di Pier Luigi Cavalchini
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I “grippioni”, i personaggi del mitico “Gelindo” che tutti conosciamo, sono una delle migliori rappresentazioni del sentimento popolare. Letteralmente sono gli “uomini della greppia”, quelli della mangiatoia, quella buona non interessante per i politici. Nel caso – recentissimo –della cava alessandrina “Clara e Buona” (ai conferimenti provenienti dal “Terzo Valico dei Giovi”), sono l’esemplificazione della semplicità di fronte all’ignoto, all’incomprensibile, a ciò che è avvertito come “pericolo”, proprio perche’ “non chiaro”. Ricordate tutti il passaggio della “Divota Cumedia” (1) in cui Gelindo, di fronte ad una pattuglia romana in perlustrazione, spiega di essere in giro ad “ora tarda” per vendere “sirassi”, i formaggi caprini dei pastori e, come risposta, ottiene una perquisizione della merce, con tanto di sequestro “d ‘in sirass”, “giusto per verificare se è buono”. Il tutto, evidentemente, senza pagare e con la copertura prepotente dell’aquila imperiale romana, senza scrupoli nel saccheggio delle risorse altrui.
Bene. Ciò che sta succedendo qui da noi ha più di una somiglianza con questi fatti (pur venati di fantasia) di duemila anni fa. Il sincero, alla situazione poco piacevole, aggiunge: “Ma warda ‘n po’ is ater lee…” “Ma guardalo. Arriva qui (la Palestina con ‘molto’ della pianura alessandrina), si mette d’accordo con i potenti locali e fa quel che vuole…”. E’ la stessa domanda che ci poniamo tutti, di fronte alla determinazione con cui il COCIV, con la copertura di tutta una serie di figure amministrative e istituzionali, porta avanti il suo percorso blindato verso la realizzazione del “Terzo Valico dei Giovi”. Un affaire del valore di sette miliardi e più di euro. Un malloppo di cui nessuno vuole privarsi… E la “comunicazione” del giorno 8 febbraio 2017 in Prefettura ha ricalcato in pieno quel tipo di situazione. “I contatti giusti li abbiamo già presi, le contromisure anche, abbiamo persino dato l’impressione di avere qualche ripensamento…ora la strada è libera e…viaaa…come un treno”.
Ma andiamo per ordine.
L’apertura, intorno alle 17 e 20 è stata del Prefetto dott.ssa Tafuri che, fatti gli onori di casa, ha rimarcato che “ci sono tutte le componenti istituzionali (2) e che quel che riguarda l’opera ‘Terzo Valico’ è motivo di grande attenzione”. Sottolinea, inoltre, che “non è mai venuta meno l’attenzione per l’ ‘opera’ e per la salute”. Una combinazione di termini che può risultare contraddittoria, non – però – per chi l’ “opera” (cioè il Terzo Valico AC/AV Genova-Milano) l’ha sempre sostenuta. Interviene poi Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, vero “deus ex machina” della giornata che, con il tono più rassicurante possibile, ci ricorda che: “La cava in oggetto non è per rifiuti speciali. Che tutte le analisi, di ARPA, Uffici regionali, ASL ecc., concordano nel ritenere assolutamente compatibile la cava in oggetto con il conferimento di ‘inerti’. E tali sono, se vengono i rispettati i livelli di soglia ammissibili dall’attuale normativa”. Il nostro Gelindo direbbe: “Ma che brav omi…”.
