In ambito professionale il mio interesse è principalmente rivolto a quella parte della popolazione che spesso viene considerata ormai inutile e improduttiva, destinata alla casa di riposo: i vecchi. Ahimè, siamo ancora lontani da una concezione di senescenza come una fase in cui continuare a coltivare “il fine” della vita, piuttosto che “la fine”.
A peggiorare il quadro intervengono le patologie, spesso croniche e degenerative, che colpiscono gli anziani e che, come un’onda, si ripercuotono sulle famiglie e sulla società.
Quello che è interessante vedere, però, è come le basi per un decadimento anche di tipo cognitivo durante la terza età siano identificabili negli stili di vita sostenuti durante tutto l’arco della propria esistenza.
Prendiamo ad esempio una delle piaghe più dolorose dell’invecchiamento: l’Alzheimer. La demenza di Alzheimer è una malattia neurologica degenerativa che comporta il graduale decadimento delle funzioni cognitive, alterazioni dell’emotività, del comportamento e delle capacità motorie. Tutti sanno che è una malattia in continua espansione, tanto da essere considerata una delle emergenze sanitarie del nostro secolo a fronte della costante crescita dell’aspettativa di vita e delle ricadute che questa patologia ha sui famigliari dei pazienti, che spesso subiscono un brusco abbassamento della qualità della vita con ripercussioni in ambito psicologico, socio-lavorativo e medico.
Quello che pochi sanno è che una buona percentuale dei casi di Alzheimer (e di demenza vascolare) sono imputabili ad alcuni fattori di rischio MODIFICABILI: un’analisi condotta sulla popolazione ha fatto emergere i 7 fattori che possono essere responsabili dello sviluppo di questa patologia. Il primo lascia davvero stupiti e fa riflettere sull’ampiezza delle politiche preventive che si potrebbero adottare.
Ecco i 7 imputati:
7- Diabete Mellito (2.9%);
6- Ipertensione (5.1%);
5- Obesità (2.0%);
4- Depressione (7.9%);
3- Inattività fisica (12.7%);
2- Fumo (13.9%);
1- BASSA SCOLARITA’ (19.1%)
Questo significa che, per esempio, ben 19 casi su 100 potrebbero essere scongiurati esclusivamente attraverso la prevenzione dell’abbandono scolastico.
Questi dati ci confermano ancora una volta come uno stile di vita sano e attivo, sia dal punto di vista fisico che mentale, sia la nostra migliore armatura per difenderci da un gran numero di patologie, anche dall’Alzheimer!
Se avete curiosità o domande a cui vorreste risposta potete scrivermi a poggio_sara@libero.it e i vostri quesiti saranno i protagonisti di “Psicologia in pillole”!
FONTI:
Norton S, Matthews FE, Barnes DE, Yaffe K, Brayne C. Potential for primary prevention of Alzheimer’s disease: an analysis of population-based data. Lancet Neurol. 2014 Aug;13(8):788-94
Dr.ssa Sara Poggio – Psicologa, Psicoterapeuta Cognitiva
In Forma Mentis – Studio di Psicologia e Chinesiologia, Acqui Terme
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