“Viva La Cittadella, viva Alessandria, viva l’Italia”: finisce così, con un appello patriottico, l’accorato discorso agli alessandrini presenti (molti sindaci, che pure si sono lamentati per il preavviso ristretto, tutte le principali autorità e la quasi totalità della giunta Rossa, e degli esponenti del Partito Democratico) del premier Matteo Renzi, in ‘visita lampo’ in città, in arrivo da Asti poco dopo mezzogiorno, e alle 13,30 rapidamente ripartito alla volta di altre tappe, pare Piacenza e Parma.
Dialettica inarrestabile, sorrisi per tutti, pacche sulle spalle di ‘leopoldini’ della prima o seconda ora, come il presidente della Centrale del Latte Filippo Zaio, che si scambia con capo del governo, e leader maximo del PD, battute scherzose. Prima, però, Renzi percorre ‘a passo di carica’ il nuovo ponte Meier o Cittadella, e non mancherà poi durante il suo intervento all’interno della fortezza un riferimento al motto del sindaco democristiano di Firenze dei primi anni Sessanta del secolo scorso Giorgio La Pira, “Abbattere muri, costruire ponti”, titolo anche di un libro di lettere a Papa Paolo VI.
E, a proposito di ponti da abbattere e alleanze da costruire, il primo saluto arrivato in Cittadella Matteo Renzi, ben consigliato e guidato dal sindaco di Alessandria Rita Rossa, lo porge al novantenne presidente dell’Anpi Pasquale Cinefra: fra meno di un mese si vota per il referendum, meglio cercare di ricucire tutto quel che si può.
Ma, a onor del vero, il fluviale intervento del premier sfiora appena la questione referendaria, concentrandosi altrove. Sull’Unione Europea in particolare, a cui l’ex sindaco di Firenze ‘mostra i muscoli’, ognuno valuti quanto naturali, o frutto di anabolizzanti. Nel mirino c’è Jean-Claude Juncker, con le sue recenti dichiarazioni ‘antitaliane’: “l’Europa non può dettarci condizioni, e certi luoghi comuni sul nostro Paese devono finire: siamo una grande nazione, e non accettiamo diktat o ricatti”. E ancora: “E’ ora di tornare ad investire, soprattutto in opere pubbliche e manutenzione del territorio, e i nostri sindaci lo sanno bene: non accetteremo che la riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici rienti nel patto di stabilità”.
L’impressione è che Renzi giochi con lucidità, e un po’ di spregiudicatezza, la carta dell’orgoglio patrio per trasformare una oggettiva situazione di difficoltà internazionale in un’occasione di ‘ricompattamento’ interno, il più ampio possibile. In questo l’ex sindaco di Firenze è abilissimo, difficile non rinonoscerglielo.
Un po’ dinoccolato giocatore di basket, e un po’ tragicamente mister Bean, Renzi sa però di aver di fronte un folto uditorio interessato (soprattutto) a tematiche locali, e si ‘riposiziona’ in fretta. Ecco allora parole di apprezzamento per la Cittadella (dando per scontato di averla ampliamente rifinanziata: ma qualcuno ha idea di quando cominceranno concretamente lavori di recupero, e di quali siano i progetti per rilanciarla? ndr), e di ampia solidarietà per i sindaci, ‘soprattutto quelli dei comuni minori, spesso penalizzati da una parte dei funzionari ministeriali, che non hanno ben chiaro cosa significhi stare in prima linea, vicino ai cittadini, con strade e marciapiedi da rifare”. E ancora, sia chiaro che non si possono imporre fusioni e accorpamenti “senza il pieno consenso delle piccole comunità che si vanno ad aggregare, che hanno spesso storie e identità culturali non cancellabili”, e pure che il turn over (pronunciato ‘tarn over’, noblesse oblige) non può essere applicato al piccolo comune di montagna come fosse Firenze, Roma o Napoli.
E poi, naturalmente, l’esortazione a far emergere l’Italia migliore, quella dei talenti e della voglia di fare, al di là di ogni lamentela o sfiducia. Non che, per contratto, da un Premier ci si aspetti pessimismo o rassegnazione: ma certamente Renzi la parte la sa recitare con efficacia. Che ci creda davvero, e soprattutto che sappia come fare per invertire un percorso di declino sotto gli occhi di tutti, rimane da capire. L’ottimimsmo della volontà pare esserci, se basterà lo scopriremo.
Prima di lui, il sindaco di Alessandria e presidente della Provincia Rita Rossa, con voce all’inizio ‘strozzata’ dall’emozione (come più d’uno pare aver colto in platea) ha ribadito gli sforzi compiuti durante il suo mandato di primo cittadino di comune in dissesto finanziario, e i sacrifici di tutta la comunità, pronta a ripartire. “Da diversi anni sono maglia nera nella classifica di gradimento dei sindaci del Sole 24 Ore”, ha premesso la sindaca, ‘scippando’ così un tradizionale argomento di critica ai suoi detrattori. “Ormai se lo dice anche da sola”, ironizza qualcuno a bassa voce in sala: ma poi Rita Rossa riprende quota, ed esalta il risanamento portato avanti dalla sua maggioranza, e anche una ritrovata fiducia da parte delle imprese del territorio, ‘stimolate’ dalle politiche governative del jobs act. Anche qui, naturalmente, si entra nel campo dell’opinabile.
La visita alessandrina di Matteo Renzi finisce così, tra fotografi in piedi sulle sedie per riprendere ogni attimo dell’incedere del premier e della sua corte, e immancabili ‘selfie’ da mostrare con orgoglio a mogli e fidanzate. Matteo riparte per un’altra tappa del suo tour, e Alessandria torna ai suoi ritmi e problemi di sempre.
Ettore Grassano
foto di Roberto Cavallero