Ci sono dei periodi nella nostra vita in cui sembra andare tutto storto e dove ogni scelta fatta porta già con sé la convinzione che sarà quella sbagliata. È solo il fato o, inconsapevolmente, ci mettiamo anche qualcosa di nostro nell’impantanarci in queste spirali negative?
Pensiamo alla Legge di Murphy, per cui se ci cade una fetta biscottata finirà sul pavimento inevitabilmente dal lato della marmellata; è una di quelle situazioni in cui alzi gli occhi al cielo e pensi che la giornata sia iniziata malissimo e chissà se non potrà continuare anche peggio!
Non è però il fato che ci combina questo scherzo, ma la fisica e in particolare il momento di inerzia: quando la fetta cade dal tavolo o dalle nostre mani non riesce ad assumere la velocità necessaria a compiere una rotazione completa, per cui si spiaccica a terra dalla parte farcita.
Anche quando siamo convinti che capitino tutte a noi, in realtà molte volte riusciamo a riscontrare un ragionevole motivo che ci ha condotto in quella situazione. Ritornando alla nostra fetta, è possibile che mi cada perché io quella mattina sono particolarmente sovrappensiero, per cui manco di consapevolezza in quello che faccio e mi aggiro come un automa per la cucina; di solito quando già di prima mattina siamo assaliti dai pensieri vuol dire che siamo preoccupati per qualcosa e la caduta della colazione non farà che accentuare la nostra percezione di fatalità avversa. Per cui, se devo parlare col capo al lavoro, ci potrei andare con un atteggiamento negativo o rinunciatario che può essere notato dal superiore e portare a un ulteriore risvolto sfavorevole della giornata.
Questo processo, che vede intrecciati i nostri pensieri, comportamenti, le nostre emozioni e le risposte altrui si chiama profezia che si autoavvera ed è una delle trappole più potenti della nostra mente. Per fortuna noi non siamo fette biscottate, ma possiamo decidere di far compiere ai nostri pensieri una rotazione più ampia per poter atterrare su un lato meno avverso, riconoscendo il potere delle nostre convinzioni negative.
Questa sorta di pessimismo prolungato ci espone a grande stress che, a sua volta, modifica la funzionalità sia del nostro cervello che del nostro corpo. Quando dobbiamo assistere una persona malata, per esempio, capita spesso che ci ammaliamo anche noi (quando si dice “piove sempre sul bagnato”), ma anche in questo caso non è solo sfortuna, ma probabilmente la stanchezza e la preoccupazione prolungate vanno ad agire su predisposizioni individuali e fanno emergere, nel momento meno opportuno, sintomi e patologie che magari sarebbero stati silenti in altri momenti di vita.
Tutto ciò dimostra come la nostra cultura, da Cartesio in poi, ci abbia fatto crescere con un bias importante, quello che mente e corpo siano due entità separate, per cui probabilmente chi legge queste cose può pensare che capitino solo a un branco di suggestionabili. Invece, tutti noi funzioniamo più o meno così e, soprattutto, non c’è vera distinzione tra mente e cervello, perché sono intrecciati l’uno con l’altro e si influenzano reciprocamente.
Se avete curiosità o domande a cui vorreste risposta potete scrivermi a poggio_sara@libero.it e i vostri quesiti saranno i protagonisti di “Psicologia in pillole”!
Dr.ssa Sara Poggio
Psicologa, Psicoterapeuta Cognitiva
In Forma Mentis
Studio di Psicologia e Chinesiologia, Acqui Terme
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