di Andrea Antonuccio.
«Voglio vivere, ma questo non è vivere»
Dj Fabo a don Vincent Nagle, cappellano della Fondazione Maddalena Grassi di Milano
Qualche giorno fa i miei due figli (18 e 17 anni) mi hanno chiesto un giudizio sulla vicenda di Fabiano Antoniani, alias Dj Fabo. Una vicenda che conosciamo tutti.
“Secondo te Fabo ha fatto bene o ha fatto male?”. Mi hanno chiesto un giudizio morale, difficilissimo. Ora, i miei ragazzi sanno perfettamente che per me la vita è sacra, sin dal suo concepimento. Avrebbero potuto immaginarsi la mia risposta. Eppure, con una serietà nel chiedere che vedo raramente, mi hanno fatto una domanda tremenda.
La mia risposta è stata: “Che cosa ne posso sapere io della sua disperazione, della sua lotta per vivere, della sua malattia, dei suoi pensieri? No, non lo giudico”. Ma quanta tristezza, che magone mi è venuto, pensando che un giorno anche i miei figli potrebbero fare la stessa cosa… Come mi comporterei se mi implorassero di accompagnarli in Svizzera, o da un’altra parte (magari in Italia, tra qualche anno), per farla finita?
Ecco, un dialogo con chi ha il mio stesso “magone” lo aprirei volentieri. Per capire se è giusto che sia lo Stato a darmi la morte, pur “buona”. Anche se sono io a chiedergliela. Anche se mi sembra così poco umana.