Vendemmia 2016: si tirano le somme, e i conti tornano! [Il gusto del territorio]

vendemmia-4di Eleonora Scafaro

 

 

La vendemmia, in provincia di Alessandria, è quasi terminata e si iniziano a tirare le somme.

Le piogge dell’ultimo periodo che hanno contrastato la siccità, hanno dato una buona raccolta, buona qualità e una produzione “quantitativamente nella media” secondo Gian Piero Ameglio, presidente provinciale Cia (Confederazione italiana agricoltori) Alessandria.

Per il Tortonese, l’annata è superiore rispetto al 2015, con grappoli sani e prodotto di buona struttura e gradazione. Il mercato e i prezzi sono stabili o tendenti al ribasso.
Il prodotto di maggiore investimento rimane il Timorasso e sta, inoltre, nascendo un gemellaggio con Barolo.
Alcune cantine, infatti, stanno acquistando terreni nella zona di Monleale dove coltivare uve di Timorasso, “il giusto bianco da vendere insieme al Barolo”.

Nella zona di Casale Monferrato, invece, la produzione supera di gran lunga vendemmia-1quella dell’anno scorso: un +30% con una buona qualità e gradazione.

Posticipo di vendemmia di una decina di giorni rispetto al 2015 nell’Acquese, dove la campagna di raccolta presenta buona qualità. La gradazione è alta per la siccità prolungata, mentre i temporali delle ultime settimane hanno permesse di raccogliere una buona quantità di grappoli.

In alcuni territori con piante giovani, però, i vigneti hanno sofferto la siccità producendo minori quantitativi ma, il caldo giornaliero e il fresco della notte, hanno contribuito ad avere ottimi vini e un aumento delle proprietà organolettiche.

I territori del Gavi e di Ovada, patria del Dolcetto, hanno registrato anch’essi un’annata positiva.
Proprio queste due zone sono state meta, venerdì scorso, di una gita organizzata dalla Cia di Alessandria per scoprire differenze aziendali e obiettivi comuni della ‘Tenuta San Pietro’, ‘La Ghibellina’, ‘Cascina Boccaccio’ e ‘Ca Bensi’ e per conoscere le realtà vitivinicole.

Come si muovono i territori per valorizzare il vino? Le zone sono vicine ma profondamente diverse.

vendemmia-2Il Gaviese esporta l’80% del vino, il resto è per il mercato locale, nell’Ovadese, invece, il Dolcetto viene venduto poco all’estero, la produzione è prevalentemente locale: circa 60 mila bottiglie l’anno, contro le circa 280 mila del Gavi.

Si rileva, comunque, che entrambi i territori soffrono per la parcellizzazione e frammentazione delle aziende che contrasta con l’obiettivo di produzione di grandi numeri.

La difficoltà di mettersi insieme e fare rete dei produttori ostacola anche l’obiettivo di proporsi sul mercato con una immagine forte.
Il Gavi, all’estero, va molto forte, anche se il bianco più venduto rimane comunque il Prosecco.

Il Dolcetto è poco conosciuto ed è notizia di poche settimane fa della nascita della denominazione Ovada. Nasce, dunque, un marchio che dà una identità anche se le aziende che hanno creduto nel progetto sono state pochissime.

Il territorio continua a non credere nei propri prodotti, tutte le aziende – Tenuta San vendemmia-3Pietro’, ‘La Ghibellina’, ‘Cascina Boccaccio’ e ‘Ca Bensi – ritengono il mercato “troppo difficile e poco preparato. Anche i ristoratori della provincia non aiutano”. La maggior parte della produzione di Tenuta San Pietro e La Ghibellina, va nei ristoranti degli Stati Uniti, Canada, Giappone, Sud Africa, europa, ed Australia.

“Non riusciamo a valorizzare il nostro prodotto nel mercato locale, c’è poca conoscenza e le aziende capaci di presentarsi con una immagine forte e ‘svecchiata’ sono poche. Il territorio del Gavi ha addirittura due consorzi di promozione. Nell’Ovadese qualcosa si muove grazie anche alla nascita dell’Ovada dog, ma c’è sempre la mancanza di la cultura da parte dei ristoratori che non sono nemmeno interessati a provare il nostro vino”.