Ma torniamo a noi. Rendendosi conto di fare affermazioni importanti – che portano l’Ente Regione ad essere tutt’uno con le realtà locali (soprattutto Comune di Alessandria e Ente Provincia) e di alto profilo istituzionale (Prefettura nella sua massima espressione e “Commissario ministeriale” dott.ssa Romano)- prova ad allargarsi un po’. Chiamparino, allora, ci dice che “se dovessero entrare in vigore normative con maggiori livelli di controllo e di garanzia per i cittadini, saremo i primi a favorirne l’effettiva applicazione con tutte le conseguenze dell’atto”. Ritiene di essere dalla parte del giusto quando segnala di avere avviato i procedimenti amministrativi per il trasferimento dell’Osservatorio Ambientale da Roma ad Alessandria… anche se – “us n’è visà” direbbe Tirsi (1) – non ci sono al momento certezze rispetto ai tempi di rilocalizzazione (e si spera, anche, di ridefinizione di impegni e responsabilità). Oltre tutto, è sempre il Presidente della Regione a ricordarcelo, sono ormai in dirittura di arrivo “i procedimenti per l’annullamento degli attuali incarichi di direzione e gestione dell’opera in tutti i suoi aspetti al Consorzio COCIV, con conseguente passaggio delle consegne”. Anche se la cronistoria di quanto successo in questi ultimi tre mesi, fornita dalla direzione COCIV in margine al ricorso TAR (vedere sotto) ci rappresenta una struttura tutt’altro che in disarmo.
L’alto profilo istituzionale della “comunicazione” avrebbe dovuto comportare una qualche forma di riferimento a “quando” e “verso chi” si concretizzeranno queste operazioni “prossime” … Ma accontentiamoci… Evidentemente – per il momento – Gelindo, Tirsi, Maffe’, Medoro e tutti gli altri pastori benedetti della Notte Santa, non si sentono di andare oltre qualche recriminazione con annessa speranza nello “stellone” (3).
Sempre nella sua qualità di proconsole (seguendo il canovaccio della Cumedia citata), il buon Sergio Chiamparino prova a “raccontarla” al popolino del contado , con un classico “sono in gioco credibilità e affidabilità delle Istituzioni che, comunque, già hanno dimostrato fermezza e compattezza decapitando (e cambiando de facto) gli impresentabili dirigenti del COCIV, appesantiti da inchieste e imputazioni pesanti.”. Quì nterviene, quasi sommessamente, la dott.ssa Romano: “le preoccupazioni delle popolazioni a fronte di fatti gravi ascrivibili alla sola dirigenza COCIV” e che, comunque, “si è tentata, a livello parlamentare, una procedura di revisione della c.d. ‘Legge Obiettivo” (4), ma non si è giunti a nulla… una maggioranza ‘trasversale’ ha difeso la Legge così com’è”. Il tutto, sia la breve comunicazione della dott.ssa Tafuri, sia l’articolato intervento di Sergio Chiamparino, sia la chiosa della dott.ssa Romano, veicolato senza astio o rivalse… solo come “dato di servizio a cui attenersi”. Quasi un ‘editto’ romano, letto in mezzo alla “platea” di qualche sperduto “vicus” usando sintassi e lessico il più possibile “indolori”.
Ma fra la “plebs” c’è anche il nostro Gelindo che spera nel “suo” Sindaco e fa zittire gli altri quando vede che sta per prendere la parola… Rita Rossa, a scanso di equivoci, ricorda subito “la riunione di mercoledì scorso” in cui si è verificata l’insostenibilità della procedura amministrativa intrapresa (quello del blocco dell’autorizzazione al conferimento, nel più complessivo “Piano Cave”, collegato alle opere accessorie al c.d. “Terzo Valico”). E’ già tanto, ci dice, essere riusciti a tenere in vita questo “blocco” per due mesi, ora ci si esporrebbe a rischi – soprattutto per l’Amministrazione Comunale – del tutto insostenibili. Ribadendo poi la sua personale posizione ‘favorevole’ rispetto all’ “opera”, invita a “non inseguire delle chimere, basando – invece – future valutazioni alle sole risultanze tecniche delle analisi”. Maffe’, però, tra il pubblico dei “grippioni” , non capisce…e chiede a Gelindo “Ma s’e’ chi son is chimeri?” . Il pastore – sconsolato – risponde: “Ci dà dei visionari…quelli che si immaginano le cose e pensano che siano vere”… “Ma sta tranquill… i disu ‘faremo’, ‘vedremo’ ma po’ i fon niente…”. Tutti gli altri pievani fanno cennidi assenso, ma è lo stesso Gelindo a zittirli: “Ma stè citu che adess i contu cula del garante…”
Infatti, viene ribadito più volte che la funzione di “garante”, di fatto, già oggi è assunta dal Prefetto e dai suoi uffici anche nella delicata fase di trasporto dei materiali (dalle località di scavo ai luoghi di conferimento finali). Oltre che in tutte le fasi in cui “ci sarà necessità”.
