Caro Gesù Bambino,
fra pochi giorni nascerai e come ogni anno tutti noi, bambini del mondo che possediamo bici elettrica, televisione e Wi-Fi, ti scriviamo una letterina.
Lo facciamo carichi di aspettative.
Volevo chiederti un telefonino nuovo; infatti l’iPhone che mamma mi ha regalato al compleanno comincia ad annoiarmi, gli mancano applicazioni che sei mesi fa non erano ancora previste.
Ti prometto che quando sarò grande e avrò un figlio di nove anni, non gli farò mancare le cose importanti della vita.
Ciao
Edgardo
PS ora devo andare, se vuoi contattarmi rispondi via mail o, meglio ancora, mandami un whatsapp.
Caro Gesù Bambino,
avrei tanto voluto festeggiare il Natale con la neve.
A scuola la maestra Carla ci fa studiare a memoria poesie natalizie che parlano di slitte, pupazzi di neve, pattini su ghiaccio e ci dice che i nostri genitori, da piccoli, si divertivano molto rotolandosi allegramente sui prati innevati.
Ti chiederei in dono due cose: dei fogli bianchi e tante nuove matite colorate! Così potrò avere il mio campo di neve per disegnare bambini allegri che giocano felici.
A dire il vero ho ancora un desiderio: la maestra Carla dice che andrà in pensione a settembre così l’anno prossimo in quinta chissà chi verrà a sostituirla. Fai in modo che venga qualcuno come lei, buono, gentile, che ascolta i nostri problemi; non come la maestra Antonietta della classe terza che urla e fa piangere i miei compagni.
Grazie!
Paolo
Caro Gesù Bambino,
non puoi ricordarti di me.
Sono almeno quarant’anni che non ricevi le mie letterine.
Ma in questo Natale mi è tornata voglia di riprendere in mano la penna e provare a scriverti.
So che ti starai chiedendo per quale motivo ho interrotto il nostro rapporto epistolare.
Ti ricordi quando ero in prima media e avevo un compagno di nome Antonio? Antonio era il bullo della classe, ci faceva un sacco di dispetti e i genitori ci dicevano “Arrangiati, sei grande abbastanza per farti e tue ragioni”. Un giorno Antonio mi disse che tu non esistevi, la voce si è sparsa molto rapidamente tra noi coetanei e ci siamo sentiti spaesati. Ebbene da quel giorno niente più lettera a Natale, nessuno di noi da Antonio in giù.
In questi giorni ho sentito i miei compagni di allora (Antonio no perché è morto di overdose da eroina nel 1985) e ci siamo resi conto che abbiamo sbagliato.
Abbiamo dimenticato che tu crescendo farai cose bellissime, tipo moltiplicare cibo, camminare sulle acque, salvare donne perdute, risorgere.
Per la verità sulle resurrezioni (anche se non in senso letterale) siamo attrezzati, è su tutto il resto che la situazione è critica.
Quindi la mia richiesta non è una richiesta, semplicemente un saluto tra vecchi amici che torneranno a scriversi, tu a tuo modo naturalmente.
Buon Natale
Dario