Mettiamola così. Da oggi scriverò un pochino più del mio lavoro. Non tantissimo per non fare il cagamaretti, ma quel poco necessario in grado di interessare il mondo che mi legge con argomenti condivisibili e, spero, per tutti. Non è una svolta né un cambiamento di rotta della rubrica. In fin dei conti l’ho fatto sovente in modo velato perché, scrivendo racconti e romanzi che a parere mio parlano della musica che gira intorno – musica sempre più brutta, purtroppo -, diventa inevitabile, come scriveva qualcuno, “citarsi addosso”. Invece vorrei lasciare andare quest’ipocrisia politicamente corretta per una leggera inoculazione in dose omeopatica di narcisismo d’autore.
Per una ragione, essenzialmente: come sanno bene le mie lettrici e i lettori più affezionati. il sottoscritto è produttore di un lavoro all’apparenza complicato che richiede un appoggio propedeutico ai fianchi (un po’ in stile, per fare un esempio spero conosciuto dagli amanti del gotico, dell’edizione “annotated” da Leonard Wolf del Dracula di Stoker).
Il tormentone più assillante al proposito riguarda un personaggio che all’anagrafe fa Morgan Perdinka. Perché non pochi, temo si siano persi. Non ho ancora capito se è uno scrittore sul serio suicida, un personaggio di fantasia o un anziano chitarrista che se la sfanga suonando nelle bettole, mi rimbrotta un amico che con evidenza ha saltato qualche passaggio fondamentale.
Un po’ di storia: Morgan, ovviamente, è un personaggio di fantasia che nasce nel 2009 ne L’estate di Montebuio. In pratica il protagonista di cui prima assaggiamo l’adolescenza e poi la vita interessante e sfrenata durante la quale diventa persino scrittore di best-seller horror che vanno in classifica – da qui l’ipotesi fantascientifica che ci stiamo trovando in qualche universo parallelo. Quindi il nostro, per motivazioni dinamiche all’evoluzione della trama, si fa fuori col fenobarbital. Vaya con Dios, ma intanto, essendo Perdinka uno scrittore, ho dovuto inventarmi una bibliografia: una serie di titoli, alcuni dei quali specchio dei miei reali, e uno che s’intitolava Malapunta, inesistente in questa dimensione.
All’amico Daniele Bonfanti, nel 2009 al comando delle Edizioni XII, non sfugge il fascino paradossale nel poter pubblicare un’opera di uno scrittore inesistente e, a tempo quasi da record, nel 2011 esce il romanzo in questione. Non sono pochi i giornalisti che abboccano, riportando il comunicato stampa tal e quale, tanto che a Roccagrimalda, veritiero paese in provincia di Alessandria dove sarebbe nato il fantasmatico scrittore, qualcuno esce allo scoperto dichiarando di non ricordare affatto quell’illustre e sfortunato compaesano.
In ogni caso sul libro dei XII ci stanno ben tre prefazioni, una mia, una di Chiara Bordoni e una di Morgan, ma non quel Morgan bensì Morgan il chitarrista. Così apprendiamo – non è una grossa novità per chi segue le tracce narrative del Multiverso – che di Morgan Perdinka ne esiste un altro, uno che arranca sul percorso della vita suonando la chitarra, spesso da solo o a volte in gruppo, e che invecchia esattamente come me che ne sono specchio (o viceversa, ma nulla importa).
Sembra un casino ma non lo è. Le sliding doors si aprono e si chiudono diverse volte durante l’esistenza. Per me, per voi, per chiunque. Prendere una strada oppure l’altra, salire su una macchina oppure andare a piedi, non riuscire a saltare sul treno in metropolitana – come succedeva a Gwyneth Paltrow nel celebre film – oppure prenderlo per il cosiddetto pelo. Il destino è in grado di cambiare di 360°, ma mettiamo il caso che l’alternativa non resti una possibilità immateriale ma da qualche parte nel Multiverso si evolva. Così da un lato lo scrittore suicida, dall’altro il chitarrista che non ce l’ha mai fatta. E chissà quanto le loro storie possano reciprocamente influenzarsi…
Intanto, nella succitata prefazione, i due per puro caso si telefonano nel cuore della notte. Quindi un altro fittizio romanzo raggiunge la carta stampata. Lo fa in forma di graphic novel e l’operazione è resa possibile dall’amico Stefano Fantelli con l’ottima grafica di Massimiliano Gallo. Titolo del romanzo L’onda mentre la novel s’intitola Morbo veneziano. Qui compare un frammento del libro a opera di un Perdinka ibridato con le parole di un eccelso scrittore che si chiama Giacomo Cacciatore. Ai cacciatori di certi misteri editoriali è destinata la prefazione dello stesso Giacomo, Perdinka dorme pochissimo, che svela la sua propria presenza nel Multiverso di Arona.
Il nome di Morgan torna a più riprese dopo il 2011. Una comparsata adolescenziale ambientata nel 1962 nel libro L’autunno di Montebuio uscito nel 2012, mentre tre anni dopo in Km 98 c’è un misterioso libro in circolazione, La cosa nella camera da letto, scritto da un ignoto autore greco di cognome Perdinka. Il vero (doppio) ritorno è avvenuto però negli ultimi mesi dell’anno appena trascorso: da unlato Morgan lo scrittore, in Land’s End il teorema della distruzione, la cui fantasia fuori controllo provoca catastrofi, e dall’altro Morgan il chitarrista, con il potere di intercettare demoni e fantasmi, dono di cui farebbe volentieri a meno, in Morgan e il Buio.
Non so dirvi sinceramente se quest’esibizione schizoide da tipico Gemelli sia giunta al capolinea. Le idee mi vengono da Non-So-Dove e negli ultimi tempi la cronaca impazzita di questo pianeta le vanifica tutte. Perciò attendo paziente. Nel frattempo, come Morgan il chitarrista continuo a suonare “perché l’oceano è grande e fa paura” (citazione doc da un film meraviglioso).
Nella foto di apertura: il vero Morgan (mio nipote), Arona e il regista Franco Masselli.