In questi quattro anni e mezzo di consiliatura ci siamo così abituati a considerarlo ‘l’oppositore’ per autonomàsia della giunta Rossa, che basta non vederlo sulla scena mediatica per una decina di giorni per chiedersi ‘dov’è Locci?’. Così siamo andati a cercarlo, e gli abbiamo proposto un caffè ‘lungo’, nel dehor di un bar cittadino, anche per goderci l’ultimo sole d’autunno. Ma soprattutto per scoprire ‘cosa bolle in pentola’, e come il presidente della commissione Controllo di Gestione di Palazzo intende percorrere l’ultimo semestre che ci divide dalle prossime elezioni comunali: con la spada sguainata, e all’attacco, così come ci ha abituati, o intento a tessere alleanze e predisporre il programma elettorale? Diamo per scontato ovviamente che la primavera 2017 vedrà Emanuele Locci impegnato in prima linea sul fronte elettorale: ma sarà candidato sindaco, oppure ‘attaccante di razza’, ma al servizio di un progetto politico più ampio? E con quali obiettivi e priorità? Proviamo a scoprirlo.
Consigliere Locci, partiamo dalla sua ultima battaglia, ossia la nomina di un commissario ad acta a Palazzo Rosso, dati i ritardi nell’individuare i soggetti ritenuti responsabili dei debiti esclusi dalla liquidazione nell’ambito del piano di estinzione delle passività pregresse del Comune di Alessandria. Una questione meramente tecnica? Ma soprattutto: le hanno risposto?
Questione certamente tecnica, come super tecnicistiche, fino all’arrampicata sui muri, sono state le risposte affidate a qualche dirigente. Ma oltre la tecnica c’è la sostanza: ossia i cittadini, e non solo il Ministero, avrebbero diritto di sapere di chi sono le responsabilità dei 117 milioni di euro di debiti esclusi dalla liquidazione dell’Osl, e in particolare dei 7,6 milioni di debiti fuori bilancio. Ma del resto la trasparenza non mi pare sia stata o sia una peculiarità di questa amministrazione. Dopo due anni di mia costante pressione, sono stati infine costretti a pubblicare, su una pagina un po’ nascosta del sito dell’ente, l’elenco di una parte delle spese relative al Pisu: e parliamo di 12 milioni di euro complessivi.
Ora però sarebbe utile che dirigenti e funzionari preposti acconsentissero anche ad essere auditi dalla commissione che presiede, per spiegare e commentare diversi di questi documenti, che necessitano di qualche chiarimento. Per ora non sono ancora riuscito ad incontrarli, e non per scelta mia. Ma non dispero.
Insomma abbiamo capito, non smette di incalzare la giunta Rossa, e lo staff dirigenziale: vuole rendersi simpatico fino alla fine. Ma per proporre cosa di diverso agli alessandrini, fra sei mesi?
Ne faccio una questione di metodo, prima che di contenuti, e di candidati. Mi spiego: quando si parla di partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, ma ancora prima alla messa a punti di programmi e obiettivi, significa coinvolgimento vero, e gli strumenti per farlo esistono, eccome. E attenzione: non penso ai ‘mi piace’ sui post di facebook, o alle invettive sui social, modello 5 Stelle. Pur apprezzando, e utilizzando molto anche in prima persona le nuove tecnologie, penso ad un coinvolgimento delle persone anche in carne ed ossa, ad occasioni di incontro e confronto con la gente, che il centro destra deve assolutamente organizzare. Muovendoci sul territorio, quartiere per quartiere. Del resto, proprio la partecipazione dal basso, muovendo dalle circoscrizioni o meglio ancora dai quartieri e dai paesi, doveva essere uno dei cavalli di battaglia della giunta Rossa, se non sbaglio. Peccato che, alla prova dei fatti, siano state le opposizioni a premere per procedere, e la maggioranza a lasciare che tutto il percorso finisse nelle sabbie mobili. Nulla di fatto.