Così almeno viene “comunicato” e a tali “disposizioni superiori” è comunque meglio attenersi, avendo “fiducia” nella capacità realizzativa delle Istituzioni. E, nei “faremo”, “andremo”, “troveremo” che tanto fanno preoccupare il nostro Gelindo, ne troviamo tre o quattro, uno in fila all’altro che non ci esimiamo di elencare “ad futuram memoriam” (così si è espresso il “proconsole” Chiamparino).
Dopo il “prossimo” trasferimento dell’Osservatorio Ambientale da Roma ad Alessandria e la “prossima” eliminazione del COCIV a favore (presumibilmente) di RFI, aggiungiamo altri tre o quattro impegni, con tanto di nodo del fazzoletto, tutti spiattellati lì per lì “cme’ ‘toc ‘d bel’e’calda” (è Tirsi, stavolta, a intromettersi…).
Della funzione di “garante” del Prefetto, abbiamo già detto (con la definizione di “prossimi” compiti precisi), del posizionamento di “display” che monitori in tempo reale e senza sconti il materiale in entrata di cava, si era già sentito dire “in giro”, mai – però – ne era stata ufficializzata la fattibilità, con tanto di contorno istituzionale ai massimi livelli. Certo, anche per questo provvedimento si parla di “prossime” settimane ma, “pievani del vicus” “abbiate fede e vedrete…”
“Certo, siamo qui a ricordarvi che non è successo nulla, che il taglio del ‘cordolo’ da parte di COCIV ha permesso un deflusso controllato – e già segnalato all’AIPO – delle acque, che la cava verrà riempita solo con materiale di scavo con percentuali amiantifere ‘nella norma’ e in totale assenza di additivi chimici o altre sostanze derivanti dalle lavorazioni, e che – poi – basta essere sempre contro … bisogna essere moderni”…Così recita l’ ‘editto’ e “a queste indicazioni chiediamo, a tutti i ‘pievani’, di uniformarsi.”. Abbiate fede.
Tirsi, Medoro e Gelindo, se ne vanno con la coda fra le gambe. Vorrebbero che sul territorio, davvero, arrivasse solo materiale inerte, che tutti i camion – di ogni tipo, forma e proprietà – subissero un monitoraggio serio, che non ci fosse un filo di amianto a terra e per aria… ma a Maffe’ scappa una imprecazione… “se… me nona s’l’ava ‘l rovi’ l’era ‘n tranwai…”.
Quindi, riassumendo, nonostante l’ambiente istituzionale, permangono dubbi sulle reali intenzioni di arrivare – in breve – a cambiamenti anche minimi. Della “variazione di rotta” più importante, quella della dichiarazione di contrarietà alla c.d. ‘opera’ per impatto ambientale, conseguenze sociali e manifesta antieconomicità, ci siamo ormai fatta una ragione… A meno che intervenga qualche “angioletto del cielo” che, come avviene nella cornice del Teatro San Francesco, riesce a cambiare in positivo anche le situazioni più negative…”la vediamo “dura””. E, prima di immergerci nell’istruttiva disamina dei fatti fornita dagli avvocati del consorzio COCIV uniamoci al “a vigrumma” del buon pastore Gelindo.
