forze eccezionali per eventuali attacchi di terrorismo, black bloc, anarchici, antagonisti dei centri sociali contro l’eventuale presenza dell’estrema destra, attività commerciali costrette alla chiusura. Per fortuna non è successo nulla ma i costi subiti dalle forze dell’ordine e il mancato guadagno delle attività sono pesanti. Significativo l’articolo de “Il Fatto Quotidiano” del 24 marzo: “Trattati Roma, nulla da festeggiare. Il progetto europeo è in frantumi”, dal quale traggo alcune chicche: “Sovranità persa – Austerità applicata integralmente solo alla gente comune – Gestione accoglienza migranti meglio stendere un velo pietoso – deindustrializzazione con salari stagnanti – l’Unione Europea è stata piegata alle esigenze dell’economia tedesca, la quale ha progressivamente imposto un dualismo nord/sud, le famose due velocità”. Concludo con una frase di Gentiloni che stride di brutto: “60 anni fa, l’Italia era ridotta ad un cumulo di macerie”. Sarà, ma almeno il paese di allora era governato da galantuomini a differenza di oggi, e nelle persone c’era la speranza nel futuro, e un senso di comunità che oggi, in Italia, non esiste più. Chiediamoci come mai, caro Gentiloni…
Voto: 2