Ci dica tre priorità concrete che dovranno per forza far parte del programma di ‘governo cittadino’ che lei sosterrà…
(riflette, ndr) Sicurezza, commercio, viabilità, o meglio piani di mobilità. Per sicurezza intendo sia la security (quindi tutte le politiche per garantire l’incolumità dei cittadini rispetto a furti, aggressioni e così via), sia la safety, ossia la sicurezza di tipo ambientale, diciamo così. Oggi paradossalmente girare per la città, o per i sobborghi, è più pericoloso che mai, per la condizione di abbandono in cui versano strade, alberi, strutture edilizie comunali, a partire dai cimiteri. Si moltiplicano i casi di infortuni, soprattutto per gli anziani, e di danni alle auto, causate dall’incapacità dei responsabili comunali di garantire condizioni di circolazione adeguate, e anche di decoro urbano.
Sul commercio, e sui rapporti con le associazioni del settore da parte dell’attuale amministrazione, si è dibattuto parecchio, di recente. Lei cosa ne pensa?
Mi pare che di commercio si parli molto, soprattutto quando è in crisi, come oggi. Ma che al contempo si faccia poco, pochissimo per aiutarlo davvero. A meno che per aiuto al commercio non si intenda la moltiplicazione di supermercati nel giro di poche centinaia di metri, come è accaduto nell’area di Panorama, e come potrebbe avvenire presto altrove, agli Orti ad esempio…
Però la risposta in questi casi è: se le richieste sono in regola, il comune non può opporsi. Senza contare che, in epoca di crisi edilizia, la grande distribuzione garantisce al comune introiti freschi, liquidità…
Ne siamo sicuri? Se si vanno ad analizzare i singoli progetti, si vede che spesso gli oneri di urbanizzazione sono pagati in natura, ovvero attraverso la realizzazione di rotonde o raccordi necessari solo in funzione delle nuove aperture stesse. Quindi è un cane che si morde la coda. L’altro tema utilizzato di solito è: si crea nuova occupazione. Sì, peccato, che se ne perda almeno altrettanta, e di qualità superiore, nel commercio tradizionale, con correlato abbandono del centro. Senza contare che la metà di questi supermercati chiuderanno nel giro di pochi anni, come fisiologico che sia in quel settore: spazzando via posti di lavoro quindi temporanei, e al tempo stesso lasciandoci in eredità cattedrali nel deserto.
Per rivitalizzare il commercio in centro è vitale ripensare il sistema del trasporto pubblico?
Certamente sì: e che questa giunta, in più di quattro anni di attività, non sia riuscita a lavorare ad un adeguato piano di mobilità (che significa parcheggi, mezzi pubblici innovativi, centro storico come outlet naturale, come si dice ora) la dice lunga. Ci sono città delle dimensioni di Alessandria completamente chiuse alle auto, e con un centro vivace, dal punto di vista commerciale. Ma sono progetti che necessitano di idee chiare, e che vanno realizzati a partire dal primo anno di mandato: non vagheggiati negli ultimi sei mesi, ben sapendo che non ne se ne farà nulla. Ricordo peraltro che ad Alessandria non esiste solo il centro, ma aree periferiche densamente popolate, come il Cristo, che vengono sistematicamente ignorate, e meritano invece di stare al centro di progetti innovativi.
A proposito di innovazione delle periferie, consigliere Locci: lei non ha partecipato, neppure per polemizzare, ad dibattito sul bando europeo per la riqualificazione dell’area fra Alessandria e Spinetta Marengo, a partire da una pista ciclabile dai costi plurimilionari. Come mai?
Posso dire che questo modus operandi non mi appassiona? Trovo abbastanza ridicolo limitarsi a prendere atto, ogni tanto, del fatto che esistono bandi regionali, nazionali o europei da milioni di euro, e cercare di intercettare quelle risorse con progetti ‘strampalati’, tanto per far vedere che si fa qualcosa, e nella migliore delle ipotesi far lavorare amici, e amici degli amici. Perché è questo ciò a cui le amministrazioni di centro sinistra ci hanno abituati, lo sappiamo tutti benissimo.
