Ha vinto la Costituzione. E questa è una buona cosa per tutti, per l’ Italia e le sue cittadine e cittadini, per la democrazia e per l’ Europa che ha bisogno di averla una Costituzione e non di veder deperire quelle esistenti.
Ha vinto la Costituzione con un suffragio popolare partecipatissimo e con un esito limpido. Ha vinto perchè in un momento di scossoni e di disagi crescenti e’ sembrata giustamente al popolo italiano un punto di riferimento sicuro, il meglio della propria Storia, ancora valida per stare in un presente periglioso. Ha vinto anche perche’ tutti i protagonisti politici di questa campagna hanno di fatto riconosciuto questa verità, anche quando erano per propria storia ed identità non immediatamente consoni ad essa.
Siccome penso che se vince la Costituzione vinciamo tutti, parlerò di chi ha perso avendo questa premessa. Lo voglio fare con rispetto ma, proprio per rispetto della verita’, anche in modo franco e diretto. Ha perso Matteo Renzi. Ha perso una pratica politica ed istituzionale che è apparsa arrogante. E ha perso quello che a me pare l’errore piu’ grande ma che parla della natura di chi lo ha commesso. Il PD e’ stato portato laddove mai doveva stare un soggetto che pure viene dalla storia del Pci. E’ stato portato ad essere solo, e diviso, contro tutti e su un terreno opposto da quello che storicamente aveva il PCI di adesione e quasi coincidenza con la Costituzione che per altro ispirava a quel Partito il nesso fecondo tra rispetto istituzionale, unita’ e ricerca di egemonia. Ha diviso il Paese. Ha condotto una campagna confusa e contraddittoria in cui l’ ossequio ad una ancor piu’ supina accettazione delle regole di una Europa senza Costituzione e senza democrazia si mal accompagnava a tratti populistici e demagogici, anche verso l’Europa. L’ invenzione infelice del termine ” accozzaglia ” e’ la sintesi di tutti questi errori di comprensione e di comportamento.
In realtà la direzione renziana ha reso il PD più simile ad una setta che ad un soggetto politico storico e moderno insieme. Il modo di affrontare la sconfitta, lo stizzito ” ora fate voi ” conferma tutto ciò e rischia di portare il PD alla dissoluzione. Lo dico con rispetto e nell’interesse dei suoi militanti troppo spesso portati a seguire questo modo di essere del ” capo “.
Ha perso Eugenio Scalfari, confermando che non basta proclamarsi élite per esserlo. Le elites, gli ottimati, hanno una funzione pedagogica, sono autonomi dal potere, non cadono in contraddizioni palesi. Scalfari ha condotto una sua personale ” trattativa ” con Renzi fino a regalare il suo voto motivandosi con l’antigrillismo e non convincendo nessuno.
Ha perso Romano Prodi. Anche il suo e’ stato un voto turandosi il naso, il che non e’ mai un bell’esempio. Ma la sua spiegazione, connessa alla sua storia, parla di una sconfitta ancora piu’ profonda. Ha parlato di voto per la democrazia governante, il maggioritario e il bipolarismo. A me paiono elementi antitetici a quelli della nostra Carta che sono la democrazia socialmente connotata e progressiva e il pluralismo. La sua sconfitta fa capire perche’ e’ stato sconfitto un modo cattivo di fare l’ Europa e di ripensare la sinistra e perche’ ciò ha messo a repentaglio sia l’ Europa che la sinistra.
Sono state sconfitte le elites che presiedono alla globalizzazione, mondiale ed europea, sempre piu’ arroccate sulla trincea dell’ indifendibile e sull’orlo del baratro. La volontà di colpire le Costituzioni democratiche in una Europa che non sa, e non vuole, darsi una sua Costituzione e’ una prepotenza assurda.
Che fare ora? Ho gia’ detto che la ripicca del ” fate voi ” non fa che continuare la strada rovinosa per il PD verso una prossima campagna elettorale. Immagino che alcuni autorevoli ispiratori delle scelte renziane glielo faranno notare. Ma voglio pensare a noi. A una sinistra democratica, sociale e politica, che e’ stata una parte fondamentale di questa campagna. Ha visto assai male chi, come Michele Serra, non ha dato il giusto peso al pronunciamento ed all’ impegno di ANPI, CGIL e ARCI, all no sociale ed anche al lavoro di una sinistra politica.
Io penso che il quadro esistente ci dice che occorra una nuova legittimazione elettorale. Ma che ci sono tre cose da fare per arrivarci. La prima e’ dire all’Europa che il suo modo di operare e i suoi contenuti sono incompatibili col voto referendario. Io temo molto che da Bruxelles arrivi un “conto” salato per la ” legge di stabilita’ ” di Renzi. Ma io non voglio difendere questa legge ma porre il tema che va tolto il Fiscal Compact e vanno messi in campo comportamenti europei democratici. La seconda è che dopo aver difeso la carta della Costituzione ora mi piacerebbe che si difendesse la sua materialità svolgendo il referendum della CGIL contro il jobs act. La terza e’ che si faccia una legge elettorale proporzionale, che e’ l’unica motivabile in questo contesto. Poi c’è una Sinistra da rifare ma ne parliamo un’altra volta.
Roberto Musacchio – L’Altra Europa