C’è chi nasce prima [Il Citazionista]

prematurodi Andrea Antonuccio.

«Per noi perdere Nicolò è stato un dolore tremendo, è la cosa peggiore che possa capitare a un genitore, ma abbiamo scelto di non piangere per tutta una vita di tristezza, abbiamo scelto di vivere una vita di gioia nel ricordo di Nicolò Leon, il nostro generale»
Gianni, papà di Nicolò

C’è chi nasce prima: per volontà sua o dei medici. Generalmente perché c’è qualche problema, che a volte si intercetta, altre volte no. A ricordarcelo, anche se magari non ci siamo mai passati, è la Giornata internazionale del neonato pretermine, che si celebra oggi, 17 novembre 2016.

Nicolò, il bimbo nella foto, era “nato prima” anche lui. Come il 10% dei bambini che, malgrado tutto, vengono ancora al mondo. Pesava neanche poco, per essere prematuro: un chilo e mezzo tondo tondo. Nicolò, anzi il “Generale Nicolò”, come lo chiama il papà Gianni, sembra godere di buona salute. E’ uno che ce la può fare, insomma. Poi la situazione precipita, e Nicolò non ce la fa più. Il 17 giugno 2014 muore in braccio alla pediatra che lo sta visitando, per un arresto cardiaco.

I genitori affrontano il dolore, terrificante, e vanno oltre. Se volete saperne di più, cliccate qui.

Ora, il mio primo figlio è stato un Nicolò. E’ nato anche lui “pretermine”, un chilo e 780 grammi (più o meno). Ha combattuto la sua battaglia per la vita. Ha avuto i suoi problemi, soprattutto cardiaci. Quando è nato sembrava un pollo denutrito: stava in una mano, era pelle e ossa con occhi grandissimi. Tutto lì, un grumo di cellule attorno a cui ruotava il mondo.

Come Nicolò, anche mio figlio avrebbe potuto non farcela, il recupero a un peso e a una vita normale non è stato semplice né lineare. Oggi il mio ragazzo è sano, ha da poco compiuto diciott’anni ed è più alto di me (non che ci voglia molto). Sono grato ai medici e al personale della terapia intensiva dell’ospedaletto di Alessandria: gente veramente grande, con i “cosiddetti” di acciaio.

E poi, pensate pure quello che volete, sono grato al Padreterno che mi ha dimostrato, in quei giorni così difficili in reparto, che siamo fatti per la vita. Altro che eutanasia, o scemenze del genere… quella è robaccia che ci siamo inventati da quando abbiamo perso il gusto del vivere. Dovremmo imparare a combattere da quei bambini prematuri che non mollano mai. Dal “Generale Nicolò“, e dalle sue fantastiche truppe.