L’UPO, Università del Piemonte Orientale, in prima linea. Parliamo di un progetto, “Multi2Hycat” acronimo di Multi Site Organic Inorganic Hybrid Catalysts for Multi-step Chemical Processes, inserito nel programma europeo “Horizon 2020” e che ha ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro di cui 1,4 sono stati destinati al territorio del Piemonte Orientale.
Il progetto, di cui è coordinatore il Direttore del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica di Alessandria, professor Leonardo Marchese, vede in prima fila l’UPO unitamente alla CAGE Chemicals di Novara e si allinea alle politiche dell’Unione Europea in termini di competitività e sostenibilità energetica ed ambientale affrontando tre tra le più importanti sfide scientifiche e sociali del prossimo secolo: salute, ambiente ed energia.
Come spiegato più dettagliatamente dal professor Marchese: “L’idea del progetto nasce dall’osservazione della natura, in particolare prende come riferimento il comportamento degli enzimi, catalizzatori naturali, che sono in grado di portare a termine processi chimici complessi altamente selettivi e specifici negli organismi viventi garantendo la sopravvivenza della specie. Partendo da questo spunto, lo scopo di ‘Multi2Hycat’ è lo sviluppo di materiali innovativi ibridi multifunzionali cioè materiali costituiti da una parte organica ed una inorganica. La loro missione è migliorare e rendere più sostenibili, meno inquinanti e più sicuri, alcuni processi industriali per la produzione di composti chimici e di farmaci. Attuare processi alternativi a quelli attualmente in uso nell’industria, che permettano di abbassare i costi e l’inquinamento da sottoprodotti e solventi da smaltire, nonché di ridurre i consumi energetici grazie all’utilizzo di nuove vie di sintesi dei prodotti chimici, è l’obiettivo finale. Infatti i materiali innovativi, sviluppati nel corso del progetto, saranno in grado di portare a termine processi catalitici multi-steps con alte conversioni e selettività verso i prodotti desiderati. In altre parole, questi materiali saranno in grado di produrre composti chimici e farmaci con ridotti costi economici ed ambientali.”
Variegato il team che il professor Marchese avrà il compito di coordinare.
Esso sarà, infatti, composto da università ed aziende con una chiara vocazione di ricerca ed un profilo altamente innovativo.
Oltre all’UPO, faranno parte del team l’Università di Southampton (UK), il Center National de la Recherche Scientifique (FR) e l’Istituto de Tecnologia Quimica (UPV-CSIC) del Consejo Superior de Investigaciones (SP).
I partner industriali sono Solvay (Belgio), Almirall S.A. (Spagna), PNO Consultant Gmbh (Germania) e CAGE Chemical Srl (Italia), quest’ultimo uno spin-off dell’UPO.
Cinquanta in totale il numero di ricercatori, che lavoreranno in otto laboratori europei, coinvolti nel progetto di cui dieci fanno parte del DISIT e saranno impegnati proprio all’interno del polo universitario alessandrino.
L’iter del progetto ha avuto inizio ormai più di un anno fa, nell’ottobre 2015, quando fu indetto il bando nell’ambito del programma europeo “Horizon 2020”. Nel maggio dell’anno successivo fu presentato il grosso del progetto mentre a luglio fu valutato positivamente.
Il prossimo appuntamento sarà tra sei mesi per le prime verifiche e i successivi step del progetto che sarà diviso in nove fasi lungo i prossimi quattro anni.