Venerdì 28 ottobre alla ore 20,30 nella chiesa di N.S. del Carmine a Cremolino (Alessandria), organizzato dall’Associazione LaBelleVerte, si terrà il Concerto di pace, con la partecipazione del soprano Palma Baccari. All’organo Marco Ghiglione. La serata è volta al sostegno dell’Associazione, appartenente alla Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia – Ingresso libero.
Il programma è molto particolare e ricercato, e comprende composizioni dedicate alla pace. Si inizierà da Peace dello statunitense Ralph Deane Shure, suggestivo brano organistico composto ed eseguito da lui nel 1926 al grande organo Curtis della Sesquicentennial Exposition di Philadelphia, a ricordo dei 150 anni di pace fra i popoli di lingua inglese. Il 4 luglio 1776, infatti avvenne la firma della Dichiarazione di Indipendenza di tredici stati dalla colonizzazione inglese. Shure, che pubblicò circa duecento composizioni fra sinfoniche, organistiche e corali, era particolarmente noto per aver scritto Through Palestine Suite for Organ, eseguita per la dedicazione della sede YMCA (Young Men’s Christian Association) di Gerusalemme, e Circles of Washington, una delle sue cinque sinfonie, dedicata ai circoli letterari della capitale americana, eseguita dalla National Symphony Orchestra nel 1935.
Incontriamo quindi Georg Friedrich Haendel con May peace in Salem ever d’well (Che la pace sia sempre in Gerusalemme), dall’oratorio Solomon. La vicenda del lavoro haendeliano si basa sulle storie bibliche del saggio re Salomone (1° Libro dei Re e 2° Libro delle Cronache, con ulteriori notizie provenienti da Antichità giudaiche dello storico antico Flavio Giuseppe). Si tratta dell’aria finale della Regina di Saba, finale in cui tutti celebrano l’Israele del saggio sovrano Salomone come un’era dell’oro di pace, felicità e prosperità. Da Nulla in mundo pax sincera, mottetto giovanile di Antonio Vivaldi composto per l’Ospedale della Pietà di Venezia ascolteremo l’Alleluja finale, brano prettamente virtuosistico. Il testo si sofferma sulle imperfezioni di un mondo traboccante di male, e chiede a Gesù Cristo la salvezza che egli offre.
Seguirà il coinvolgente e noto brano sacro Repentir di Charles Gounod, compositore posseduto da un forte interesse religioso, tanto che da giovane fu tentato di entrare in un seminario cattolico e passò due anni a studiare teologia. Di Repentir Gounod scrisse sia il testo francese che la musica nel 1893, sei mesi prima di morire, ed uscì postumo in una famosa rivista letteraria francese, La Revue de Paris, con il sottotiolo Scena in forma di preghiera, in occasione della millesima replica del Faust. Il brano fu tradotto in inglese da Phillips, che lo acquistò, assieme ad altri, dalla vedova del compositore.
Tocca poi all’inglese George Dyson, con un elegante O Prince of Peace, tratto dalla terza raccolta di Variations on old Psalm-Tunes, eseguito all’organo. Queste serie di variazioni sono concepite per essere eseguite come voluntaries all’inizio o alla fine dei servizi sacri anglicani, e sono spesso meditative. Dyson iniziò la sua carriera come militare, tanto da scrivere un manuale sull’istruzione e l’organizzazione dei granatieri, e si dedicò poi interamente alla musica, divenendo Direttore del Royal College of Music nel 1937.
Seguirà l’Aria della Pace tratta dalla significativa opera I voti del secolo XVIII del bresciano Ferdinando Bertoni, trascritta per l’occasione dalla partitura manoscritta da Marco Ghiglione. L’opera è allegorica, e vede come personaggi Marte, che fomenta la guerra, il Secolo XVIII, che si dispera per la situazione e per i morti innocenti, e la Pace, che, nell’aria eseguita, arriva sulla Terra e trova un Secolo in una situazione molto deteriorata dal punto di vista bellico, e se ne va disperata a riferire a Giove. Invocata dal popolo, la Pace ritorna, Marte perde il suo istinto guerriero, riprende le armi e giura di usarle a sostegno della difesa della pace. Vale la pena di ricordare che l’opera fu composta nel 1791…
Due suggestivi brani cantati da Palma Baccari chiuderanno il concerto. Il primo è Le ciel a visité la terre ancora di Gounod, un cantico per il post-communio, dedicato ai piccoli seminari di Francia, originariamente previsto per solo (tenore), coro (di fanciulli) all’unisono, pianoforte e harmonium, Il testo è di Anatole de Ségur, amministratore e letterato francese, esponente di un’antica famiglia nobile. Il poeta era fratello di Mons. Gaston de Ségur, confessore del compositore. Il brano fu eseguito il 22 novembre 1868 (un anno dopo della prima di Romeo e Giulietta, opera della quale nel 2017 ricorrerà il centocinquantenario) per la festa di S. Cecilia e destinato ai fanciulli, in un periodo di fede particolarmente viva per il musicista.
Il secondo è Blanche Dourga, tratto dall’opera Lakmé. Ad una novella (Rarahu) di Pierre Loti (il vero Pinkerton della Madama Butterfly di Puccini, ma questa è un’altra storia…) si ispirò Edmond Gondinet per la Lakmé che Léo Delibes, compositore fino allora celebre per le sue operette e per i suoi balletti, pose in musica tra il luglio 1881 e il giugno 1882. L’opera è ambientata in India sotto la dominazione inglese, durante la quale molti induisti vennero obbligati a professare la loro religione in segreto e clandestinità. Gli indù stanno andando a svolgere i loro riti in un tempio dal sommo sacerdote Nilakantha, e Lakmé canta la sua prima aria, una preghiera indiana a Dourga.