Alla fine gli italiani hanno detto no a Matteo Renzi, e al suo ‘pasticciato’ pacchetto di riforme. Il premier stanotte si è assunto completamente la responsabilità della sconfitta (il No arriva al 60%, il Sì si ferma al 40%), e si è dimesso.
Un’affluenza alle urne decisamente superiore alle attese (68,60% su scala nazionale, nella nostra provincia qualcosa in più, 70,25%: ma solo 67,74% nel comune di Alessamdria) dimostra quanto gli italiani abbiano ‘sentito’ l’appuntamento, bocciando nel merito la riforma targata Renzi, ma al contempo dando un fortissimo segnale politico rispetto alle politiche governative del centro sinistra.
Crisi economica, precariato/disoccupazione ormai strutturali per intere generazioni, una politica immigratoria assolutamente demagogica e priva di progettualità. Ma anche una notevole arroganza comunicativa (persino ieri, al seggio senza documento d’identità: ricordare Il Marchese del Grillo?),
e la pretesa di raccontare agli italiani una realtà che non esiste, con la complicità di un sistema mediatico (con rare eccezioni) di livello semplicemente imbarazzante. Queste probabilmente alcune (non le sole, non per tutti uguali) delle motivazioni che hanno guidato la mano degli italiani sulla crocetta del No.
La forte personalizzazione della consultazione referendaria attorno alla figura del premier si è quindi mostrata un ‘boomerang‘, così come la propaganda pressochè a senso unico del sistema mediatico di questi mesi ha ottenuto (come succede sempre più spesso, e non solo in Italia) l’effetto contrario. Industriali piccoli e non che esortavano i dipendenti a votare sì per non perdere il lavoro, risparmiatori che si sono sentiti dire per settimane ‘se vince il No chissà i tuoi soldi che fine faranno” non sono bastati a convincere l’elettorato. Anzi, lo hanno probabilmente orientato in direzione ostinatatamente contraria. E attenzione: se sono vere le prime indicazioni, ad aver bocciato Renzi sono stati soprattutto le generazioni più giovani.
Sia chiaro: non ha vinto un cartello elettorale, perchè la marea di No emersi dalle urne ha tante connotazioni e motivazioni diverse.
Giusta e inevitabile la scelta di Renzi di dimettersi. Ora la palla passa al presidente Mattarella, e vedremo quali saranno le sue decisioni.
Ma quel che dovrebbe ora succedere, in una democrazia normale, lo sappiamo tutti. Niente inciuci, niente governicchi, ma la parola al popolo sovrano.
Speriamo che, invece, la soluzione non sia, alla Bertolt Brecht, “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”.