di Andrea Antonuccio.
«Dall’indomani del 25 aprile tutti furono ex partigiani e antifascisti»
Enrico Mentana, 26 gennaio 2017, Facebook
Oggi, venerdì 27 gennaio, non possiamo dimenticarci della Giornata della Memoria. Proviamo a farlo andando oltre la retorica (insopportabile) delle solite manifestazioni, dei soliti discorsi e delle solite facce che ci spiegano che loro sono il Bene, e gli altri il Male.
Proviamo a ricordare che furono i soldati dell’Armata Rossa a liberare Auschwitz, il 27 gennaio del 1945. Ma proviamo anche a ricordare che nessun soldato e nessun carro armato entrarono mai nei gulag di Stalin, per liberare i prigionieri, svelare le atrocità, contare i (tantissimi) morti.
Proviamo a ricordare la feroce e inaudita mattanza degli ebrei nei lager allestiti dai nazisti in mezza Europa. Ma proviamo anche a ricordare le parole che l’ebrea Hannah Arendt ebbe il coraggio di scrivere nel suo libro “La banalità del male”, resoconto del processo svoltosi a Gerusalemme nel 1963 contro Adolf Eichmann, ritenuto uno dei primi responsabili della cosiddetta “soluzione finale”: «Ad Amsterdam come a Varsavia, a Berlino come a Budapest» scrisse la Arendt «i funzionari ebrei erano incaricati di compilare le liste delle persone da deportare e dei loro beni, di sottrarre ai deportati il denaro per pagare le spese della deportazione… di fornire forze di polizia per aiutare a catturare gli ebrei e a caricarli sui treni…».
Proviamo a ricordare che il Bene e il Male non sono mai separati da una linea netta. Proviamo anche a ricordare che il Male è banale, e per questo potrebbe ripetersi. Anche oggi, anche qui; anche tra noi, che proviamo a ricordare la Giornata della Memoria, ma ci dimentichiamo di tutto il resto.