“Noi due siamo tutto un mistero, altrimenti non statemo insieme” Amy
Amy Ryan è una giovane studentessa fuori corso di astrofisica, che si mantiene facendo la stuntwoman per il cinema e la televisione. La ragazza vive un’appassionata storia d’amore con il brillante e geniale professore Edward Phoerum, molto più grande di lei. I due sono uniti in una relazione ricca di pathos che dura da ormai ben sei anni, e comunicano giornalmente tramite mail, sms e videochiamate. Nonostante provino un sentimento sincero e travolgente, si frequentano in maniera discontinua, anche perchè l’uomo vive altrove insieme alla sua famiglia, a cui riserva comunque molte attenzioni ed affetto.
Un giorno, dopo che sono già passati diversi mesi dal loro ultimo incontro, il professore sembra scomparire, ma continua comunque ad inviare messaggi e regali ad Amy, che ben presto inizierà a chiedersi cosa stia succedendo, incamminandosi in un percorso che la porterà a capire molte cose su se stessa, e sull’uomo amato.
Giuseppe Tornatore ci parla magistralmente del mistero più grande che da millenni fa interrogare il mondo, quella forza potente in grado di flutturea fra noi rendendoci a volte forti e tavolta pericolosamente deboli, ovvero l’amore.
I protagonisti del film infatti, si ritrovano a vivere un rapporto magico e complice, sentendosi comunque vicini nonostante la distanza fisica che li separa, resi comunque indissolubili da un’intesa mentale che risulta quasi impossibile da spezzare, proprio come gli atomi di cui si occupa Amy, studiosa intelligente che fra un libro e l’altro presta la sua immagine in turbolente scene d’azione, forse spinta da un desiderio oscuro di scomparire, e allo stesso tempo felice di essere ancora viva dopo ogni pericolo scampato.
Uscito nelle sale nel 2016, il nastro appare struggente e significativo anche se dal ritmo lento e poco avvincente, riuscendo comunque a coinvolgere lo spettatore, vista l’originalità della storia e la bellezza del sentimento narrato che sembra essere parte di ogni componente del film, dall’acqua limpida in cui Amy cerca risposte, al cielo che lei osserva col cannocchiale, in cui anche le stelle assumono l’aspetto di simboli volti a rappresentare un’amore ormai lontano ma denso di luce.
Ennio Morricone compone musiche dai toni gentili che accompagnano i due amanti alla scoperta dei loro sogni e verso la consapevolezza di come ogni fenomeno che riguarda la terra non sia permanente, per quanto l’ostinazione possa, a volte, spingere l’uomo a credere di poter fermare il tempo e vincere sulla morte
Olga Kurylenko è bellissima, con lo sguardo pensieroso e la grinta con cui manifesta il proprio interiore senza mai lasciarsi vincere dallo sconforto, ma usando la propria tristezza per scoprire cosa si nasconda dietro ai misteri che si troverà suo malgrado a dover risolvere.
Jeremy Irons si mette con grande stile nei panni di un uomo sopra le righe, così profondamente convinto di aver trovato la donna della sua vita, da volerla amare in eterno, forse conscio di come in realtà, il buio del nulla faccia meno paura, se si pensa di vivere per sempre nella mente di chi ci ha davvero fatto battere il cuore. Il suo personaggio, nonostante appaia quasi sempre dentro allo schermo di un pc, lascia letteralmente il segno, merito anche dell’ottimo doppiaggio del bravo Luca Ward.
Non è una pellicola per tutti, qualcuno potrebbe forse trovarla troppo romantica, la teoria delle stringhe diventa una metafora su cui fantasticare, sognando un cosmo composto da più dimensioni in cui alloggerebbero “doppioni” di noi stessi, magari pronti ad intervenire laddove non vi sia più l’umana possibilità di farlo. Fisica ed emozione si uniscono per dipingere un racconto dove la corrispondenza fra due esseri che si sentono parte l’uno dell’altro, si manifesta in ogni modo possibile, fra le righe di una lettera o attraverso i moti del mare, che avanza verso l’infinito.