“Lei dovrebbe sapere meglio di tutti che la prima forma di diritto è la forza bruta”
Alan Cowen
Un ragazzino di undici anni colpisce con un bastone un coetaneo provocandogli delle discrete lesioni al volto, fatto che spinge la famiglia del bambino ferito a voler approfondire la questione, convocando i genitori del colpevole per discutere dell’accaduto in maniera pacifica e razionale.
Quella che inizialmente dovrebbere essere un’occasione di confronto e conciliazione fra persone adulte e civili, diviene a poco a poco teatro di bassezze e arroganza, in cui ognuno tira fuori i lati peggiori della propria persona, spesso mascherati da comportamenti stereotipati e compiacenti.
Diretto da Roman Polasky e basato sull’opera “Il Dio del massacro” della drammaturga Yasmina Reza, questo film del 2011 è una commedia dai toni drammatici che mostra l’uomo spogliato da buonismi e maniere cordiali, troppo spesso usate per occultare un lato molto più battagliero e dominante. La natura selvaggia degli esseri umani che spinse il filosofo Hobbes a considerli lupi famelici incapaci di coesistere con pathos e sentito rispetto reciproco.
I protagonisti della pellicola appartengono ai nostri tempi, sono individui acculturati e benestanti ma in fondo non meno animaleschi dei nostri avi muniti solo di clava e ferocia: non bisogna quindi stupirsi quando questa forza esplode sgretolando il bon ton tipico di alcune classi sociali votate al consumismo e all’apparenza.
Le rispettive famiglie dei ragazzi, mosse più dalla volontà di sistemare la faccenda per non avere problemi che da un partecipe spirito di solidarietà e benevolenza, provano inizialmente a camuffare il loro disinteresse per presentarsi invece come ricchi di empatia e garbo, qualità che si scopriranno essere quasi del tutto assenti nel loro vero modo di essere.
Jodie Foster interpreta l’intelligente Penelope, forse l’unica fra i quattro a voler concludere l’incontro cercando realmente di trovare una soluzione al diverbio avvenuto fra i ragazzi, conscia di come sia importante scoprire le cause di un episodio violento senza liquidare il tutto in modo superficiale e sbrigativo. Progressista, a tratti frustrata e convinta delle proprie idee, la donna appare comunque autenticamente orientata verso un dialogo costruttivo e umano, cosa non sempre realizzabile.
Kate Winslet veste con bravura i panni di una raffinata e formale signora d’affari, madre di un ragazzino impulsivo e manesco che senza pensarci troppo ha malmenato un compagno. Cordiale e piacente, passa dall’essere sorridente e gentile al divenire acuta e tagliente scena dopo scena.
Il personaggio interpretato da John C. Really è invece il tipico uomo alle prese con un carattere prepotente e individualista, peculiarità tenute a bada per il bene della famiglia da cui però pare sentirsi oppresso, cosa che non mancherà di rinfacciare alla consorte.
Freddo, sarcastico, furbo e poco motivato all’incontro, Christof Walz presta il suo volto ad un signore poco interessato alle questioni familiari che vorrebbe gestire l’episodio con la stessa logica ferrea con cui affronta ogni giorno i processi giudiziari.
Perfido, elaborato e scorrevole, il nastro riesce comunque a non stancare lo spettatore nonostante lo scenario sia sempre un ricercato salotto, forse simbolo di un progesso parziale che può portare gli esseri umani a credersi evoluti solo perchè capaci di crearsi un habitat confortevole e accogliente. La bellezza della stanza, curata nei minimi dettagli ed esteticamente piacevole, non corrisponde allo stato d’animo di chi la abita, uomini e donne intrappolati in uno stato di brutalità e collera sempre più evidente.
“Carnage” rispecchia alla perfezione una realtà fatta di convenzioni sociali ed ipocrisie, a cui forse sfuggono solo i più giovani, ancora appartenenti ad una fascia d’età in cui si può tranquillamente diventare amici di qualcuno dopo averci litigato, al contrario di molti adulti in apparenza affabili e compiacenti, ma in fondo mossi unicamente da un avido e sanguinario desiderio di rivalsa nei confronti di chiunque, che porta inevitabilmente ad un massacro.