Buongiorno, Italia [Il Superstite]

Arona Danilo nuovadi Danilo Arona

 
C’è questo signore, vestito modestamente ma dignitoso e distinto, che gira per Alessandria con uno zainetto al seguito ed entra nei negozi a chiedere una moneta. Lo fa in silenzio, aiutandosi soltanto con lo sguardo e con gli occhi. Da me viene sovente e qualcosa gli allungo sempre perché io sono fortunato e lui no. È magro, alto con la faccia triste. Porta il cappello. Senza dubbio molti di voi lo conosceranno di vista perché è una figura il cui faticoso incedere richiede l’attenzione.

Un giorno di qualche tempo fa Fabiana rompe il ghiaccio e attacca bottone. Così lui svela che è un ex impresario edile che ha fallito, finendo sul lastrico – alla lettera perché ho potuto verificare per caso che vive e forse dorme in macchina – perché il Comune non gli ha pagato certi grossi lavori. Questo lo sostiene lui naturalmente e io non ho il potere di verificarlo. Però, nel mentre entra un cliente che lo riconosce e strabuzza gli occhi vedendolo così. Quando il tipo se ne va con la sua moneta il cliente conferma che in passato l’uomo ha fatto dei lavori per lui con tanto di dipendenti. E sin qui ci siamo.

Ripeto, relata refero. Ma storie del genere sono purtroppo diffuse anche inhomeless modo capillare. E logicamente non solo in Alessandria. Enti locali e stato centrale che non ti pagano mandandoti in rovina e in contemporanea l’Agenzia delle Entrate pretende tasse con mora e interessi, è un mantra sgradevole e ingiusto che negli ultimi arriva da ogni dove. Ancora pochi giorni fa l’ennesimo imprenditore con le lacrime agli occhi veniva ripreso dal telegiornale mattutino di RAI 3 mentre mangiava e dormiva all’interno della sua fabbrica svuotata di personale (dichiarava di avere avuto 12 dipendenti) e raccontava che la sua fine professionale l’aveva provocata lo stato centrale non saldandogli una fattura di decine di migliaia di euro. Ti esponi, arrivano le banche, storia purtroppo vecchia. Questo perlomeno non si è suicidato.

Non voglio ammorbarvi con discorsi che possono slittare sul filo del qualunquismo e dello schieramento politico obbligatorio. Chi mi conosce sa che sono lontano mille miglia. Però qualcosa sul serio non funziona più nel patto tra cittadino e res publica. Mi chiedo che senso possano le inflessibili campagne che un’azienda di riscossione conduce a nome del Comune sulle scritte “saldi” vergate col pennarello quando nella nostra città vagano persone svuotate della loro linfa vitale che lo stesso ente non salda senza dubbio per giustificati motivi “di cassa”. Come cantava Vasco, un senso non ce l’ha.

Qualcosa non funziona più anche sul fronte della comunicazione istituzionale (l’argomento è poi lo stesso) se per trovare un’oasi di verità sullo stato di salute del paese devo rifugiarmi in quell’esemplare mezz’ora di notizie, citata più sopra, che RAI 3 trasmette ogni giorno, tranne il week end, alle 7 del mattino. Sarà che il programma, che si chiama Buongiorno Italia, è una sorta di condivisione redazionale tra le due sedi centrali di Milano e Roma con tutte le altre sedi regionali, fatto sta che la capillarità delle notizie non ha eguali nei notiziari di punta (ore 13 e ore 20) delle altre testate “ammiraglie” della RAI e della Mediaset. E la capillarità regala di giorno un quadro a dir poco allarmante, lontano dalla vacuità propositiva di verbi declinati al futuro in salsa dolciastra, tra i finti ottimismi dell’Italia che ce la fa e lo spread che fa yo-yo.

Di certo in Buongiorno Italia i falliti e i perdenti di cui sopra trovano più volentieri spazio. Come le decine di piccole realtà aziendali che ogni giorno chiudono, delocalizzano, si spengono e via dicendo. Le luci accese di una sola testata e le luci affievolite delle altre è una distorsione la cui origine bisognerebbe indagare.

fo-darioMentre sto pensando come finire questo pezzo che è molto “di pancia” e poco di testa, arriva la notizia della morte di Dario Fo. E allora concludo con un ricordo un po’ sbiadito ma comunque indelebile: Dario Fo dai Pierini una notte degli anni ’70, lì condotto dalle truppe cammellate di Radio Alessandria International. Fu per ovvi motivi una nottata memorabile, l’incontro con Beppe e Pierino e la complicità rumorosa con la clientela variegata del noto ritrovo. Momento leggendario quando l’amico Lorenzo Grattarola (con cui ho condiviso anni di scuola prima alle medie e poi al liceo) si avvicinò a Dario (che non aveva mai incontrato in vita sua di persona) e, rifilandogli una sodale ma comunque tremenda manata su una spalla, lo apostrofò dicendo: «Compagno Dario, com’è la situazione a Milano?». Restando in precario equilibrio sulla sedia a causa della zampata di Enzo, Dario strabuzzò gli occhi per qualche secondo gli occhi non dico in preda al panico ma cercando di mettere a fuoco quel simpatico energumeno che gli si rivolgeva come se avessero frequentato insieme l’asilo e pure le elementari. Ma Fo sui rapporti umani era troppo avanti e, dopo un minimo reset, stette al gioco e rispose all’impegnativa domanda da par suo. Citando strumentalmente Capanna, fantastici quegli anni… E comunque è Alessandria, Jack, non farti troppe domande (altra citazione strumentale ma la dovete indovinare).