Facciamo un breve riassunto sulla situazione dell’Ospedale di Acqui Terme.
Sono chiusi punto nascite, ginecologia e cardiologia. Quattro specialità chirurgiche sono state accorpate sullo stesso piano. Ora abbiamo solo un pronto soccorso, ovvero, un solo medico in servizio di notte, gli anestesisti in servizio attivo a fatica riescono a garantire la già ridotta attività della sala operatoria e il laboratorio di analisi a sua volta in procinto di subire un più che drastico ridimensionamento di organico.
Diciamocelo: non servivano ulteriori indizi per confermare la netta volontà di proseguire col sistematico smantellamento del nostro ospedale.
A quanto pare, questo edificio di sei piani, costruito nel 1976 con moderni criteri antisismici, dislocato in un’area che per quiete e paesaggio fa invidia a decine di altri ospedali, deve proprio dare fastidio a qualcuno.
Cosa avvalora questa idea?
Voci autorevoli sostengono che si stia configurando un riassetto dei servizi territoriali locali. L’ordine è: “Via i doppioni”. Basta mantenere ambulatori dermatologici, otorinolaringoiatrici, punto prelievi, ecc. sia in ospedale, che nella struttura di via
Alessandria.
Nella logica del buon senso e del recupero di una struttura praticamente nuova in cui gli spazi interni ormai sovrabbondano e il parcheggio è comodo, potrebbe essere una buona idea accentrare tutti questi punti ambulatoriali presso l’Ospedale di Acqui Terme. E invece no. Le succitate autorevoli voci, sostengono che dal cilindro dei
nostri maghi di sanità stia per uscire un nuovo coniglio, in grado di sorprendere grandi e piccini.
La soluzione trovata, infatti, pare consista in un corposo lifting di Villa Mater in via Alessandria, con nuovi investimenti pubblici per realizzare gli spazi necessari a ospitare tali servizi. Soluzione che comprende anche un fantomatico piano parcheggi per ovviare alla cronica mancanza di posti auto, ben nota in quel distretto. Verrebbe da chiedersi dove stia la logica in un progetto elaborato nel pieno Dispetto del risparmio, dell’efficienza e della comodità. La risposta che viene data a giustificazione di una simile scelta da parte delle voci autorevoli è: “Vuoi mettere la comodità? Un acquese potrà venire in ambulatorio a piedi!”.
E immediatamente ti vengono in mente gli anziani e gli ammalati che devono essere accompagnati in auto perché impossibilitati a camminare, o le migliaia di persone che vivono fuori dalla città termale. E allora, tutto torna! Non dovremo subire solo i danni di un piano sanitario scellerato, che accentra servizi a prescindere dalla vastità dei territori, dalle difficoltà dei collegamenti, dall’intasamento ormai cronico degli ospedali maggiori e dalla conseguente sottrazione delle cure a chi è in difficoltà.
Probabilmente ci toccherà anche veder mettere in pratica ogni suo dettaglio, nel migliore dei casi con imperizia e il solito scellerato dispendio di soldi pubblici.
Il Movimento 5 Stelle è già al lavoro per presentare in Regione un’interrogazione contro questa nuova scelta priva di senso. Il ricorso al Tar è fondamentale e dovrà essere tenuto in piedi, ma al contempo è necessario procedere con tutti gli strumenti possibili per garantire ai cittadini acquesi una copertura sanitaria efficiente e più che sufficiente.
* Candidato Sindaco M5S Acqui Terme