Un bravo e un abbraccio a tutti coloro che si sono prodigati e impegnati nel fronteggiare la difficile e insidiosa emergenza dei nostri due fiumi. Per tutte e tutti la Sindaca Rita Rossa.
Adesso che per la città la paura è passata è necessario ed urgente che, finalmente, si metta mano alla realizzazione delle aree di esondazione a monte di Alessandria per ridurre le portate del Tanaro in occasione delle piene. In particolare quelle, a suo tempo, previste dal PAI (Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico) dell’Autorità di Bacino del fiume PO e mai realizzate. Soprattutto dopo che nel tratto compreso tra Alba ed Asti le opere di messa in sicurezza degli abitati hanno ridotto le zone golenali e, di conseguenza, aumentato la derivazione del Tanaro.
In particolare i responsabili dell’Agenzia Interregionale per il fiume PO (AIPO) del nostro territorio devono superare una visione minimalista sull’importanza che, al fine della sicurezza del nodo idraulico di Alessandria, rivestono le aree opportunamente predisposte per ‘tagliare’ i colmi delle piene, da rilasciare una volta superata l’emergenza. E debbono impegnarsi nei confronti del Governo per ottenere le risorse necessarie a tali opere. La difesa della città’ e delle zone a valle non può essere garantita, infatti, solo dalle arginature che, per la loro caratteristica e la delicata funzione che esercitano, debbono essere controllate e sottoposte a costante manutenzione.
Ma l’evento di questi giorni consiglia di sottoporre ad un adeguato studio progettuale anche l’intero bacino della Bormida, la cui concomitante piena ha procurato i maggiori problemi. Nel contempo ciò che è accaduto può offrire importanti e aggiornati dati ad AIPO e Autorità di Bacino sulle portate del Tanaro e della Bormida, se rapportate alle diverse sezioni degli attuali alvei. Solo infatti con approfonditi studi bidimensionali sull’andamento dei corsi d’acqua è possibile fare previsioni attendibili riguardo ai tempi, ai volumi delle piene e ai margini di sicurezza dei ‘franchi’, nei diversi punti critici del tracciato.
D’altronde i cambiamenti del clima in atto e l’intensità e la durata delle precipitazioni rendono ricorrenti i fenomeni estremi, come quelli del novembre ’94, che si riteneva potessero capitare ogni 200 anni. Mentre, invece, si sono ripetuti a soli 22 anni di distanza!
Renzo Penna – Alessandria