…
Ma il Consorzio COCIV è in disarmo oppure no? A giudicare dal modo con cui ha trattato la questione specifica dello smaltimento in cava, sembra proprio di no. Altro che “commissariamento a breve”… (leggere, qui sotto, la parte centrale della richiesta di revoca del provvedimento comunale fatta al TAR Piemonte.
FATTO 1. Il Consorzio COCIV opera in qualità di General Contractor di RFI per la progettazione esecutiva e la realizzazione della tratta della linea ferroviaria dell’Alta Velocità Milano – Genova denominata “Terzo Valico dei Giovi”.
Nell’ambito di tali lavori, il COCIV si avvale di vari siti di deposito di materiali da scavo non destinati a discarica, tra cui l’area della ex cava in località Cascina Clara e Buona nel territorio del Comune di Alessandria.
In particolare l’area in questione rientra in un più ampio progetto di riqualificazione ambientale, in relazione al quale COCIV ha sottoscritto apposito contratto di subaffidamento con la soc. Allara SpA, impegnandosi da parte sua al conferimento delle terre e rocce da scavo per il riempimento del sito.
Il progetto di riqualificazione e di messa in sicurezza del sito è stato approvato da tutte le autorità competenti (in particolare v. Deliberazioni GR Piemonte n° 8-3161 del 18.4.2016; Determinazioni regionali n. 303 del 30.5.2016 e n. 2211 del 22.08.2016 e Autorizzazione idraulica dell’AIPO prot. 20641 del 11.8.2016), previo esperimento di tutte le necessarie verifiche di compatibilità ambientale.
2. In data 25.11.2016, l’area della ex cava Cascina Clara e Buona veniva interessata da un consistente evento alluvionale, in conseguenza del quale, il Direttore dei Lavori del COCIV – con Ordine di servizio n. 3 – provvedeva a sospendere ogni attività nell’intera area di cava.
3. Successivamente, con ordine di servizio n. 4 del 28.11.2016, preso atto della cessazione delle cause che avevano dato causa alla sospensione, il medesimo Direttore ordinava la ripresa dei lavori come da progetto autorizzato.
4. Nel frattempo, un dirigente della protezione civile di Alessandria, Sig. Claudio Coffano, segnalava con mail del 25.11.2016 (doc. 1) all’Arpa, ad un funzionario del Ministero dell’Ambiente e all’Osservatorio ambientale, che le aree della Cascina Clara e Buona avevano subito pesanti allagamenti e ipotizzava che fosse necessario sospendere i conferimenti in sito per consentire una verifica di Arpa sulle condizioni ambientali dell’area.
5. In data 26.11.2016, il personale tecnico di Arpa Piemonte – unitamente ad alcuni funzionari della Provincia di Alessandria e del Comune – si recava nell’area. Nell’occasione veniva attestato con un verbale di sopralluogo (doc. 2) che l’area si presentava completamente allagata e impercorribile. Nel verbale, inoltre, si affermava come non fosse possibile determinare eventuali livelli di contaminazione dell’area né effettuare campionamenti, ma si segnalava altresì che i campionamenti fatti da Arpa precedentemente all’alluvione (3 sopralluoghi e 5 campionamenti completati) non avevano evidenziato presenza di inquinanti né amianto.
6. Successivamente, in data 29.11.2016, si svolgeva un apposito sopralluogo congiunto sulle aree alla presenza di funzionari regionali del Settore Polizia Mineraria, Cave e Miniere, di Arpa e di personale di Cociv. In tale sopralluogo (come risulta dal relativo verbale di sopralluogo, sottoscritto dalle parti; doc. 3), veniva attestato che il fiume era rientrato nel proprio alveo, che le fotografie effettuate (a quanto pare il 27.11) non interessavano l’area di cava ma un campo limitrofo. Si attestava, inoltre, come non sussistessero pericoli e/o impedimenti alla ripresa dei lavori.
