“A malincuore, ma lo devo dire: ora che ad Alessandria ci passo meno di frequente, il confronto con il resto del Piemonte, a cominciare da Torino, è purtroppo impietoso. Sul piano culturale innanzitutto: ma con tutte le ripercussioni anche di altro tipo, che ne sono conseguenza inevitabile”.
Anna Tripodi, alessandrina e a lungo ai vertici del Teatro Comunale e poi dell’Aspal, è oggi presidente di Piemonte dal Vivo, un po’ il braccio armato dell’assessorato regionale alla Cultura, se vogliamo darne una definizione essenziale. Al momento del suo insediamento la incontrammo, per capire con lei se e in che modo la programmazione culturale regionale avrebbe potuto ‘incidere’ anche nel rilancio di Alessandria, in questi anni complicati.
Anna Tripodi è persona dall’intelligenza vivace, e di fronte a domande precise non si perde in fronzoli, e non si rifugia ‘in calcio d’angolo’, per usare un’immagine calcistica: non le manda a dire insomma, e non cerca di ‘spacciare’ una realtà mediocre per un grande progetto, magari ‘in divenire’.
Con lei si potrebbe discutere per ore del percorso culturale e teatrale alessandrino, dagli anni Ottanta ad oggi: ma è più interessante guardare avanti, e cercare di capire come siamo messi oggi, e quali possono essere le prospettive future.
Dottoressa Tripodi, tanti alessandrini ricordano la campagna elettorale dell’attuale sindaco Rossa, conclusasi proprio dinanzi ad un Teatro Comunale chiuso, per le note vicende legate all’amianto. Ma anche simbolo del dissesto dell’intera città, e della sua decadenza. Cinque anni dopo, siamo al bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto? Nel senso che si disse ‘riapriremo il Comunale’, e oggi c’è chi dice ‘lo abbiamo riaperto’…..
(sorride, ndr) Partiamo subito ‘a caldo’? Va bene: allora, è chiaro che per riapertura del Comunale gli alessandrini intendessero la sala grande, con una stagione di livello e di qualità. E in passato ne abbiamo avute diverse. Oggi la situazione alessandrina è un po’ diversa: ci sono alcuni spettacoli in Sala Ferrero (tra l’altro una delle sale ‘più vuote’, ossia meno frequentate di tutto il circuito Piemonte dal Vivo, statistiche alla mano, aggiornate al 13 gennaio 2017, ndr), c’è un’encomiabile impegno degli Stregatti che comprende anche la gestione anche del Teatro San Francesco, mentre l’Ambra non fa parte del circuito Piemonte dal Vivo, quindi non saprei dire.
Ma riaprire la sala grande costerebbe milioni di euro, si dice…
E’ vero, sono costi enormi. Io però un’operazione di grande qualità, utilizzando la sala esattamente così com’è, e ovviamente in una stagione, ad esempio settembre, l’avrei tentata. Si poteva portare qui un grande progetto, e creare un vero e proprio evento. E l’ho anche proposto a sindaco e assessore. Ma una risposta la sto ancora aspettando. Piemonte dal Vivo fa volentieri da supporto, mette a disposizione risorse e competenze: ma la progettualità deve partire dai territori.
Allarghiamo la riflessione al resto della nostra provincia: come sta il teatro nell’alessandrino?
Ci sono esempi molto positivi, di bella vivacità. Cito Valenza, Casale Monferrato (con un assessore davvero vivace e propositivo come Daria Carmi), Novi Ligure, ma anche Tortona che è entrata nel nostro circuito da poco, e sta portando in quel piccolo gioiello che è il Civico spettacoli di grande qualità. Segno che la crisi pesa, ma contano anche le persone, le loro competenze e capacità. Poi ci sono piccole realtà locali, da Bistagno ad Arquata Scrivia con il Teatro della Juta (che ora si occuperà anche della stagione di Gavi) che si stanno muovendo molto bene, e i loro teatri gli riempiono, lo dicono appunto le nostre statistiche regionali.
Piemonte dal Vivo cosa fa, concretamente?
Tante cose, e con una estrema razionalizzazione delle risorse. Ad oggi collaboriamo con una cinquantina di strutture teatrali in tutto il Piemonte, estremamente diversificate per la loro storia, e anche per radicamento territoriale. Mettiamo a disposizione contributi per sostenere specifici progetti (e il Ministero ci ha di recente premiati, aumentando le risorse a nostra disposizione, sulla base dei risultati sin qui ottenuti), ma soprattutto competenze, ed economia di scala. Se vuoi mettere in cartellone uno spettacolo di qualità, un conto è se sei in grado di ‘comprare’ una sola data, altro è se di date, su scala regionale, sei in grado di ‘acquistarne’ 5, per fare un esempio. Poi ci sono le attività di ufficio stampa, marketing, promozione, stampa dei libretti delle stagioni, siti web. Insomma di tutto di più: a Piemonte dal vivo lavorano una dozzina di persone, e con forti competenze. E il valore aggiunto credo risieda anche in una comune volontà di intenti fra direzione, consiglio di amministrazione e assessorato regionale: con Antonella Parigi c’è un confronto costante, vero, non rituale.
Citiamo qualche ‘fiore all’occhiello’: quali iniziative di caratterizzano più di altre?
Me ne faccia citare almeno due. Una è senz’altro Vignale Monferrato Festival,di cui ormai ci occupiamo in maniera totale, dall’ideazione alla realizzazione e gestione, e che rappresenta davvero un progetto di taratura internazionale, capace di valorizzare certamente Vignale, ma anche tutto il nostro Monferrato. Poi c’è la Lavanderia a Vapore: un progetto splendido, realizzato all’interno di una parte dell’ex manicomio di Collegno, struttura di proprietà comunale. Lì organizziamo una stagione davvero straordinaria, che spazia dalla danza alla musica, con incursioni nel mondo del teatro e del circo, ma anche residenze di coreografi regionali e nazionali, stage e attività dedicate alla cura e al benessere della persona. Una vera chicca. Sempre di più Piemonte dal Vivo sta uscendo dai confini classici del teatro di prosa, e punta moltissimo su danza, musica e arti varie. Cito anche la collaborazione con il Festival Echos, con radici alessandrine: bellissimo esempio di come si possa e debba ancora sviluppare e sostenere progetti culturali di qualità.
Ettore Grassano