Lei invece cosa farebbe?
L’esatto contrario, mi pare ovvio. Ossia bisogna aver chiaro quali sono le esigenze concrete e reali di Alessandria: cosa e come la si vuole trasformare. A quel punto, attraverso un pool di professionalità competenti che già esistono all’interno dell’ente, e che nel caso si possono anche integrare o acquisire dall’esterno, si va ad esplorare tutto ciò che esiste, in Italia e in Europa, a livello di risorse pubbliche ma anche private disponibili. Ma partendo dall’Alessandria che vogliamo: non costruendo qui e là ‘pezzi’ di progetti a casaccio, perché forse da qualche parte ci daranno dei soldi per realizzarli.
Parliamo di Amag, consigliere: la multiutility la convince?
Tutto dipende da come il progetto sarà sviluppato: la multiutility in sé può avere un senso. Ma se è stata costruito con l’intento di lasciare indietro debiti e zavorre, per poi vendere il pacchetto risanato a qualche gruppo amico, poco importa se a controllo pubblico o privato, dico assolutamente no. La multiutility deve prima di tutto rimanere a controllo pubblico, e alessandrino. E servire a fornire agli alessandrini e al territorio servizi di qualità, a prezzi competitivi. E, in caso di accordi con altre realtà, massima attenzione agli accordi parasociali: spesso è lì che si nasconde il diavolo, in dettagli magari poco visibili, ma sostanziali.
E il teleriscaldamento?
Per carità: progetto assolutamente senza senso, e autolesionista per il Gruppo Amag, che peraltro con la sua partnership ha reso possibile la partecipazione e la vittoria del bando di gara ad Egea, facendo concorrenza a se stesso. Il teleriscaldamento ha senso, rispetto al gas, in un solo caso: la presenza sul territorio di una centrale di calore, naturale o industriale. Se per produrre il calore devi realizzare una centrale a gas, siamo al ridicolo.
Chiudiamo con qualche indiscrezione pre-elettorale Locci: quali sono davvero le sue intenzioni?
Non ci sono misteri, per quanto mi riguarda. Ho già detto chiaramente, e lo ribadisco, che auspico per il centro destra un candidato unitario, e vincente. E che se il candidato dovesse essere Antonio Maconi sarei disponibile a far parte della squadra, mettendo a disposizione l’esperienza maturata in questi anni, le competenze, e mi auguro anche un certo consenso personale, che comunque dipenderà dagli elettori. Peraltro con Antonio condivido, mi pare, l’analisi politica, ossia la convinzione che oggi ad Alessandria, per ripartire davvero, occorra un’ampia alleanza di tipo civico anche trasversale, capace di confrontarsi sui progetti, abbattendo steccati.
Questo lo diciamo da tempo, consigliere. Ma lei sa benissimo che, man mano che ci si avvicina all’ora X, gli steccati si alzano anziché abbassarsi, e ognuno riscopre la propria identità, e pone veti. In più Maconi non ha al momento scoperto del tutto le sue carte, né sciolto le riserve. Anche dopo il secondo confronto con i partiti di centro destra non si capisce, insomma, se sarà davvero lui il candidato sindaco. Se così non fosse?
In quel caso, francamente, farei un passo avanti. Nel senso che mi pare che il mio percorso politico, e l’esperienza maturata, mi consentano di candidarmi senza remore, ovviamente confrontandomi sia coi partiti che con la società civile. Le dirò di più: in quel caso mi piacerebbe che fossero gli alessandrini, attraverso un sondaggio serio o primarie organizzate con trasparenza, a pronunciarsi, e a scegliere il loro candidato: ovviamente fra coloro che riterranno di proporsi. Non mi si parli, invece, di candidati che escono esclusivamente dall’accordo tra due o tre segretari di partito: non è più quel tempo. Non ci sto, e soprattutto non ci starebbero gli elettori”.
Ettore Grassano