7. Nonostante tali risultanze, con ordinanza prot. 649 del 29.11.2016 (doc. 4), il sindaco della città di Alessandria ordinava al Consorzio l’immediata sospensione dei conferimenti di materiale presso il sito comunale di cascina Clara e Buona, ritenendo non sufficientemente rassicuranti le risultanze del sopralluogo. Nell’ordinanza, si specificava che la sospensione sarebbe durata fino all’acquisizione da parte del Comune di appositi rapporti di Arpa attestanti l’inesistenza di contaminazioni o di altre problematiche di natura ambientale o di altri elementi di pericolo per la salute pubblica, conseguenti ai detti eventi alluvionali.
In tale ottica, si chiedeva al COCIV la predisposizione di una relazione attestante l’assenza di elementi contaminanti nel sito ed all’Arpa Piemonte di effettuare gli accertamenti necessari per verificare l’insussistenza di contaminazioni all’interno e a valle del sito in oggetto.
8. In data 29.11.2016 (doc. 5), anche il Prefetto di Alessandria scriveva al Cociv, chiedendo notizie sulla situazione nel sito di deposito.
9. In data 30.11.2016 (doc. 6), Cociv inviava al Prefetto e per conoscenza al Commissario Straordinario, all’Osservatorio Ambientale ed al Sindaco di Alessandria, una relazione in merito alla situazione nelle aree.
10. Successivamente, in data 13.12.2016, COCIV, riscontrando la richiesta contenuta nell’ordinanza sindacale, inviava al Comune una ulteriore relazione, predisposta dal Direttore di cava del Consorzio Ing. Cipullo (doc. 7).
11. Con nota del Comune – Direzione Ambiente del 4.01.2017 diretta alla Regione Piemonte – Settore Polizia Mineraria (doc. 8), il Comune dava atto che, in data 23.12.2016, l’Arpa Piemonte aveva provveduto ad inviare al Comune la relazione tecnica parimenti richiesta nell’ordinanza sindacale. Ciononostante, il Comune richiedeva, quale nuovo ulteriore presupposto condizionante la revoca dell’ordinanza, di avere evidenza dell’ottemperanza 6 alla prescrizione n. 10.2, contenuta nel provvedimento regionale di VIA del 18.04.2016.
In tale ottica, si chiedeva ad Arpa di verificare con l’autorità competente per la VIA regionale la corretta interpretazione della detta prescrizione ed al Settore regionale Polizia Mineraria di verificarne l’ottemperanza.
12. Con nota del 10.01.2017 (doc. 9), COCIV richiedeva allora che, nelle more della detta verifica da parte degli uffici regionali, venisse revocata almeno parzialmente l’ordinanza per la parte relativa alle attività di conferimento nelle aree in asciutto.
13. Il sindaco del Comune di Alessandria – con nota del 13.01.2017 (doc. 10), in risposta alla nota COCIV – comunicava che la valutazione della richiesta di revoca parziale sarebbe potuta avvenire solo a valle della conferma da parte della Regione Settore Polizia Mineraria dell’avvenuta ottemperanza alla detta prescrizione e a valle della sua interpretazione autentica da parte degli uffici regionali competenti. Inoltre, con l’occasione, il Comune sollecitava all’Arpa ed alla Regione Settore Polizia Mineraria una nuova valutazione sulla efficacia delle prescrizioni in tema di altezza dell’argine in costruzione.
14. In data 11.01.2017 (doc. 11), COCIV informava il Ministero dell’Ambiente che, attesa la sospensione dei conferimenti presso il sito di cascina Clara e Buona e di cava Parlotta, i materiali di scavo sarebbero stati trattati come rifiuti, per consentire la prosecuzione dell’attività di scavo.
15. In data 17.01.2017 (doc. 12), gli uffici regionali del Settore Polizia Mineraria scrivevano al Comune, in riscontro alla richiesta del Comune, confermando l’interpretazione e l’ottemperanza della citata prescrizione VIA.
