Sanità alessandrina: ancora solo parole, o fatti concreti?

Sarti Roberto nuovadi Roberto Sarti*

 
Pochi giorni or sono il Comune di Alessandria ha organizzato un incontro, chissà perché a porte chiuse, al quale erano invitati importanti rappresentanti della cultura, della sanità, dell’economia come il Rettore dell’Università del Piemonte Orientale (UPO), i rappresentanti dei Dipartimenti della stessa UPO di Alessandria, quelli del Politecnico di Torino, i dirigenti di ASL e ASO, i rappresentanti della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, diversi parlamentari del territorio.

Tra gli importanti argomenti trattati si è parlato del Corso di Laurea in Medicina nella nostra città in stretta collaborazione con l’Ospedale Santi Antonio e Biagio, struttura considerata Hub, quindi ad alta specializzazione e di rilevanza nazionale.

Il modello organizzativo delle alte specialità, infatti, fa riferimento alla modalità di Ospedale Alessandria 1produzione e distribuzione dell’assistenza ospedaliera secondo il principio delle reti cliniche integrate ( modello Hub e Spoke) che prevede la concentrazione delle specialità più complesse in un numero limitato di centri, gli Hub, fortemente integrati con quelli dei
centri ospedalieri periferici, gli Spoke.

L’Ospedale di Alessandria è appunto un Hub, quindi struttura ad alta specializzazione, perfettamente in grado di supportare una struttura universitaria. A tal proposito ricordo la recentissima attivazione del nuovo polo oncologico-ematologico, altro fiore all’occhiello della nostra Azienda Ospedaliera.

La proposta fatta quindi dall’Amministrazione Comunale parrebbe del tutto condivisibile.
Chi non sarebbe orgoglioso del fatto che anche la nostra città diventi sede di una importante facoltà universitaria, con tutto l’indotto positivo che questo comporterebbe per Alessandria?

Dal punto di vista prettamente medico oltre alla clinica e alla terapia potrebbe associarsi una attività di ricerca particolarmente utile in un territorio
che per i motivi che ben conosciamo ha una percentuale di tumori della mammella e del colon retto tra le più alte del Piemonte.
Purtroppo nel corso dell’incontro cui abbiamo fatto riferimento è emerso un problema non da poco, e cioè i tempi necessari per mettere a punto un progetto serio e veritiero, valutabili in circa due anni.

A tale proposito ricordo che l’ASL di Vercelli, coordinatasi con il Sindaco della stessa città, dopo numerosi incontri ha stipulato una convenzione con l’Università del Piemonte Orientale che porterà a Vercelli i corsi di laurea biennali e triennali delle professioni sanitarie (presenti anche in Alessandria) con più di 100 studenti iscritti oltre a 75 studenti che frequenteranno le corsie, tra i quali quelli di Medicina.

Vercelli quindi, sede di una struttura ospedaliera Spoke, a minore grado di specializzazione, è riuscita ad ottenere quello di cui si sta discutendo oggi in Alessandria.

La domanda quindi è ovvia: come mai il Sindaco di Alessandria non è riuscita a stipulare prima, quindi non a fine mandato, una convenzione analoga al fine di portare Medicina nel nosocomio alessandrino?

Non bastano i continui annunci (come quelli di un nuovo ospedale), l’annuncite di questi tempi è una patologia sempre più frequente. Occorre muoversi per tempo. I progetti, le buone intenzioni non devono appartenere solo alla campagna elettorale.

 
* Presidente Gruppo Lega Nord Comune di Alessandria