Un sistema sanitario non esattamente “in salute”. È ciò che era emerso già l’anno scorso, in occasione del VI “Welfare Day”, in cui era stata presentata la ricerca di Censis Rbm Assicurazione Salute.
Un allarme sollevato soprattutto dal numero sempre maggiore di italiani che rinunciavano a curarsi per motivi economici: ben 11 milioni le persone che rinunciano alle terapie o le rinviano.
Dati in crescita, due milioni in più rispetto al 2012, che riguardano soprattutto le fasce più deboli come anziani e giovani (i cosiddetti “millenials”), come emerge da uno studio sul “caro-cura” presentato martedì da Cisl Alessandria
“Più basso è il reddito e minori sono le risorse da dedicare alla cura” hanno spiegato i presenti “: è aumentata la spesa sanitaria privata, arrivata a 34,5 miliardi di euro, registrando un incremento, in termini reali, del 3,2 % negli ultimi due anni, 2013-2015, il doppio dell’aumento della spesa complessiva per i consumi delle famiglie nello stesso periodo.”
Diversi i fattori che hanno portato a questa virata.
“In primis il costo del ticket, aumentato fino a superare il costo della stessa prestazione in una struttura privata ma poi anche le liste di attesa e le difficoltà di accesso. Un laboratorio o un ambulatorio di una struttura privata sono aperti in orari più accessibili per i lavoratori, pomeriggio, sera o week end che sia.
Oltre a questo si aggiunge il fatto che ben il 45% della cittadinanza nazionale giudica peggiorata la qualità della vita del servizio sanitario pubblico.”
Una situazione allarmante, insomma, convalidata anche dalla statistiche fornite dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio che confermano, fra gli altri dati, quelli inerenti l’aumento dei ticket, saliti del 33% nel periodo 2010-2014. Il 50% sui ticket farmaceutici e il 19% per quelli sulla specialistica ambulatoriale.
Scendendo, invece, più a livello provinciale, l’alessandrino, che conta ben 190 Comuni, ha una percentuale di over 65 pari al 26,93%. Una percentuale, dal 2015, in costante aumento.
“A parte le inevitabili rivendicazioni sulla distribuzione territoriale di alcune ‘specialistiche’, ci pare di poter affermare che le numerose strutture sanitarie presenti in provincia possano garantire una sufficiente copertura se accompagnate dalla promozione di una medicina del territorio sempre più accessibile” hanno proseguito i presenti in conferenza stampa, a parlare era Clara Saladino della FNP Cisl che ha poi esposto un questionario sottoposto a 223 cittadini “gli italiani hanno forse cambiato atteggiamento e da ipocondriaci si stanno adesso trascurando troppo? Per indagare su questo fenomeno abbiamo effettuato una ricerca.”
Che era articolata in quattro sezioni: dati anagrafici, indagine su patologie, prestazioni, difficoltà e soluzioni e conclusioni ed osservazioni finali.
“Abbiamo sottoposto il questionario ad una fascia di popolazione di età compresa tra i 22 ed i 94 anni, con una netta prevalenza della zona di Alessandria. Circa il 25% ha dichiarato di non avere rilevanti problemi di salute mentre per quanto concerne le patologie più diffuse, esse si riferiscono ai settori di ortopedia, oculistica, cardiologia, urologia, oncologia e chirurgia generale. Per quanto riguarda le prestazioni , le più richieste risultano essere state le analisi e le visite specialistiche.”
In linea con i dati Censis, i risultati inerenti difficoltà e soluzioni al problema.
“Le difficoltà maggiori, che portano al rinvio della cura e al ricorso al privato, sono le liste di attesa ed il costo dei ticket. Sono 111 le persone che hanno lamentato la lunghezza dei tempi di attesa.”
Ecco, quindi, che il privato appare come scelta quasi obbligatoria soprattutto per accorciare i tempi.
“Dall’esame è emerso che ben 123 intervistati hanno trovato la soluzione dell’attesa troppo lunga ricorrendo, dunque, alle strutture private, a quelle convenzionate o a strutture più distanti dall’abitazione.”
Liste di attesa e costi sono risultati essere dunque, in base all’analisi dei questionari, i due fattori principali che inducono i cittadini al rinvio cure e al ricorso al privato.
E per quanto concerne la provincia di Alessandria, secondo le statistiche riferite al 2015 relative all’Azienda Sanitaria Locale, i termini delle liste di attesa per le prime visite specialistiche oscillano, in media, a seconda della prestazione, da un minimo di un giorno ad un massimo di 268 giorni.
E i dati recenti, 2016, confermano il trend con un attesa che può variare da 2 a 147 giorni mentre per la diagnostica i tempi sono assai variabili: si va dagli 0 (zero) giorni per un elettrocardiogramma o una radiografia completa ai ben 53 giorni per un ecocolordoppler.
A livello nazionale, i dati evidenziano un divario di attesa rilevante tra pubblico e privato e, addirittura all’interno del privato stesso, tra “ticket privato”, “intramoenia” e “privato”.
In ultima analisi i costi.
“Per analizzare questo problema, sia delle prestazioni che dei farmaci, occorre precisare la dinamica della spesa in base alla normativa della Regione Piemonte che applica, in aggiunta al ticket, una quota fissa per ricetta modulata in rapporto al valore economico della singola ricetta stessa. In pratica, a seconda dell’importo delle prestazioni prescritte al ticket, è aggiunta una quota in base al valore della ricetta che può variare da 3 fino a 25,50 euro. Per esempio un paziente con prescrizione per prestazioni diagnostiche dovrà corrispondere per tale ricetta 14,90 euro relativo al ‘ticket’ e tre euro quale quota fissa in ragione del fatto che il valore della ricetta è nella fascia tra i 10 e i 15 euro.”
In continuo aumento, infine, la spesa per i farmaci che, a livello provinciale, è aumentata con 4 milioni di euro spesi nei primi sette mesi del 2015 saliti poi a 4,5 milioni nel 2016.
E solo in Alessandria, in sette mesi, sono stati spesi 4,5 milioni di euro pagati dai cittadini.
Da rimarcare, in chiusura, anche la continua crescita dell’ “out of pocket” ossia la spesa sanitaria sostenuta direttamente dalle famiglie.
“Si spende per i farmaci, le visite e gli esami diagnostici e la cifra ha ormai raggiunto i 36 miliardi mentre la spesa farmaceutica a carico dei cittadini ha registrato, nel 2015 e 2016, un incremento del 2,8% rispetto al 2014.”