16. Conseguentemente COCIV, con nota del 18.01.2017 (doc. 13), richiedeva nuovamente al Comune la revoca immediata dell’ordinanza in parola, essendo venuto meno ogni suo presupposto. Con l’occasione spiegava, altresì, al Comune che l’opera spondale in costruzione, coperta da regolare nulla osta idraulico, non ha la funzione di contenimento delle piene ma di protezione della sponda per mitigare gli effetti erosivi del fiume Bormida.
Tale richiesta non ha avuto ad oggi alcun riscontro.
17. Con successiva comunicazione del 25.1.2017 (doc. 14), la Regione Piemonte – Settore Polizia Mineraria ribadiva il contenuto della precedente nota in merito alla ottemperanza della prescrizione 10.2. della delibera autorizzativa e riferiva altresì che il Settore regionale Difesa del Suolo e della direzione opere pubbliche aveva confermato l’efficacia della difesa spondale del fiume Bormida come prevista in progetto.
18. Anche alla luce di tale ultima rassicurante comunicazione della Regione, con nota del 25.1.2017 (doc. 15), COCIV diffidava formalmente ed in via ultimativa il Sindaco del Comune di Alessandria a revocare l’ordinanza sindacale del 29.11.2016.
Ad oggi, non essendo ancora pervenuto da parte del Comune alcun riscontro in merito alla richiesta revoca dell’ordinanza, il COCIV si vede costretto a proporre ricorso giurisdizionale, con richiesta di misure cautelari urgenti, per i seguenti motivi in DIRITTO I.Violazione e falsa applicazione dell’art. 50 del D.Lgs. 267/2000; Violazione dell’art. 97 Cost.; Violazione e falsa applicazione dell’art. 3 l.n. 241/90; Motivazione apparente, insufficiente e perplessa; Eccesso di potere per carenza dei presupposti di fatto; difetto di istruttoria; contradditorietà; sviamento di potere.
Dalle circostanze in fatto sopra illustrate emerge chiaramente come l’ordinanza contingibile impugnata sia stata adottata dal Sindaco in assenza di qualunque elemento idoneo che potesse motivare o giustificare un provvedimento di simile portata e così gravoso per l’interesse del Consorzio ricorrente. Per consolidata giurisprudenza, infatti, “L’adozione di un’ordinanza sindacale contingibile e urgente presuppone necessariamente situazioni non tipizzate dalla legge di pericolo effettivo, la cui sussistenza deve essere suffragata da un’istruttoria adeguata e da una congrua motivazione, in ragione delle quali si giustifica la deviazione dal principio di tipicità degli atti amministrativi e la possibilità di derogare alla disciplina vigente, stante la configurazione residuale, quasi di chiusura, di tale tipologia provvedimentale, nella quale la contingibilità deve essere intesa come impossibilità di fronteggiare l’emergenza con i rimedi ordinari, in ragione dell’accidentalità, imprescindibilità ed eccezionalità della situazione verificatasi e l’urgenza come assoluta necessità di porre in essere un intervento non rinviabile” (fra le tante vedi Tar Piemonte, sez. II, 05/04/2016, n. 429; Tar Lazio- Roma, sez. II, 07/04/2016 n. 4191;Consiglio di Stato, Sez. V, 26/07/2016, n. 3369; Cassazione penale, sez. I, 30/07/2014 n. 33779).
Nella fattispecie in esame è invece evidente la mancanza di tutti i presupposti sopra indicati, dato che l’ordinanza sindacale in questione si fonda su una situazione di pericolo del tutto presunta per la salute pubblica, collegata alla esondazione del fiume Bormida che aveva parzialmente interessato l’area della ex cava Cascina Clara e Buona: ciò nonostante i sopralluoghi effettuati dalle autorità competenti (Arpa, Polizia Mineraria) e di cui si dà conto nella stessa ordinanza avessero già fornito ampie rassicurazioni sulla inesistenza di pericoli per la salute.
