«E ogni volta che uscivo dalla sala operatoria avevo un senso di nausea. Cominciavo a chiedermi se stavo facendo davvero la cosa giusta»
Massimo Segato, medico
Avete letto su Corriere.it la storia del dottor Massimo Segato, vice primario di Ginecologia all’ospedale di Valdagno (Vicenza)? E’ la vicenda di un medico non obiettore da 300 aborti l’anno, mal contati, che un giorno commette un errore. «Avevo aspirato qualcosa che non era l’embrione, avevo sbagliato».
E così, il feto che avrebbe dovuto finire nello smaltimento rifiuti organici (o speciali, o chissà che altro) nasce e cresce sano e vivace. La “madre-suo-malgrado”, vittima di quella grave svista, una volta glielo porta anche a vedere. «Un giorno la signora arrivò anche a ringraziarmi del mio errore. Cioè, ringraziò il Cielo. Quando nacque invece voleva denunciarmi».
Oggi il dottor Segato non opera quasi più. Non se la sente di continuare, dopo trentacinque anni di onorato servizio. Se può evita, e anche con un certo sollievo, ricordando anche le donne che, dopo essere passate da lui, gli dicevano: «Dottore, ho sempre quella cicatrice, me la porterò nella tomba». Minchia.
Non mi permetto di giudicare il dottor Massimo Segato, e nemmeno le donne che si sono rivolte a lui. La materia è troppo delicata e sensibile. Rischierei solo di fare dei danni. Però mi interrogo su quel “senso di nausea” che attanagliava il dottore, ogni volta che eseguiva il suo lavoro. Quel senso di nausea da dove proveniva?
E’ un punto interessante, quello della “nausea”, e viene prima di qualunque posizione ideologica o di qualunque giudizio preconfezionato. Non so a voi, ma a me non lascia tranquillo.