Il solco è tracciato. Il senatore alessandrino Federico Fornaro ha annunciato, ieri pomeriggio, la sua uscita ufficiale dal Partito Democratico. Protagonista di primo piano, dal 2013 ad oggi, della minoranza Dem in Senato, e in prima fila anche nell’elaborazione di una ipotesi di riforma della legge elettorale (non a caso ‘ribattezzata’ Fornarellum), l’ex sindaco di Castelletto d’Orba ieri ha rotto gli indugi, compiendo il gran passo. Vi proponiamo di seguito, in maniera integrale, il suo pensiero di addio al PD. E rimaniamo naturalmente in attesa di valutare, da oggi, le conseguenze politiche della sua scelta su scala comunale, provinciale e regionale. Che saranno certamente significative. E. G.
Sono giorni che il tema della scissione del PD è al centro dell’attenzione.
Nessuno invece ha parlato e parla dell‘abbandono silenzioso di iscritti, militanti e elettori che in questi anni non si sono più riconosciuti e non si sono più sentiti rappresentati dal PD della narrazione renziana.
Abbiamo chiesto di poter fare un congresso vero, aperto, partecipato per provare a ricucire lo strappo con questa parte del nostro mondo. Per ritrovare le ragioni fondative del PD, per ritornare ad essere una comunità politica.
Un congresso per aiutare il governo di qui alla primavera 2018 a dare segnali forti su temi come la lotta alla povertà, il lavoro dei giovani, la scuola.
La risposta è stata una chiusura su tutta la linea con l’idea che si possa risolvere tutto in poche settimane, per poi andare al più presto al voto anticipato.
Noi abbiamo voluto bene al PD e non avremmo avuto remore a continuare ad essere minoranza in un grande partito plurale: ma è sotto gli occhi di tutti la trasformazione del PD nel PDR e io al Partito personale di Renzi non mi sono mai iscritto.
Come in tutte le separazioni le colpe e le responsabilità non stanno mai tutte da una parte, ma un dato mi sembra incontestabile: in un grande partito plurale il segretario ha un dovere più degli altri nella ricerca della sintesi unitaria, mentre le riunioni degli organi dirigenti nazionali sono state ridotte a una stanca, quanto sterile ripetizione dei rapporti di forza determinati con il voto delle primarie.
In tre anni il segretario nazionale non ha trovato il tempo per organizzare né una conferenza programmatica né una conferenza organizzativa, ma il tempo e le risorse per organizzare tre Leopolde, quelli li sì li ha trovati.
Così come ha trovato il tempo per definire gufi e sabotatori parlamentari della minoranza, senza neppure informarsi che uno come il sottoscritto, con lealtà e responsabilità, ha il 99,7% di presenze in aula e ha partecipato, votando sì, a tutti i 60 voti di fiducia al governo.
Non è questo il PD che avevamo sognato dieci anni fa.
Lasciare la comunità del PD della provincia di Alessandria non è facile e in queste ore difficili vorrei ricordare solo i tanti momenti belli, le vittorie, le amicizie, l’affetto ricambiato di tante compagne e compagni, di tante amiche e amici.
È un nuovo inizio nel campo del centro-sinistra e sono certo che ci ritroveremo ancora a stare dalla stessa parte della barricata in tante occasioni e in tante istituzioni rappresentative.
Un grazie dal più profondo del cuore per questi anni di militanza comune e un arrivederci a tutte e a tutti.
Un abbraccio.
Federico Fornaro