Pur avendo criticato l’Eco narratore, la cui illeggibilità, da parte mia, confermo, e tuttologo, sono completamente d’accordo con quanto afferma il dott. Franco Ferrari, con cognizione di causa, come si diceva un tempo.
Umberto Eco è stato un grandissimo amante e scopritore di libri. Anche nel suo lavoro alla Bompiani, le collane da lui dirette non hanno mai sbagliato un titolo.
Sull’intitolazione della nuova, tanto attesa, bella biblioteca comunale, l’attribuirla alla Calvo è un ossimoro scandaloso (sarenne stato più pertinenete intitolarle un centro benessere). Ma per darle il nome di Eco, non si devono aspettare 10 anni? E non c’è il pericolo di innescare una faida tra amministrazioni successive?
A me per esempio suscita profondo disgusto che esista in Alessandria una strada intitolata a Togliatti, il quale sapeva tutto dei crimini di Stalin, delle purghe coi processi farsa, di cui furono vittime anche autentici comunisti italiani. A Mosca non poteva fare nulla, ma in Italia ha preso per i fondelli milioni di militanti col mito dell’URSS paradiso dell’uguaglianza. Il PCI era allora il più importante partito comunista europeo. La posizione di Togliatti sull’Ungheria invasa militarmente dall’URSS, perché sobillata dal capitalismo straniero, ha portato via quasi tutte le teste pensanti dal partito. Forse quello che il suo centralismo democratico (tradotto: qui comando io) in fondo voleva. Meno male che all’invasione della Cecoslovacchia non c’era più: chissà cosa sarebbe stato capace di fare.
E da prestigioso politico costituente quale fu, non si è mai opposto, anzi ha contribuito a nascondere l’accumularsi progressivo, immorale e anticostituzionale, perché votato da loro stessi per se stessi (palese conflitto di interessi), e non da un organismo terzo, delle decine di prebende e rimborsi, a cominciare dalla pensione ad hoc, reversibile fino al gatto di casa (avete visto la reazione alla proposta di Renzi di abolirle? Hanno ragione i 5 stelle) dei parlamentari, che il PCI tranquillamente votava, perché metà sarebbe finita nelle casse del partito.
Ad Umberto Eco si potrebbe anche non intitolare nulla, come è stato detto, il suo humor era così intelligente, così inatteso (ricorderò sempre la scena nella scalcinata pizzeria dove ci aveva portato l’assessore Maestri, che lo rimproverò perché disegnava giochetti enigmistici sulla tovaglia di carta del tavolo, e lui obbedì senza fiatare: anche questa è ironia (racconto l’aneddoto nel mio articolo “Delmo Maestri e l’Alessandria di una volta”, pubblicato da Città futura, CorriereAl, A.P., Blog di Lava, Alessandria News).
La sua cultura era immensa, mai esibita, bensì donata in modo affabile e quasi umile all’interlocutore.
Davvero i libri della sua biblioteca personale dovrebbero diventare un centro di vita culturale, usufruibile dal pubblico degno di frequentarli. Grazie Franco per avercelo ricordato.
Elvio Bombonato – Alessandria