In particolare, sia nel verbale del sopralluogo del 26 novembre 2016 (doc. 2) sia in quello del successivo 29 novembre (doc. 3), si rappresentava chiaramente che:
.i. il sito di deposito del materiale di scavo non aveva subito modifiche sostanziali rispetto allo stato prealluvionale;
.ii. dall’esame visivo e olfattivo non si era riscontrato lo sversamento e la presenza di rifiuti e/o sostanze contaminanti o di idrocarburi;
.iii. i campionamenti effettuati da Arpa sul materiale depositato – fino a pochi giorni prima dell’esondazione – non avevano rilevato alcuna sostanza inquinante, né presenza di fibre di amianto.
Pertanto sebbene non sussistesse alcuna situazione di pericolo effettivo ed imminente, il Sindaco del Comune di Alessandria decideva comunque di ordinare la sospensione dell’attività di conferimento in sito, demandando ad ulteriori e non necessarie verifiche ambientali da parte di Arpa e dello stesso COCIV sulla situazione del sito di conferimento.
È chiaro pertanto che il provvedimento impugnato è illegittimo non soltanto perché si fonda su motivazioni apparenti ed incongrue ma anche perché privo di qualunque elemento istruttorio che potesse giustificarne l’adozione, tanto è vero che gli approfondimenti istruttori sono stati richiesti con lo stesso provvedimento.
. Violazione e falsa applicazione dell’art. 50 del D.Lgs. 267/2000; Motivazione insufficiente e perplessa; Eccesso di potere per carenza dei presupposti di fatto; difetto di istruttoria; contradditorietà; sviamento di potere; incompetenza. Ulteriore profilo di illegittimità del provvedimento impugnato risiede nell’utilizzo improprio ed arbitrario da parte del Sindaco di poteri eccezionali per finalità esorbitanti dalla provvisorietà ed urgenza che dovrebbero caratterizzare l’ordinanza ex art. 50 del D.Lgs. 267/2000.
Ciò si ricava dal fatto che, nonostante sia COCIV sia ARPA Piemonte avessero fornito tutti gli accertamenti e le relazioni richieste dall’ordinanza sindacale sull’inesistenza di qualsiasi pericolo per la salute conseguente agli 10 eventi alluvionali, il Sindaco non procedeva mai a revocare l’ordinanza in questione, neppure a seguito dei molteplici solleciti e diffide inviate da COCIV che segnalavano i gravi danni subiti per l’impossibilità di conferimento nel sito dei materiali di scavo.
Lo sviamento da fini tipici della legge è reso ancor più palese dalle successive note della Direzione Ambientale del Comune di Alessandria del 4.1.2017 (doc. 8) e del Sindaco in data 13.1.2017 (doc. 10) che subordinavano la revoca dell’ordinanza ad ulteriori verifiche mai richieste in precedenza e non aventi alcuna relazione con gli eventi alluvionali.
In tal note si chiedeva, infatti, da un lato una verifica della Regione Piemonte – Settore Polizia Mineraria, sulla ottemperanza delle attività svolte nel sito di deposito alla prescrizione 10.2. di cui al provvedimento regionale di VIA del 18.04.2016, e dall’altro, una nuova valutazione sulla efficacia delle prescrizioni in tema di altezza dell’argine in costruzione.
Si trattava all’evidenza di verifiche relative alle modalità realizzative del progetto di riqualificazione della cava che era già stato approvato dalle autorità competenti, alle quali soltanto poteva essere eventualmente demandata una attività di controllo sulla effettiva conformità al progetto.
In tale ottica, dunque, i provvedimenti impugnati appaiono anche affetti da palese incompetenza, laddove il Sindaco e l’Amministrazione comunale si sono arrogati poteri di controllo ad essi non spettanti.
Circostanza ancora più grave è che, nonostante la Regione Piemonte abbia soddisfatto tali ultronee richieste di verifica con le note del Settore Polizia mineraria 17.1.2017 (doc. 12) e del 25.1.2017 (doc. 14) – in cui si dava atto dell’ottemperanza alla prescrizione 10.2. e si confermava l’efficacia della difesa spondale del fiume Bormida come prevista in progetto – il Comune ad oggi non ha ancora provveduto a revocare l’ordinanza sindacale del 29.11.2016.
