Trent’anni fa era davvero tutto meglio di oggi?

 

 

Prendo lo spinto dall’articolo della brava Graziella Zaccone Languzzi, pubblicato il 17/1016 su CorriereAl, intitolato “Se vince il NO al referendum torniamo indietro di trent’anni? Magari”.

L’autrice capovolge, in polemica doverosa, l’affermazione di Renzi (che proprio se le va a cercare, sintomo di un incipeinte delirio di onnipotenza?), per il quale “ Se vince il NO al referendum torniamo indietro di trent’anni”, descrivendo, forse esagerando un poco, i bei tempi andati (la seconda casa della famiglia operaia, proveniva dal’eredità dei genitori, la quale oggi deve venderla perchè non riesce a sopportarne i costi mostruosi, a cominciare dalla tasse a finire coi servizi).

30 anni fa, si viveva molto meglio di oggi, di sicuro. Nel suo ulteriore commento Graziella rincara la dose, denunciando il caos odierno nei servizi pubblici: trasporti, energia, poste, banche, telefonia ecc.

Sono d’accordo sul 1986. Ma non dimentico che nel triennio craxiano, ancor più di prima, tutta l’Italia visse ben al di sopra dei propri mezzi; anche le famiglie, prese da un’euforia collettiva, si riempivano di debiti. Così il deficit, grazie anche ai governi democristiani precedenti di Andreotti, Forlani, De Mita ecc. superò il PIL. Se succede in un’azienda privata, è bancarotta. Poche voci si levarono inascoltate ad ammonire che il bengodi di una generazione avrebbe colpito inesorabilmente quelle successive. Quando il deficit raggiunge livelli stratosferici, cresce da sé, non lo fermi più. Oggi paghiamo alle banche interessi di 150/200 miliardi di euro l’anno, che potrebbero essere spesi per i cittadini, che li pagano con le imposte dirette e indirette.

Un solo esempio, dal settore che conosco.

All’epoca ogni paese doveva avere, per ragioni di prestigio o elettorali, la sua scuola elementare o anche la scuola media; ne furono costruite o adattate migliaia, che dopo poco furono svendute o andarono in malora per il calo anagrafico.

A Mandrogne nel 1984-85 la scuola media di tre classettine constava di un numero di personale, docente e non, superiore a quello degli alunni; fortunatamente eravamo ospitati nell’edificio della scuola elementare, con bidelli diversi in perenne litigio, per decidere se il bambino che aveva sporcato fosse delle elementari o delle medie. C’era la Preside, la Segretaria, e un corso serale per adulti (le 150 ore). Le segretarie italiane protestarono spudoratamente per l’aumento del carico di lavoro. I sindacati, al solito miopi e ottusi quando si tratta di assumere personale, ottennero un impiegato in più, il quale doveva protocollare 20 domande di iscrizione a ottobre e a giugno i diplomi, peraltro redatti dai docenti.
Lo faccio io, gratis, dissi alla Preside.
Non si può: avrei delle grane serie (lo sapevate che l’insegnante è obbligato ad adottare il libro di testo, anche se non lo usa?). Un pulmino che trasportasse gli alunni a Castelceriolo o a Spinetta, sarebbe stato vissuto come un disonore, per un paese che pativa già una fama negativa. Secondo i dati elaborati dalla Provincia, la più alta percentuale di analfabeti o analfabeti di ritorno all’epoca abitava a Ticineto, Castellazzo, e appunto Mandrogne. Posso garantire di persona, perché ho insegnato alle scuole medie di quei paesi.

Moltiplicate Mandrogne per alcune migliaia di comuni,non necessariamente dell’alta Val Borbera innevata, e pensate al costo. Anche per questo motivo, oggi abbiamo le scuole comprensive unite in verticale (materna elementare media) o in orizzontale (più istituti insieme). Il Dirigente Scolastico (e la Segreteria) deve gestire fino a migliaia di studenti e a centinaia di docenti; passa la mattina in auto da una scuola all’altra. Dopo un lustro, anche a causa della gitandola delle nomine, supplenti, trasferimenti. passaggi, non è ancora riuscito a conoscere tutti i propri insegnanti, e deve premiare i meritevoli: la Buona Scuola di Renzi.

Ecco, io rimpiango Quintino Sella, Luigi Einaudi, persino Mario Monti. Pochi hanno provato a ridurre il deficit, e si sono trovati davanti un muro di gomma invalicabile. Neanche la riduzione del 5% delle pensioni d’oro abbiamo ottenuto.

Elvio Bombonato – Alessandria