11 Non v’è pertanto alcun dubbio che i provvedimenti impugnati siano gravemente illegittimi e debbano essere annullati.
Sull’istanza cautelare
Il fumus emerge chiaramente dai motivi sopra illustrati. Il periculum risiede nel danno grave e irreparabile che COCIV sta già subendo a causa della prolungata ed ingiustificata chiusura del sito di deposito in Cascina Clara e Buona.
Il Consorzio, infatti, per evitare il blocco del cantiere e i lavori di scavo del Terzo Valico (trattasi di infrastruttura strategica di interesse nazionale), sta provvisoriamente conferendo il materiale di scavo presso discariche autorizzate allo smaltimento di rifiuti, pur trattandosi di materiale che non è rifiuto ed anzi è perfettamente riutilizzabile per il ripascimento e la bonifica della ex cava.
Questa circostanza, oltre a determinare un notevole aggravio di oneri economici derivanti dal notevole costo di smaltimento in discarica, rischia di determinare in un brevissimo periodo un grave pregiudizio all’interesse pubblico alla prosecuzione dei lavori, considerato che nel territorio italiano non vi sono discariche che abbiano capacità di ricevere quantitativi ingenti di terreno come quelli risultanti dagli scavi del Terzo Valico.
Istanza a S.E. il Presidente ex art. 56 CPA Richiamato il contenuto dell’istanza cautelare, va segnalato il rischio imminente di blocco del cantiere del Terzo Valico che deriva dall’impossibilità di smaltire integralmente il materiale di scavo presso discariche autorizzate, non avendo il Consorzio ricorrente la disponibilità di altri siti di deposito nelle aree limitrofe allo scavo.
…
(1- “Divota Cumedia”: Si tratta di una sacra rappresentazione (divota cumedia) in lingua piemontese (per metà sacra e per metà comica), da rappresentarsi nel periodo natalizio, che narra la “Favola del pastore Gelindo”. L’origine del Gelindo è sicuramente da ricercarsi nel Monferrato e gli studiosi concordano nel porre la sua prima scrittura nel XVII secolo. La sua tradizione orale è nettamente apparentata al teatro medievale di tutta l’area franco piemontese, ai Misteri (in francese Mystères[1]) e ai presepi viventi di francescana memoria, diventati in seguito drammi sacri con forte presenza di elementi profani.
Gelindo è un pastore, un uomo semplice, burbero, un po’ testone, ma dal cuore d’oro, con un agnello disposto intorno al collo e legato davanti sul petto nelle quattro zampe, che per obbedire al censimento dell’imperatore lascia la sua casa in Monferrato e, per quella magia che avviene solo nelle favole, si ritrova dalle parti di Betlemme. Lì incontrerà Giuseppe e Maria, li aiuterà a trovare la grotta ove alloggiare, e sarà lui il primo a visitare il Bambino Gesù. Nella trama del Gelindo assistiamo a scene contadinesche che possono sembrare ingenue, ma che raccolgono in sé tutta la meraviglia riconoscente delle anime semplici. Gelindo è accompagnato dall’anziano Maffe’, dal figlio Tirsi, da Medoro e molti altri figuranti)
(2- il Sindaco Maria Rita Rossa, il Prefetto, Romilda Tafuri, il presidente della Giunta Regionale, Sergio Chiamparino, gli assessori, Alberto Valmaggia e Giuseppina de Sanctis, il commissario straordinario per il Terzo Valico, Iolanda Romano, l’assessore comunale Claudio Lombardi, il consigliere provinciale, Enrico Mazzoni.)
(3- In questo caso la mitica “stella cometa”)
(4 – Legge Obiettivo – dicasi L.O. quella che supera le eventuali resistenze degli Enti periferici a fronte di opere ritenute ‘strategiche’ per lo Stato)